sabato 10 marzo 2012

una storia già vista

Una storia già vista

Quest'opera si deve fare.
Perché? Perché di si! Perché si è deciso così venti anni fa.
Ogni volta che sono state avanzate delle critiche, si è risposto che l'opera si deve fare per il progresso, per i giovani, per il lavoro, per restare collegati al resto dell'Europa.
Tutte affermazioni non dimostrate e quasi sempre smentite dalla realtà dei fatti.
Hanno parlato gli esperti… e chi sono i valligiani e i giovani che li sostengono, per mettere in dubbio la parola degli esperti?
Il mondo è cambiato completamente; le previsioni si sono rivelate completamente sbagliate.
Non importa: l'opera si deve fare perché si deve fare. Punto. Chi non è d'accordo forse è un simpatizzante o un fiancheggiatore dei terroristi.
È una storia già vista.
2400 anni fa Sofocle racconta la storia di Antigone. Poche battute:
“... tu vuoi l’impossibile”, dice Ismene alla coraggiosa Antigone determinata a seppellire con pietà il fratello morto.
“Tu sei il re... se tu ritieni opportuno agire così, tu hai il potere di emanare qualunque legge che riguardi i vivi o i morti... “, dice il coro degli anziani al sacrilego Creonte, invece di invitarlo ad agire con saggezza.
“è veramente terribile quando il giudizio del giudice è un pregiudizio”, commenta silenziosamente la povera guardia il cui unica possibilità è quella di obbedire.
“Non c'è male peggiore dell'anarchia. È l’anarchia che manda in rovina le città. Bisogna ubbidire a quello che le autorità comandano e non… lasciarsi guidare da una donna!”, urla Creonte furioso.
“Quello che tu hai imposto con la forza non è lecito, né a te né a nessuno. Tra poco nella tua casa si sentiranno pianti e lamenti”, ammonisce Tiresia… ma gli ordini scellerati di Creonte vengono eseguiti, e come succede sempre in questi casi, innescano lutti e tragedia.
“Molte sono le cose tremende... ma la più tremenda di tutte è l'uomo!”, commentano ora gli anziani.
Creonte è distrutto dal terrore e dalla disperazione; si sente sprofondare nel male che lui stesso ha causato; arriva addirittura a chiedere che qualcuno lo liberi da quella disperazione uccidendolo.
Siamo alle riflessioni finali: “… il più grande tra tutti i mali che possono capitare agli uomini... è il non voler ragionare... Creonte, dovevi sapere che il primo fondamento della felicità è la ragione… insieme al rispetto degli dei e della religione… i discorsi degli arroganti, pieni di superbia, vengono ripagati dai duri colpi del destino… e insegnano ad essere ragionevoli”.
Qualcuno potrà commentare che queste sono storie antiche. Non è vero.
Quindici anni fa, Marco Paolini, rievocava la storia della diga del Vajont. Una tragedia greca… ma successa solo cinquant'anni fa.
La diga del Vajont: un’opera che si doveva fare.
Perché? Perché di si! Perché i politici e i tecnici avevano deciso così anni prima, e ogni volta che erano state avanzate delle critiche si era risposto che l'opera si doveva fare per il progresso, per i giovani, per il lavoro, per l’energia. E la gente della valle che vi si opponeva civilmente, con i pochi mezzi messi a disposizione dalla “democrazia” e dalla legge, fu schiacciata dal potere.
Erano solo contadini ignoranti che volevano fermare il progresso.
La diga doveva andare avanti, contro i contadini, contro la natura, contro ogni evidenza, contro ogni opposizione… il potere aveva il consenso dei tecnici consenzienti. Gli altri non contavano!
Sappiamo com'è andata a finire.
Quante umiliazioni dovremo subire, quanti insulti dovremo sopportare, quanto dovremo pagare, quanti morti dovremo piangere prima che tecnici, politici e arbitri finalmente capiscano e si plachino!
Andassero un po' di più a teatro, questi signori, invece di continuare a tagliare i fondi per la cultura, invece di contemplare compiaciuti sempre e solo il proprio ombelico televisivo… andassero un po’ di più a teatro, e forse potrebbero capire qualcosa e prendere decisioni meno folli.