Pinocchio
nel cuore del Cairoli
Come eravamo
Presentazione
( CAN CAN interrotto
dall’arrivo di Padre Ubu seguito da Madre Ubu
tutti gli altri entrano a gruppi e si siedono)
Padre Ubu. Eccomi qua! È arrivato
Padre Ubu!
Madre Ubu. Ma sei pazzo! Hai interrotto
il balletto! Adesso lo senti Fusani!
Padre U. Io di Fusani me ne sbatto!
A me mi piacciono le ballerine e del balletto non me ne frega un accidente! Venite
qua, gallinelle… venite qua dal Padre Ubu… Ché ci penso io a farvi divertire un
po’!
(Padre U cerca di mettere le mani
addosso alle ballerine che scappano urlando)
Madre U. Lasciale stare, bastardo!
Padre U. Lasciami stare tu, brutta
cicciona!
Madre U. Brutto e ciccione ci sarai
tu, porco!
Padre U. Tuuuu! Tu sei… brutta,
cicciona, puzzona e rompiballe... tu sei sempre in mezzo a scassare l’anima!
Madre U. Ma se tu l’anima non ce l’hai neanche…
palla di fango!
Padre U. Attenta a come parli, donna! Levati di
mezzo e tornatene a casa!
Madre U. Ti piacerebbe eh! Che me ne stessi a
casa… e ti lasciassi andare in giro, a fare i tuoi comodi…
Padre U. Donna! Ti avviso! O te ne torni subito
a casa, o chiamo Spazzatura … e ti faccio strappare il cervello!
Madre U. Non mi fai paura! E a casa non ci vado!
Sto qui! E sto qui sopra la tua spalla come un pappagallo
Padre U. Vattene via brutta bestiaccia!
Madre U. Sto sopra la tua spalla e ti cavo gli
occhi... a morsi
Padre U. Adesso mi incazzo eh! Spazzatura!
(CORO canta Battaglia di Magenta)
(entrano marciando sgangherati con una decina di
guardie)
Miei prodi! Prendetela! Legatela! E strappatele
il cervello!
Soldati. Avanti, all’attacco Padre U. Ma è mai possibile? Ma io come
faccio a fare il tiranno pazzo e sanguinario con questa banda di deficienti?
All’attacco! Andate all’attacco! Per la
miseria!
Soldati. (avanzano saltellando come un plotone di marines.
La madre li prende a borsettate e li mette in
fuga)
All’attacco noi andiam / le borsate ci prendiam
Le borsate ci prendiam / e di corsa poi
scappiam…
Padre U.
Spazzatura, soldati, dove andate! Che banda di cialtroni! Ma come faccio
io a fare il colpo di stato e a diventare re di Polonia! Cosa devo fare!? Devo
ammazzarlo io, con le mie mani, al re Venceslao!?
Madre U. Se tu avessi un po’ di fegato, lo
avresti già fatto, padre Ubu… ma tu sei un cacasotto… tu vorresti ammazzarlo
senza sporcarti le mani…
Padre U. Certo! A me il sangue mi fa schifo.
Madre U. Nooo! La verità è che ti faresti
scoprire subito… dovresti apparire innocente come il fiore di campo… ma essere
come la serpe che si nasconde sotto la pietra…
Padre U. Ma come parli madre Ubu!
Madre U. Fossi io uomo, direi alle stelle… “Stelle
,nascondete i vostri fuochi! non permettete alla luce di illuminare i miei
oscuri e desideri”
Padre U. Ehi, lady
MacBeth dei poveri… lo sai come va a finire poi questa storia? “Tutto l'oceano
del grande Nettuno potrà forse lavare questo sangue dalla mia mano? No,
piuttosto, questa mia mano tingerà di rosso i mari immensi!” … e poi diventi
pazza!
(entra Pinocchio dal fondo sala)
Pinocchio. Scusate!? Scusate un momento? Non ho
capito…
Sulla locandina che c’è qui fuori dal teatro,…
c’è scritto che questa sera si recita “Pinocchio nel Cuore del Cairoli”… cioè… non
ho capito…
Cotica. Ragazzi… guardate… ma quello è Pinocchio
Spazzatura. Il nostro fratello Pinocchio…
Tutti. Pinocchio! È lui! Pinocchio!
(Entrano le fatine. cantano Carissimo Pinocchio, le guardie di
Ubu danzano il valzer)
Fatina cattiva. Pinocchio! Ancora una volta,
invece di andare a scuola sei venuto al teatro!
Pinocchio. Veramente sono le nove e mezza di
sera! E a quest’ora la scuola è chiusa…
*Guarda in sala*… ci sono seduti tutti i prof…
laggiù in quel palco c’è anche la preside…
Fat c. Ma non hai ancora capito? Sono più di
cento anni, che invece di andare a scuola ti vendi l’abbecedario che il tuo
povero babbo ti ha comprato con tanti sacrifici… e vieni a teatro… e ogni volta
ti infili in una serie infinita di sciagure…
Pin. Appunto… proprio di questo bisognerebbe
parlare…
Io vado a teatro e mi succede di tutto…prima tu
muori, poi il gatto e la volpe mi derubano e poi mi mettono a fare il cane da
guardia… e poi mi ammalo e non voglio prendere la medicina e sto per morire, ma
non muoio e allora mi mangia il pescecane…
cavoli, se mi mettevo al volante di una BMW ubriaco, cosa succedeva? Che
scoppiava la terza guerra mondiale? Io questa sera sono venuto qui per
rivendicare il diritto dei ragazzi ad andare a teatro, a vedere qualcosa di
bello… non sempre Shakespeare, Goldoni e Pirandello… e ci sono certe
professoresse portano anche gli studenti a vedere l’Alfieri… Vittorio Alfieri!
Fatina B. Ma no Pinocchio non dire così… sai
perché siamo qui?
Pin. Sentiamo…
Fat B. L’anno scorso era appena morto Ronconi e allora
il prof ha voluto fare l’Orlando Furioso per rendergli omaggio…
Pin. E cosa c’entra?…
Fat B. Benedetto ragazzo quest’anno il prof ha
voluto fare un omaggio a Carmelo Bene, e siccome uno degli spettacoli più
importanti di Carmelo Bene è stato proprio Pinocchio, bene, quest’anno facciamo
proprio Pinocchio.
Pin. Okkei. Va bene, lo so… però, quando Carmelo
Bene faceva entrare Pinocchio in teatro… invece di trovare Arlecchino,
Pulcinella e Colombina, come dice il libro… trovava la piccola vedetta lombarda
e gli altri personaggi del libro Cuore…
non quel pagliaccio lì che fa finta di essere MacBeth…
Padre U. Ohi, giovane… piano con le parole…
pagliaccio ci sarai tu… burattino! Io sono padre Ubu, e lei è mia moglie… madre
Ubu…
Madre U. … noi siamo stati i Re di Polonia…
Padre U. Io ho cominciato che ero un semplice
capitano dei dragoni… poi grazie al mio eroismo sono diventato re di Aragona…
Madre U. … e grazie al tradimento e
all’assassinio, ogni sera da più di 100 anni sali sul trono dell’aquila rossa…
di Polonia!
Padre U. Hai capito… marionetta!
Pin. Si, ma non ho capito… quello che voglio
sapere è cosa ci fai qui tu… dov’è la piccola vedetta lombarda… e il giovane patriota
padovano… e il piccolo scrivano fiorentino…
Fat B. Su non litigate… Prima di tutto Pinocchio
non è né una marionetta… perché non ha i fili che lo muovono…
Fat C. Né un burattino… perché non ha il vestito
di sacco dove il burattinaio infila la mano per dargli vita…
Pin. Ecco!
Fat B. E anche tu, però, Pinocchio, devi
rispettare Padre Ubu… primo perché anche lui, come i ragazzi di Cuore, ha la
tua età… è nato come voi alla fine dell’800… dalla fantasia di un ragazzo che
aveva scritto uno spettacolo per prendere in giro il suo prof di fisica…
Pin. Ma che assurdità… prendere in giro il prof
di fisica…
Fat B. … e quando è nato era anche lui una
marionetta…
Padre U. Poi quando i surrealisti francesi mi
hanno conosciuto… hanno fatto di me il fondatore e maestro assoluto della vera scienza
del ventesimo secolo… la patafisica
Fata c: ma cos’è? La fisica della patata?
Madre U: ma nooo… la scienza delle soluzioni
impossibili… altro che la relatività di quel tedesco!
Fat B. E quindi caro Pinocchio… vedi che anche
lui ha tutto il diritto del mondo di stare su questo palco!?
Pin. E va bene… ma io voglio sapere… dove sono i
miei amici!?
Fat B. C’è una sola persona che ci può portare
dai tuoi amici…
Fat C. … lo dice la parola stessa… amici- de
amicis…
Pin. Il signor De Amicis?
Fat B e C. In persona! (entra De Sade)
De Sade. Calma calma calma un momento… eccomi
qua… sono io Edmondo de Amicis… ma a questo punto… bisogna svelare un segreto…
Io… io Edmondo de Amicis… celebrato autore del
famosissimo libro Cuore…
in realtà… in realtà… sono la reincarnazione del
marchese De Sade…
Pin. Ma come? Quello del sadismo?
Padre e madre U. Quello dei sadici!?
De S. Esattamente… permettete che io mi
presenti… io sono il conte Donatien-Alphonse-François de Sade, meglio
conosciuto come “il Marchese de Sade”… ma io preferisco essere chiamato molto
più semplicemente… “il Divino marchese”
Fat B. Ma come?...
Fat C. E’ un po’ come 50 sfumature di grigio…
solo… come dire… più tosto… un bel po’… tosto
(Anastasia
canta Ellie
Goulding - Love Me Like You Do – con balletto)
De S. Ciao piccola ingenua… non arrossire… vedi…
non ti sei mai chiesta da dove venissero tutte le sevizie che vengono inflitte
ai piccoli protagonisti dei racconti che hanno riempito di incubi l’infanzia di
milioni e milioni di italiani???
Fat B. No… francamente non ci ho mai pensato…
Fat C. Eh, beh certo, pensare? E che cosa sarà
mai?
De S. Stupidina… ero io… è stata la mia mente
perversa a generare tutti quei bambini sparati, ammazzati, mutilati, ammalati…
ah! Che gioia… che emozioni… ma tu non puoi capire queste raffinatezze… tu sei
una donnetta troppo banale…
Pin. Bastardo! Cosa hai fatto dei miei amici…
Padre U. Avanti… portaci subito da loro…
altrimenti ti faccio arrestare dalle mie guardie e ti faccio rinchiudere alla
Bastiglia… pervertito… assassino!
De S. Senti chi parla… comunque va bene… non c’è
problema… andiamo!
DAGLI APENNINI ALLE ANDE
De Sade: Bene, bene,
bene… carissimi amici siamo qui, a Genova,
nella casa della nostra prima vittima. Come potete vedere abbiamo il
padre, operaio, sfigatissimo, incapace perfino di provvedere alla sua famiglia.
Frus. Anzi, con la
scusa di incidenti e malattie, è stato capace soltanto di accumulare debiti su
debiti, al punto che quella povera donna di sua moglie è stata costretta a
emigrare verso le lontane Americhe per andare a fare la serva in qualche casa
di ricchi signori e cercare di guadagnare qualcosa da mandare a casa. (entra tutta la famiglia)
Ten. Qui potete vedere
i due figli… il piccolo 13 anni si chiama Marco.
Frus. Per quanto
riguarda l’altro, il grande, quello di 21 anni… la famiglia è così povera che
lui… non ha nemmeno un nome…
Pin. Anche il mio babbo
è un povero incapace e sfigatissimo… pensate che a me mi ha costruito per farmi
ballare sulla pubblica piazza e poter chiedere l’elemosina! Anch’io voglio
andare nelle lontane Americhe… laggiù i soldi si trovano per la strada… io mi
chinerò a raccoglierli e diventerò ricchissimo… e quando sarò ricchissimo tutti
mi acclameranno e mi voteranno, e io diventerò presidente degli stati uniti e
mi farò chiamare Donald Trump…
DS. Ma no! sta partendo
per il sud America… non per gli Stati uniti
Ubu. Sudamerica?
Sudamerica… (si concentra) …ma non è
quel posto dove ci sono tutti quei dittatori assassini… ma-sì… è dove c’era il
mio amico Juan Domingo Peron… quello che con la moglie ha inventato il
populismo… e così ha fregato quei fessi ignoranti degli argentini…
DS. Esattamente!
(Giuditta
“Don’t cry for me Argentina) (comparse: lavoratori, operai e tanghéri)
Ubu. Ma non c’era solo
Peron! C’era anche quell’altro… quell’assassino… quel torturatore… come si
chiamava…
DS. Sta parlando di
Pinochet… o di Videla…
Ubu. Giusto! Ecco come
si chiamavano… lei li ha conosciuti?
DS. Certo che li ho
conosciuti… Sono stati miei allievi… erano tra i migliori…
Ubu. Per me quelli sono
e saranno sempre dei modelli insuperabili…
Madre U: certo che sono
insuperabili per te… puzzone! Tu quando devi ammazzare qualcuno, se non ci sono
io a istigarti… te la fai sotto…
DS. Eccola di nuovo…
che fastidio mi danno, queste liti famigliari!…
Madre. Eccomi qua,
misera e disperata, costretta ad abbandonare quell’incapace di mio marito e le
mie innocenti creature per andare a guadagnare il pane dall’altra parte
dell’oceano. Spero tanto di arricchirmi…
anch’io sono un po’
scema, se penso di arricchirmi facendo la serva… insomma… spero comunque di guadagnare
abbastanza da poter mandare a casa almeno il denaro sufficiente per uscire da
questo schifo di miseria nera.
D S: Poveretta, si
illude… ma non si immagina nemmeno quante e quali sciagure abbiamo già
preparato per lei, vero Frustina,
FR. Vero
DS. Vero Tenaglia?
Ten. Verissimo!
I figli: Mamma, mamma!
Non ci abbandonare… non ci lasciare qui da soli… portaci con te… Anche noi vogliamo venire nelle lontane
Americhe!
DS. Assolutamente no!
voi dovete restare qui e anche voi dovrete sopportare tutte le pene che noi… e
il destino… vi infliggeremo… Frustina!
Tenaglia! (frustano i figli e si rivolgono
alla madre)
Frs. Lei se ne vada…
Ten. … e voi…
Lasciatela andare. Lei va da sola!
DS: (rivolto al pubblico) Per i primi tempi le
cose andarono bene: la mamma lavorava, e ogni tre mesi mandava a casa quello
che riusciva a mettere da parte dei suoi miseri guadagni.
F buona. Per la
spedizione si serviva di un cugino del marito che aveva una bottega lì a Buenos
Aires
DS. Ma un brutto giorno arrivò una breve lettera che diceva: questo è quello che ho guadagnato
in questi ultimi mesi… ma adesso non mi sento tanto bene…
Fata catt. Avrebbe
potuto scrivere due righe in più… spiegare un po’ meglio… se scrivi che non
stai tanto bene… lo sai che poi a casa stanno in pensiero!
Ten. Ma se a casa non
stanno in pensiero… dov’è il divertimento…
Padre: Maledizione! Se
la mamma non sta bene non manderà più soldi!
Frustina: il tempo
passava inesorabile. Da Buenos Aires non arrivavano più notizie. Lo sconforto
si era impadronito della povera famiglia.
Ten. Scrissero al
cugino, ma nessuno rispose
Fat B. scrissero alla
famiglia dove la mamma lavorava
Fat C. ma siccome erano
analfabeti e ignoranti, sbagliavano l’indirizzo e la posta tornava indietro.
Madre U. scrissero al
consolato… ma sai a quelli cosa gliene frega…
DS. La casa fu
finalmente travolta dallo sconforto, dalla tristezza, dalla costernazione!
Figlio 1: la mamma è
morta!
Figlio 2: La mamma è
morta!
Papà: Ragazzi. 123: LA
MAMMA è MORTA!! (tutti e 3)
Figlio 1: No! la mamma
non è morta! Bisogna andare a cercarla…
Padre. Io non posso…
sennò chi si prenderà cura di voi?
Figlio grande. Io
nemmeno… io sono quello che porta a casa i soldi per tirare avanti.
Padre: certo! Tu sei
l’unico che lavora in questa famiglia. Se anche tu te ne vai questa casa
entrerà la fame e la malattia
Figlio 1. Entreranno la
fame e la malattia… fame… malattia… sono 2… ci vuole il plurale
Padre. Ma io sono un
povero ignorante… non sono mica andato a scuola… quelle cose lì del plurale io
non le so… è per quello che dico “entrerà la fame e la malattia e questa casa
diventerà una valle di lacrime amare”.
Marco. Io non posso… ho
solo 13 anni!
Padre. … però altri
ragazzi della tua età ci sono andati in sud America… e poi basta solo che tu ti
imbarchi e ci pensa la nave a portarti fino a Buenos Aires.
DS. Qui tu sei solo una
bocca in più da sfamare… sei un peso morto… ti levi o no da mangiare a gratis
Figlio piccolo:
avete ragione. (al fratello maggiore) Tu
resta qui e abbi cura di lui, che è un incapace ignorante. Io!... io andrò a
cercare la mamma.
Padre: E va bene figlio
mio, vai. Ti do la mia benedizione.
Pin. Sai che sforzo!
(Padre e Figlio1 escono
Resta in scena Marco e si unisce agli emigranti che
cantano “Santa Lucia luntana”)
Partono 'e bastimente
|
pe' terre assaj luntane
|
Cántano a bordo:
|
só' Napulitane!
|
Santa Lucia!
|
Luntano 'a te,
|
quanta malincunia!
|
Se gira 'o munno sano,
|
se va a cercá furtuna
|
ma, quanno sponta 'a luna,
|
luntano 'a Napule
|
nun se pò stá!
|
DS: Il viaggio durò
quasi un mese, durante il quale il povero ragazzo fu perseguitato dalla
sventura e dalla sfortuna.
Tenaglia: Fu derubato di
quei pochi denari che la famiglia gli aveva dato.
Pinocchio. Lo so io chi
è stato… sono stati il gatto e la volpe… quelli che avevano derubato anche me
Frustina: Una terribile
tempesta fece quasi affondare il
bastimento.
Ten: il mare mosso gli
provocò una nausea incontenibile
Frus: cioè continuò a
sboccare per tutto il viaggio.
Padre U. Coraggio,
appena arriverai troverai tua madre sana e contenta
Marco. Grazie… che
belle parole… come lo sai?
Padre U. Non lo so…
cioè son cose che si dicono così… per incoraggiamento… anche se non sono vere
Madre U. Sei sempre un
cretino… se proprio devi dire queste scemenze, stai zitto… che è meglio
DS: e finalmente, alla
sera del trentesimo giorno comparvero le luci della città di Buenos Aires.
(Balletto
tango)
Marco. L’Argentina! Mi
immagino già la scena… Vado nella strada degli italiani… trovo la bottega del
cugino… andiamo subito dalla mamma… corriamo insieme… saliamo una scala… si
apre una porta…
(Coro canta “Mamma”)
Marco: Si, va bene la
canzoncina.. ma la mamma dov’è?!
Mamma (Rivolta al
pubblico) : sono stata qui fino a qualche mese fa ma la famiglia presso cui
lavoravo adesso si è trasferita a Cordova e io ho dovuto seguirli
Fata buona. Guarda là
c’è la bottega del cugino… vai a chiedere là…
Marco. Toc toc…
Donna. Che volete,
ragazzo?
Marco. È questa la
bottega di Francesco Marelli
Donna. Francesco
Marelli è morto… ora la bottega è mia..
Marco. Quando?
Donna. Da mesi…
Marco. E come è
successo?
Donna. Fece cattivi
affari, scappò a Baja Bianca e morì appena arrivato. Ora la bottega è mia!
Marco. Ho capito che la
bottega è sua… ma vede… Marelli conosceva mia madre…
Donna. Ora la bottega è
mia!
Marco. Mia madre era
qui a servizio della famiglia Martinez
Donna. Ora la bottega è
mia!
Marco. E infilatela in
quel posto, la tua bottega!... Io ho bisogno di trovar mia madre!
DS: caro ragazzo,
speravi di trovare la tua mamma qui a Buenos Aires?
Figlio2: certo che si!
Ho fatto questo viaggio lunghissimo! Ho sopportato la nausea, il mal di mare la
puzza degli emigranti… tutto per ritrovare la mia mamma
Ten e Frust: e invece
no!
Garzone. Basta! Lo so
io, dove sta la famiglia Martinez! Lo accompagno io… andiamo! TOK TOK! Sta qui
la famiglia Martinez?
Serva. Ci stava… ora ci
stiamo noi… i Caballeros…
Marco. E i Martinez
dove sono andati?
Serva. Ma a Cordova,
naturalmente!
Marco. E Cordova dov’è?
Serva. Di là!
Marco. E allora andrò a
Cordova.
Garzone. Ma povero
ragazzo, Cordova è a centinaia di miglia da qua…
Marco. Come farò! Chi
mi aiuterà a ritrovare la mia mamma?!
Garzone. Vai alla Boca…
lì è pieno di italiani… ti aiuteranno a raggiungere Rosario, poi lì ci sarà
qualcuno che ti farà proseguire fino a Cordova.
Marco. Ma che roba è !?
mi sembra il gioco dell’oca!
(CORO Questo è il ballo
del qua qua)
Fat catt. Il viaggio
sul fiume Paranà… su una barca a vela carica di frutta… durò 3 giorni e 3
notti…
Fat Buona. 3 giorni e 3
notti in mezzo ai serpenti e alle tigri…
Fat catt. Le tigri?! In
sud America…
Fat Buona. Si! Così
sembra più selvaggio!
Marco. Aiuto! Ho paura…
mi viene da piangere…
DS. Ma come… un
genovese che piange? I genovesi girano il mondo gloriosi e trionfanti…
Su! Rialza la fronte e
guarda l’orizzonte con sguardo altero!
Marco. Sguardo altero!
DS. Si palla di lardo!
Fai uno sguardo altero…
Marco. Si si… lo sto
facendo!
DS. Soldato palla di
lardo! E quello sarebbe uno sguardo altero?
Marco. Sissignore il
soldato palla di lardo sta facendo uno sguardo altero…
DS. Da dove vieni
soldato palla di lardo!
Marco. Da Genova
signore!
DS. Soldato palla di
lardo… da Genova vengono solo 2 cose, i tori e le checche… le corna non le
vedo… quindi tu devi essere una checca…
Marco. Nossignore io
non sono una checca…
DS. E allora smettila
di piagnucolare e fai uno sguardo altero!
Marco. Certo signore!
DS. Quanto mi diverto a
fare questa scena!
Pin. Comunque dopo 3
giorni e tre notti di viaggio sul fiume Paranà, Marco giunse a Rosario
Tedesco. Ehi tu piccolo
straccione guarda che qui a Rosario di teroni di tuo paese abbiamo già
bastanza… prende tuo sacco e torna di tuo paese.
Fru. Assumi un
atteggiamento desolato!
Ten. Spalle al muro!
Viso tra le mani! Buttati a terra!
DS. Chiedi l’elemosina!
Pin. Basta! Non potete
umiliarlo così… anche voi come quel bastardo tedesco…
Basta! Mai più! mai
più! piuttosto uccidetelo … ma non umiliatelo in questo modo
Padre U. Povero
ragazzo! Vieni con me alla locanda degli italiani! Lì ci sarà senza dubbio chi
ti aiuterà…
(CORO o sole mio)
Padre U. Cameratti! C’è
qui un nostro partiotta… che è venuto da solo da Genova a Buenos Aires a cercar
sua madre – che non c’era perché è andata a Cordova…
Lui è riuscito ad
arrivare qui a Rosario ma ora non ha più un centesimo ed è
solo come un disperato!
Dobbiamo forse lasciarlo qui solo come un cane? Un nostro partiotta!
Voce. Perché no? è
un’idea…
Padre U. perché questo
nostro patriotta ha del fegato! Fuori i quattrini, cameratti!
Voci. Si aiutiamolo…
Marco-marco-marco! (entusiasmo-spinte-sberle)
Padre U. Basta! Ecco,
figliolo… prendi (porge il cappello) qui ci sono 42 lire…
Marco. Ora potrò
prendere il treno e arrivare fino a Cordova… dove finalmente potrò
riabbracciare la mia mamma!
DS. Te lo credi…
bamboccio!...
Fat B. oh no! speriamo proprio che a Cordova
Marco trovi la sua mamma
Fat C. Mi sa che il bastardo gli ha preparato qualche altro scherzo
cattivo…
Pin. … si anche gli amici… gli emigranti… i lavoratori
italiani… 42 lire… non è che si sono sprecati più di tanto… i “camerati”…
Far B. hai ragione Pinocchio… con quelle 42 lire il povero
Marco… ha potuto comperare solo un biglietto del treno per Cordova, in terza classe…
Padre. Poverino… è peggio di un carro bestiame…
Figlio. E poi siccome noi siamo poveri e ignoranti, non
sapevamo che mentre qui a Genova è estate, c’è il sole e si sta bene…
Padre. Eh no! lì in Argentina è inverno, fa un freddo cane e
Marco non ha nemmeno un maglione con cui coprirsi!
Fru e Ten. Che meraviglia, morirà di freddo!
DS. Si, ma non troppo in fretta… dobbiamo goderci la sua
agonia… e per questo deve essere lunga… molto lunga…
(treno… tu tun, tu-tu tu tun…)
Marco. Aiuto… sto morendo di freddo… ho paura di morire…
Pin. … resisti! Se muori qui il tuo cadavere sarà buttato
là… in mezzo al deserto
Ten. E sarà dilaniato dai cani e dagli avvoltoi…
DS. No, tenaglia, ti prego… non eccitarmi in questo modo!
Non è ancora il momento…
Marco. Aiuto… io sto morendo… mamma, mamma! Mamma, se sei
morta anche tu, forse tra poco ti rivedrò e la mia ricerca finalmente sarà
finita… mamma!
Capostazione. Cordova… stazione di Cordova… capolinea…
scendere!
Marco. Scusi… mi saprebbe indicare la casa dell’ingegner
Martinez?
Capostazione. Ma certo! È questa!
Marco. Oh! Che gioia, sto per rivedere la mia mamma. TOK TOK
Vecchia. Chi è?
Marco. Sono io Marco! Sono venuto da Genova per trovare la
mia mamma che sta qui a casa del signor Martinez a fare la serva!
Vecchia. Basta! Basta con l’ingegner Martinez! Non hai letto
i giornali!
Marco. No, signora, scusi… io sono quasi analfabeta.
Vecchia. E scommetto che parli solo il genovese!
Matteo. Si signora!
Vecchia. Dovrebbero fare una legge che quelli che vuole
venire qui in Argentina prima deve imparare la lingua, e rispettare le leggi… e
leggere i giornali.
Madre U. Ma basta! Stai zitta e vai ad avvisare l’ingegner
Martinez che c’è qui il figlio della serva di Genova che vuol veder sua madre.
Vecchia. Ma l’ingegner Martinez non abita più qui! Sono tre
mesi che è andato a stare a Tucuman!
Marco. Ma questa è una maledizione! Io diventerò pazzo! Io
mi ammazzo!
Fru. No! non ti ammazzare! Se tu ti ammazzi, poi smetti di
soffrire… e noi come ci divertiamo allora?
DS. Giusto, Frustina… questo non ha ancora capito niente
delle regole del gioco!
Marco. Ma allora cosa devo fare? Continuare a viaggiare e
morire per strada senza aver trovato al mamma?
Cosa devo fare?
Vecchia. Se vuoi trovare tua madre, devi andare a Tucuman…
Marco. Ma quanta strada c’è…?
Vecchia. Ma niente… è qui vicino… saranno 600 kilometri
Marco. Ma come faccio!
Fat B. Ascolta Marco… io so che qui vicino c’è un
commerciante che parte domattina per Tucuman con i suoi carri e i suoi cavalli…
vedrai che certo ti darà un posto su un carro… eccolo
Marco. Signore, scusate, vengo dall’Italia, sto cercando la
mia mamma… devo andare a Tucuman
Comm. Non c’ho posto…
Fru. Non c’ha posto… non ti può portare…
Ten. E poi non va neanche a Tucuman… si ferma prima…
Madre U. certo che siete bastarde!... bastarde dentro!
Padre U. dentro e fuori!
Marco. Signore… La prego… lavorerò… andrò a prendere la
biada per gli animali… farò tutti i servizi…
Ma la prego, mi faccia venire con lei..
Comm. E va bene… ma se non lavori come si deve ti buttiamo
per strada…
Marco. Grazie signore, la ringrazio infinitamente…
Ten. Grazie non basta… baciagli la mano…
Marco. Ma no!
Fru. (gli dà una frustata) Bacia la mano!
Marco. Ahia! (la bacia)
DS. Il viaggio fu lungo, faticoso… l’angoscia l’opprimeva…
Ten. È stato bellissimo!
DS. Si ammalò… ebbe la febbre
Fru. Che gioia, vederlo delirare
DS. Dopo 2 settimane di viaggio arrivarono al bivio che da
una parte portava a Tucuman, dall’altra a Santiago.
Ten. Marco doveva separarsi dalla carovana.
Comm. Ecco, ragazzo… ora tu devi proseguire verso quelle
montagne azzurre
Marco. Azzurre?! Dove le vede le montagne azzurre?
Comm. Laggiù… quelle montagne laggiù… sono le Ande.
Fat B. Marco aveva le scarpe rotte…
Fat C. I piedi spellati sanguinavano…
Pin. Sentiva sibilare i serpenti… aveva i brividi nelle
ossa… povero bambino… io lo posso capire… io avevo subito le stesse angherie!
Fat B. Camminava e piangeva in silenzio…
Marco. Cara madre… ma quando ti rivedrò… quando arriverò
alla fine di questo viaggio…
Madre U. Ma-ssi che la rivedrai… dai ancora un po’ di
pazienza
DS. Però la troverà malata… a letto… molto malata…
Pin. Ecco vedete come ci perseguitavano a noi poveri ragazzi
di fine 800… una sciagura dietro l’altra, così… per divertimento… non è come
oggi che quando i ragazzi arrivano al liceo gli fanno l’accoglienza… e li
portano a fare la passeggiatina al laghetto tutti insieme con Mussini… che poi
gli fa male il ginocchio… e quando scioperano senza motivo il giorno dopo li
riammettono in classe come se niente fosse, invece di prenderli a frustate… eh
no! una volta non era così…
Marco. Cara madre… ma quando ti rivedrò?… quando arriverò
alla fine di questo viaggio?… ho paura che tu sia ammalata…
Madre. Certo che sono ammalata… già non mi sentivo bene
quando siamo partiti da Buenos Aires… Aria Buona… ma dove!? Mi son presa una
bronchite che non passava più… durante il viaggio la bronchire è diventata
polmonite… a Cordova mi hanno curato la polmonite ma mi è venuto il mal di
pancia…
Padre U. Appendicite?
Madre U. no… ernia intestinale strozzata…
Padre U. Oh bestia! Ma cosa aspettano a operarla
La signora Martinez. Noi abbiamo provato a convincerla… ma
lei no!
Madre. Io scrivo a casa… loro non mi rispondono… sono sicura
che è successa qualche disgrazia ai miei figli… non lo voglio neanche sapere…
preferisco morire…
Padre U. Signora… un po’ di ottimismo!
Signora. Mart. Ma scusa… abbiamo continuato a cambiare casa!
È ovvio che poi la posta si perde!
Madre. No, no! sono sicura che è successo qualcosa di
brutto…
Padre U. che palle sta donna! Se continua così, faccio io
qualcosa di brutto!
Madre U. Sentiamo… cosa vorresti fare tu di brutto?
Padre U. ammazzo lei e il figlio, così la facciamo finita
con sta lagna e passiamo alla piccola vedetta lombarda… ché lì si spara… si
ammazza… ci si diverte un casino…
DS. Tu non hai ancora capito la cosa più importante…
Padre U. e cioè?
DS. E cioè… che il godimento sta nell’attesa… nel rinviare…
non nell’appagamento immediato!
Lo dice anche la pubblicità del Campari…
E se il piacere fosse adesso?
Prima che tutto cominci…
In fondo non è forse vero che
l’attesa del piacere è essa stessa il piacere
Campari red passion
Padre U. Ma che saggezza! Deve essere per questo che ti
hanno messo in manicomio… vecchio pervertito
DS. Buzzurro!... buzzurro e ignorante… cerca di non venirmi
troppo vicino… sono sicuro che puzzi anche!
Padre U. Pervertito!... libertino pervertito!
Madre. Possiamo andare avanti, per favore? Stavo dicendo che
sono sicura che a casa è successo qualcosa di brutto, e non voglio più vivere..
Sigra Mar. Non dite così… fatevi operare… l’operazione è
sicura… e voi rivedrete i vostri figli e la vostra casa!
Madre. No! non curatemi! Lasciatemi morire… buoni signori,
vi ringrazio di cuore, ma è meglio che io muoia…
Sigra Mar. Ma-nno! Non dite così… guardate là!
Padre U. Carramba che
sorpresa!
Marco. Scusate signori, sapreste dirmi dove sta la la
famiglia Martinez?
Passante 1. Si! Non è lontano da qua!
Passante 2. Io ci sono stato la settimana scorsa…
Marco. Avete visto la donna di servizio?
Passante 1. L’italiana?
Passante 2. La Genovesa?
Marco. Si lei!
Passante 2. Si l’abbiamo vista… ma è tanto malata
Marco. Portatemi subito da lei!
Passante 1. Ma non vedi che è lì…
Madre. Aiuto!... mi sento male… sto delirando… i dolori mi
straziano il ventre!
DS. Metti le mani nei capelli… su… disperati!
Madre: … così?
DS. Si, giusto… può andare…
Frus. Dai lamentati…
Madre. Cosa devo dire…
Ten. Potresti dire “Oh mio Dio… mio Dio”
Madre. Ma se io sono anche esonerata da religione…!
Ten. Ma non c’entra! Qui siamo a teatro… fai finta!
Madre. Vabbè, … Dio mio, dio mio… ! va bene così?
Marco. Mamma… se tu muori chi si occuperà di me…
Pin. Chi gli comprerà la giacchettina firmata?...
Marco. Chi mi comprerà l’ovetto kinder?...
Pin. Povero Marco… dovrà andare in giro per il mondo chiedendo
l’elemosina
Marco. Mamma non morire… chiamate il medico… che la operi
DS. Si! Che la tagli…
Ten. Siiii … che le squarci il seno…
Fru. … e anche il ventre.
(CORO canta “Dagli una lametta che le
taglia le vene)
Madre. Marco… figlio mio!
Marco. Mamma son qui…! Eccomi … ora non ti lascerò mai…
starò sempre con te… finché avrai vita…
Madre. Ebbene si… operatemi!
Medico. Eh… aspettate un po’… perché adesso se l’operazione
va male… io lo so già che poi la colpa sarà mia…
Madre. Caro dottore… per morire io ho ancora il coraggio…
quello che non ho è il coraggio per soffrire inutilmente!
Medico. Allora cosa devo fare? Opero o non opero!?
Marco. E opera no! il medico sei tu! Cosa vuoi… che la
facciamo operare dal panettiere!?
Madre. Mio figlio ha ragione! Voglio guarire… presto,
subito! Dottore non perda neanche un momento…
Medico. Ma come faccio! Qui… ora… non c’ho neanche i ferri
Sigra Martinez. Eh… come la facciamo difficile! Andate di là
un momento… fate l’operazione e poi tornate.
Medico. Si! La fate facile voi… tanto siamo a teatro… a
teatro si può fare di tutto… tanto il pubblico sono cretini che gli si può
raccontare qualsiasi palla e loro ci credono…
Padre U. basta! Vai e opera… se no ti metto le mani addosso
e dopo ti devono operare a te!
Medico. Va bene… vado… vado! (esce con la madre, si sente un
urlo bestiale… il medico rientra)
Marco. Che è successo!? Mia madre è morta?
Medico. No figliolo… tua madre è salva! Tua madre vivrà!
Marco si butta in ginocchio davanti al dottore). Grazie
dottore!
Dottore. No alzati! Sei tu, o fanciullo eroico che hai
salvato tua madre!
Tutti. Bravo, bravo… (applaudono)
DS. Che scena disgustosa… Peccato che una storia così bella abbia avuto
un finale così zuccheroso e melenso. Un altro finale così e mi viene il
diabete.
Padre U. … sono d’accordo… meno male che è finita… su
andiamo, che la piccola vedetta lombarda ci aspetta.
Pin. Si… ma prima vediamoci un balletto
(Balletto –
Give me love – 1,30)
LA
PICCOLA VEDETTA LOMBARDA
PU. Dai andiamo, andiamo… dov’è la guerra?
DS. Dovrebbe essere da queste parti
Pin. Si Si… guardate… quelli dovrebbero essere gli austriaci
Fat B. E i piemontesi dove sono?
Fat C. Chiediamo a quei contadini
Fat B. Scusate, contadini, dove stanno i piemontesi?
Contadina. Ma che domanda… in Piemonte… dove volete che stiano… in
Puglia?
Fru. Ma no… contadina ignorante!... dove stanno qui, sul campo di
battaglia
Contadino. E allora fare le domande in modo più preciso, invece di
insultare la gente che lavora… lavorano… siamo di 2…
Contadina. Sono là… da quella parte là
Contadino. Si! (alla moglie) vieni, vieni… noi andiamo di là, dove ci
sono gli austriaci. Che, noi non siamo razzisti… ma a noi tutti quei negri che
ci sono lì coi francesi… ci danno anche un po’ di fastidio…
Ten. Ma come? Ci sono i negri con i piemontesi?
Contadino. Perché i francesi non sono mica scemi, a farsi ammazzare per
l’unità d’Italia. Loro hanno mandato tutti quelli delle colonie… marocchini,
algerini, tunisini, senegalesi…
DS. Ecco perché l’Unità d’Italia non funziona… l’hanno fatta gli
extracomunitari…
Madre. Basta! A teatro non si parla di politica!
Pin. A scuola non si parla di politica, a teatro non si parla di
politica… ma dov’è che si può parlare di politica allora?
Fat B. al bar e alla televisione…
Fat C. Che poi è la stessa cosa, perché per parlare di politica
l’importante è essere degli incompetenti…
PU. Basta chiacchiere, vogliamo il sangue… sangue! Sangue! Sangue!
DS. Ok. O meglio… mais oui!... dunque siamo nel 1859… pochi giorni dopo
la battaglia di Solferino…
Ten. Vinta dai piemontesi e dai negri contro gli austriaci
Fru. Ecco qua la cavalleria piemontese che sta esplorando la campagna
in cerca di qualche drappello di crucchi…
Ten. Gli austriaci…
Fru. Si gli austriaci in avanscoperta.
PU. Drappello… avanscoperta? Ma come parla questa?
Fru. Ma dove li abbiamo trovati… questi ignoranti…
Uff piem. Attenti… soldati! Mi sembra di vedere qualcosa che si muove,
laggiù in lontananza
Sergente. Tutti a terra!
Uff. chi si offre volontario per salire su quell’albero a guardare in
lontananza, laggiù tra quegli alberi dove mi è sembrato di scorgere il
biancheggiare delle divise di quei crucchi maledetti…
Serg. Signor Capitano… guardi che non c’è nessun albero…
Uff. portate dentro l’albero! (portano dentro una scala)
Serg. Bello, quell’albero… che albero è?
Uff. è un frassino… cosa c’è,
non ti va bene il frassino?
Serg. Il problema è che se uno sale sul frassino per vedere gli
austriaci… anche gli austriaci, lo vedono… e noi sappiamo come sono gli
austriaci… loro, quando vedono uno sull’albero, sparano!
Uff. Conigli! Banda di ubriaconi… negri e conigli
Rag. Signore potrei salire io sull’albero
Uff. e chi sei tu?
Raga. Sono un bel ragazzo, molto ardito, occhi grandi e celesti,
capelli biondi e lunghi… sono in maniche di camicia e mostro il petto nudo…
Fru. Possiamo essere d’accordo sulla camicia e il petto nudo… ma il
resto … dove lo vedi…
Uff. che ci fai qui… e perché non sei fuggito con la tua famiglia?
Raga. Io sono orfano, signore e sono rimasto qui per vedere la guerra, perché io sono ardito e
coraggioso…
PU. Che palle! Sali sull’albero e guarda se vedi gli austriaci…
Uff. cosa vuoi ragazzo, per questo servizio?
Raga. Nulla, signore!... se fosse per i tedeschi a nessun patto, ma per
i nostri nulla… io sono lombardo… io sono un italiano…
Pin. No! tu sei un pirla!
Uff. taci tu disfattista e vergognati… e tu, ragazzo coraggioso Sali
sull’albero, ma bada… non farti scorgere dagli austriaci… sai, quelli, quando
vedono uno sull’albero sparano!
DS. In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell’albero
Uff. che cosa vedi?
Raga. 2 uomini a cavallo
Uff. a che distanza da qui?
Raga. Mezzo miglio…
Uff. movono?
Raga. Son fermi.
Uff. che altro vedi?
Raga. Vicino al cimitero… baionette che luccica. (sparo)
Uff. scendi ragazzo t’han visto… vieni giù…
Raga. Io non ho paura
Uff. scendi, t’ho detto
DS. No no… stai su… prova a guardare a sinistra
Raga. A sinistra? (secondo sparo)
Fat B. Il proiettile fischiò rabbioso e a quel punto si vide il ragazzo
ferito trattenersi all’albero, e poi precipitare a capofitto
Ten. dai, precipita, fatti male (il ragazzo scende dalla scala)
Fru. “ragazzo valoroso” un corno… questo non sa neanche precipitare…
Coretto “… sei lentissimo!...”
Uff. maledizione… è morto
Sergente. No, egli è ferito, ma vive…
Uff. ah povero ragazzo, giovane italiano coraggioso
Ser. Capitano non dica queste cose ché lo ammazza…
Rag.( … Grida…)
Serg. Ecco, ha visto… adesso è morto… a forza di dire cazzate, lo ha
ucciso
Uff. povero ragazzo… portate un tricolore e stendetelo su di lui come
un drappo funebre
Soldato. È troppo corta
Uff manderemo una ambulanza a prenderlo e lo seppelliremo da soldato
DS… bravi… mandate l’ambulanza… ché se la merita!
Uff. ma certo che se la merita, poverino… è morto senza paura, da vero
patriota…
DS. Si ma non ha sofferto neanche un po’…
Fru. Poteva agonizzare almeno un paio d’ore prima di morire…
Ten. Ma anche se non agonizzare, almeno lamentarsi… invocare la mamma…
Fru. E invece, no niente… un colpo… e giù come una pera marcia…
(sssssss splash) in una cacca di mucca
DS. Questo viaggio mi sta deludendo veramente…
Il piccolo patriota padovano – scena
del Circo
PU. Si…
andiamo da un’altra parte… anche a me questa roba non è che mi interessa tanto…
MU. Cosa c’è
che non ti va?
PU. … eh…
insomma… che battaglia è? Quelli che stanno nascosti di là… questi che non
hanno neanche il coraggio di salire sull’albero… e alla fine della storia hanno
preso solo un ragazzino…
È come
andare a caccia e prendere un passerotto…
MU. E tu
invece vorresti in cinghialone… vero?
PU. Eh…
certo!
FC. Signori…
ma qui siamo ancora nel risorgimento… se volete il massacro dovete aspettare la
prima o la seconda guerra mondiale… lì si che hanno fatto le cose in grande…
hanno preso i comandanti più incapaci e gli hanno messo in mano le armi più
devastanti…
FB. Gas
mortali, fuoco e fiamme, perfino la bomba atomica…
DS. Ma-nno!
Ma io non voglio lo sterminio di massa su scala industriale… io voglio che le
sofferenze siano inferte in modo più raffinato… personalizzato… come un capo
d’alta moda… la roba del mercatino compratevela voi… barboni…
PIN. Ma
sapete che siete noiosi!... non si potrebbe andare da qualche parte a
divertirci un po’…
DS. Ti
piacerebbe andare al circo?
PIN. Eh!
Magari…
DS. … e
allora guarda… ho proprio la storia giusta per te!
Entrano: una
povera donna con il piccolo patriota padovano + La direttrice del circo
Zampanò.
Madre. Fate
la carità povera donna… io dodici fi-li… aiuta tu comperare lat-e mangiare
piccoli bambini… aiutami almeno tu?
Gelsomina.
Senti un po’, tu!... vuoi guadagnare una bella sommetta…
Madre. No,
signora io no lavorare… tu bello vestito… tu dà soldi, ma io no lavorare…
Gel. No… non
voglio che tu lavori…
Madre. Bene…
allora, tu da soldi… Dio ti benedice…
Gel. Vendimi
uno dei tuoi figli…
Madre. nema
pròblema… scelie quello tu vuole… piace piccolo 2 anni? o preferisce grande 18?
sceglie tu
quello vuole… io vende, no pròblema…
Gel. Ne hai
uno di 12-13 anni?
Madre.
Certo, io ha… piccolo patriota padovano, viene… io venduto te signora…
Gel. Ecco,
prendi questi…
Madre.
Grazie, signora bello vestito, grazie Dio benedice… io scappa prima tu cambia
idea… tu va con signora e non ti fa più vedere… se no io vende ancora… ma
questa volta per trapianto organi…
Gel. Vieni
ragazzo!… vieni che c’è un sacco di lavoro da fare… tu terrai pulite le gabbie
degli animali… aiuterai a montare e smontare il tendone del circo… avrai un
piatto di minestra ogni giorno e girerai il mondo con noi… benvenuto al circo
Zampanò!
(Musica – marcia dei gladiatori)
CAVALLI
E cominciamo
coi nostri magnifici cavalli lipizani ( marcia di Radetzky…)
CLOWN –
Zanzara e Trombetta –
Splendidi i
nostri cavalli
e ora
Zanzara e Trombetta… i nostri clown musicisti… che eseguiranno per voi il
celebre duetto della trota di Schubert… (flauto + violino di cartone),
Zanzara si sistema… prova lo strumento… trombetta la guarda e intanto tira
fuori una mela.
Zan.
Trombetta, sei pronta?
Tro.
Nasconde la mela… certamente…
Zan. E
allora… 1 2 3! (Quando Zan esegue la prima nota… Tro dà un grosso morso alla mela…)
Zan. Trombetta! Tocca a te! (Tro.
Cerca di parlare con la bocca piena…)
Zan. Cosa
stai facendo? (Tro
inghiotte)
Zan.
Trombetta… stavi mangiando…
Tro. IO! Ma
no! io non mangio mai!
Zan. Scusi,
signor Pinocchio… potrebbe dire alla signorina trombetta cosa succede a chi
dice le bugie…?
Pin. Non
succede proprio niente!
Zan. Ah no!?
Basta che guardi il suo naso… e capisci da sola…
Tro. Ma io
non ho mangiato niente… non ho neanche fame…
Zan.
Ricominciamo… prima che io mi arrabbi! Avanti! 1 2 3! (nota – Tro mette in
bocca un altro pezzo di mela) – non hai sentito! Ho detto 1 2 3
Tro. Quattro!
(e gli sputa addosso la mela)
Zan. Basta!
Questa volta non la passi liscia! Questa volta ti ammazzo! Fermati delinquente!
comincia a prendere Tro a colpi di flauto… si rincorrono sul palco ed escono…
(un bambino che ha paura e piange
Bambino.
Mamma, ho paura! Il pagliaccio è cattivo…
– il direttore cerca di calmarlo –
Dir. No, non
è cattivo… stanno solo giocando…
Bam. No, il
pagliaccio è cattivo… lo picchia… gli fa la bua… (piange di più, ripetono… il
direttore gli spara e lo uccide)
Mamma. Ma
che ha fatto?! L’ha ucciso?
Dir. Non è
niente signora… non si preoccupi… era solo un bambino… (portatelo fuori)
Dir. un
bell’applauso per Zanzara e Trombetta… i nostri clown
CARILLON -
Carmelina
e ora ecco a
voi la nostra Carmelina… la bambina carrillon
( musichina - Fellini Casanova 2,07
- e bambina ballerina, che gira su se stessa,
)
Dir. Che
meraviglia… avete mai visto niente di più poetico…
MACISTE
Ma al circo
Zampanò non c’è solo poesia e eleganza…
Al circo
Zampanò c’è anche la forza e la potenza… ecco a voi Maciste… l’uomo più forte
del mondo
Egli, per
darvi prova della sua forza tremenda solleverà questo manubrio del peso di 900
kili…( lo portano in scena 4 assistenti)
Purtroppo
non siamo riusciti a trovarne uno più pesante…
(Mac mostra
i muscoli… solleva con grande sforzo il manubrio fin sopra la testa
Rullo di tamburi)
Bravissimo
Maciste… tutti hanno visto quale straordinaria potenza si nasconde nelle
braccia di quest’uomo… ora Maciste, puoi posare questo peso…
Mac. No! non
ancora…
Dir. Ma cosa
vuoi fare, ancora, Maciste…
Mac. Con una
mano!
Dir. No,
Maciste, non farlo, lo sai che è pericoloso! (Mac leva una mano e comincia a
barcollare)
Attento… ti
può cadere addosso… mettilo a terra! (Mac cade e rimane schiacciato sotto il
peso)
Aiuto… che
disgrazia… qualcuno lo aiuti… (entra un il patriota padovano, prende il
manubrio con una mano se lo mette in spalla ed esce)
Ma allora
era tutto un imbroglio Maciste… ma che figura mi hai fatto fare!
Mac. Io
gliel’avevo detto di far finta che era pesantissimo… ma quello non capisce
niente! (esce tra fischi e buuu)
Dir. Vai,
vai nel tuo carrozzone… dopo faremo i conti…
E ora, visto
che è andata male con Maciste vediamo se va meglio con Giacomino, l’asino
sapientino, con la sua domatrice, la professoressa Saponetta.
L’ASINO
SAPIENTINO + Saponetta
Saponetta.
Vieni avanti, Sapientino… saluta il nostro gentile pubblico (si inchina)
Braaavo…
bene, cari bambini, dovete sapere che il nostro asinello fin da piccolo ha
dimostrato di essere molto bravo in matematica… vero Sapientino (fa si con la
testa)
e quindi ha
voluto andare a scuola perché vuol diventare ingegnere…
è vero che
vuoi diventare ingegnere? (fa si con la testa)
Sapientino
hai studiato, oggi pomeriggio?( fa si con la testa)
Vediamo se è
vero… ma voi bambini non dovete suggerire… mi raccomando…
Allora,
Sapientino… Sei pronto? (fa si con la testa)
Dunque
vediamo un po’… sapresti dirmi quanto fa 3 +3…
Mi
raccomando bambini, non suggerite…
Sapientino.
Si certo… non suggerite… perché io sono deficiente e non so fare 3+3… ho
bisogno che mi suggeriscano loro…
Saponetta.
Ma che tono!... ma Sapientino… comportati come si deve… rispondi alla domanda…
i bambini vogliono vedere se hai studiato!
Sapientino.
Certo, io sono in quarta liceo… e i bambini devono vedere se io sono capace di
fare 3+3
Saponetta.
Ma certo! Avanti… rispondi…
Sapientino.
No! rispondi tu! Vediamo un po’… per esempio… il coseno di alfa + bera…?
Saponetta.
Ma… ma veramente… io non saprei…
Sapientino.
… e il logaritmo di emme per enne…?
Saponetta.
Ma i bambini volevano sapere solo quanto fa 3+3…
Sapientino.
Davvero? I bambini lo vogliono sapere… E allora sai cosa facciamo… facciamo che
glielo dici tu! Perché io devo andare a casa a studiare le derivate! (si toglie
il cappello, glielo
mette in testa e se ne va).
Saponetta.
Ma dove vai… ma non fare così. Accidenti… da quando studia al Cairoli, non gli
si può più parlare… Sapientino!... (lo insegue)
Entrano le COLOMBE AMMAESTRATE, che fanno
un giro di palco sulle note dell’aria
di Bach (https://www.youtube.com/watch?v=rrVDATvUitA)
Entra MISS
MATILDA la donna cannone.
MM. Ma cos’è
questa roba!... le colombine… la musichina… mi viene la nausea…
Dir.
Buonasera, miss Matilda… cosa le è successo… la vedo nervosa…
MM. Si, sono
nervosa! E ho voglia di menare le mani…
Dir. Ma cosa
ti è successo?
MM. Non sono
affari che ti riguardano… trovami piuttosto qualcuno su cui possa sfogarmi…
Dir. Ma non
saprei che suggerire…
MM: Levati
di mezzo… ché faccio da me!
Dir. Che
caratterino!
MM. (indica
padre ubu e incomincia a urlare) io voglio te! Io voglio te!
(https://www.youtube.com/watch?v=QqIlcoIiTcQ)
Padre U si
alza e MM lo colpisce… PU barcolla – MM lo butta al tappeto – PU al tappeto - MM
esulta – piede su PU - ed esce dal palco urlando Adriana/o…
Direttrice.
E adesso è il momento del numero più prestigioso di ogni circo… agli ordini
della loro domatrice, madame Aufidersen… le tigri del Bengala…
LE TIGRI +
madame Aufidersen
Le tigri
entrano, si mettono in posizione…
(Fellini dolce vita 1.33.30 -musica- https://www.youtube.com/watch?v=GoQl4x6xkK0)
MAD. (con
accento tedesco) E ora il momento del brivido… il momento che tutti voi
aspettate…
È un momento
molto rischioso… io non può mettere testa in bocca di tigre perché queste è
razza di tigri di bocca piccola… ma io può mettere mano in bocca di tigre…
Voi volere
io mette mano in bocca di tigre con grande pericolo di vedere sparire mia mano
per sempre in gola di tigre cativa cativa cativa…
Tutti. Si…
mettila, mettila…
MAD. Ma io
rischia che mio braccio mutilato… io diventa grande invalido di circo…
Tutti. Non
importa… mettila mettila!
MAD. Va
bene… io mette… ecco io viene vicino terribile tigre di Bengala…
Scusa tigre…
per piacere… tu può aprire bene bene bene… tua bocca terribile… (la tigre
spalanca la bocca)
Tigre-tigre…
che bocca grandissima hai tu… mamma mia… che grossi denti hai tu… tu vampiro…
no tigre…
Ora io mette
mia mano piccola mano in tua grandissima bocca…
Per piacere
tu non morde mia manina…
se tu non
morde mia manina io dopo regala uno buonissimo Chupa chups … capito
(mette la
mano… la tigre morde subito) ahia! Scema!... ma mi hai fatto male… io l’avevo
detto che volevo fare la cavallerizza… basta! Adesso me ne vado… (esce seguita
dalle tigri che la prendono in giro)
CAVALLERIZZE
– Corinna e Ginevra. Portare
Cavallini
Dir.
Peccato… credo proprio che domani non potremo fare il numero delle tigri…
Ma
sicuramente potremo fare il numero delle cavallerizze… straordinarie per grazia
ed eleganza… ecco a voi le nostre bellissime Corinna e Ginevra – Valzer di Shostakovich
Entrano i 2 liocorni
·
Scusate… scusate
un momento…
·
Scusate
l’interruzione… ma noi dobbiamo fare una denuncia…
·
Si, perché
questo circo, è un circo razzista!
·
E qui si fanno
delle discriminazioni!
·
Si, a noi ci
hanno discriminato, perché siamo diversamente cavalli…
·
… invece di
valorizzarci nella nostra diversità con un PDP.
·
Un PDP ?????
·
Un Piano didattico
personalizzato!
·
Ah! Per il
nostro addestramento!
·
Ecco, invece di
farci un PdP ci hanno etichettati come liocorni, e ci hanno emarginati!
·
E intanto, ai
bambini all’asilo, gli fanno cantare ci son
2 coccodrilli…
·
… e i 2 liocorni
non si vedono mai!
·
Ma non è colpa
nostra!
·
Sono loro che
non ci vogliono… che ci rinchiudono nelle gabbie! Sappiatelo! Razzisti!(scappano)
Dir. Signori… scusate questo incidente increscioso… è
sicuramente colpa del nuovo inserviente che , quando è andato a portargli da
mangiare, non ha chiuso bene la porta della gabbia di quei matti …
Ma vedo arrivare il Clown bianco… carissimo… come sei
triste… ma cosa è successo…
Clown Bianco
Signore e signori, ora purtroppo, devo
darvi una triste notizia: il signor Augusto, detto Pagliaccio, è partito,
deceduto: è morto. I suoi pochi amici e i suoi molti creditori piangono
l’immatura scomparsa. Non era bello, e nemmeno intelligente, non si poteva
dirgli niente perché ad ogni più piccola osservazione replicava sputando
zampilli di saliva sulla faccia.
In questa triste occasione dovrei fare
un discorsetto per far restare un buon ricordo di lui, ma come faccio a
parlarne bene?
È difficile trovare un solo episodio in
tutta la sua sgangherata esistenza che ci potrebbe far dire “ma in fondo era un
brav’uomo”.
È sempre stato un buono a nulla, un
pigro, un ubriacone, attaccabrighe, scansafatiche, disonesto nel giocare,
infido nelle amicizie, tormento del padrone di casa e di Equitalia.
Nella sua lunga e deplorevole esistenza
si è dedicato ai secchi d’acqua in faccia, uova rotte sul cranio, pennellate di
sapone nella bocca.
Suonava il trombone coi piedi e ballava
il tango con le orecchie.
Faceva ridere i bambini e piangere i
suoi figli.
Io, nella mia qualità di Clown Bianco e
suo fraterno nemico,
ho cercato in ogni modo di impartirgli
una civile educazione
a base di legnate sulla testa, pestate
sui piedi, cazzotti sulla nuca.
Ma l’Augusto Pagliaccio, ribelle ad ogni
consiglio,
ha continuato la sua turpe carriera di
grottesco ubriacone imperterrito fino a crepare.
Piangiamo tutti la tragica notizia che
egli sia morto solo adesso e non al momento in cui era nato.
Egli non è più. Ma per fortuna rimango
io. Piangete, fratelli, se volete; per mio conto ho già pianto fin troppo,
quando lo dovevo sopportare al mio fianco, sulla pista del circo. Amen”
Sheena canta “la strada”
(https://www.youtube.com/watch?v=cJlFBdz6C0A)
DS. Cioè… Ma
io non ho capito… va bene la scena del circo… ma il piccolo patriota padovano…
quand’è che c’è la sofferenza? … il dolore…
PPP.
Francamente, dobbiamo confessare che in questo racconto abbiamo cambiato un po’
le cose. È stato Pinocchio, a suggerire di cambiare la storia.
Pin. È vero…
secondo il libro il piccolo patriota padovano… si stancava della vita del
circo… sentiva la nostalgia dell’Italia… andava al consolato e si faceva
rimpatriare…
PPP. Ma vi
sembra possibile? Uno vive nel circo, tra gli artisti, gli animali… il
pubblico…
Viaggia,
gira per il mondo, vede le città… la francia, la germania, l’inghilterra… e a
un certo punto gli piglia la nostalgia… vuole tornare a casa… dalla sua
famiglia, dai suoi fratelli…
Pin. Ma come
fa uno… uno che sta a Londra… in un circo… ad aver voglia di tornare a casa… a
Padova… in una casa di contadini miserabili… in una famiglia dove i tuoi genitori
hanno avuto il coraggio di venderti per avere una bocca in meno da sfamare…
PPP. Si…
secondo il racconto, io dovrei andare all’ambasciata per farmi rimpatriare e
tornare a casa…
e loro mi
accontentano… mi fanno salire su un piroscafo e io parto…
Naturalmente
sulla nave non conosco nessuno, me ne sto in un angolo scontroso e scostante,
come se gli altri viaggiatori mi avessero fatto tutti i torti del mondo…
Pin. Ci sono
anche delle signore di buon cuore che si commuovono a vedere questo derelitto e
gli danno qualche moneta…
PPP.
L’elemosina. L’elemosina come a un pezzente…
Pin. In
effetti…
PPP. Poi
però, capiscono che sono italiano e allora cominciano a parlare male
dell’Italia…
Padre U. Ma
come gli sarà mai venuto in mente di parlare male dell’Italia?!
DS. Parlar
male dell’Italia è uno sport… che lo possono giocare solo gli italiani…
Padre U.
Anzi, vince chi riesce a parlarne peggio.
PPP. Ma gli
stranieri, no! non si devono permettere… e allora io prendo i soldi che mi
hanno dato e glieli tiro dietro… perché io c’ho l’orgoglio… e sono un
patriota…!
Pin. Ma
questa storia, con questo finale, non ci piaceva… e allora il piccolo patriota
padovano lo abbiamo lasciato a Londra, col circo… e adesso vai a raggiungere i
tuoi compagni e fate tutti la passerella finale…
(8 e mezzo - https://www.youtube.com/watch?v=oPr4qIf9rKU)
DS. Si,
vabbè… però… se adesso ci mettiamo anche a cambiare le storie… e a raccontare
quello che vogliamo noi… io non lo so…
Pin. A me
sembra che un ragazzo che non vuole stare con il circo, come il piccolo
patriota padovano… non è tanto normale…
Direi che è
figlio della retorica nazionalista di fine 800
PPP. Sono
d’accordo… io so una piccola storia… Una volta in un circo c’era una ballerina…
una svizzera… che aveva un gran desiderio… sposare un banchiere, e sistemarsi
per bene…
Un giorno
c’è riuscita… ma quando un giorno per caso ha incontrato il clown del circo…
lui le ha chiesto. “adesso che hai sposato un banchiere, sei felice?”… lei ha
risposto di si, ma poi ha aggiunto “ma il circo… mi manca tanto, il circo”.
PU. Se c’ha
il marito che fa il banchiere… digli che se lo fa comprare…
MU. Così
almeno è suo e ci fa quello che gli pare…
DS. “le
manca tanto il circo”… io vorrei sapere CHI E’ che racconta queste storie…
Anzi, lo so
benissimo…
Fru. Anche
noi lo sappiamo…
Ten. E’
quello che se ne sta laggiù… nascosto tra le quinte…
Fru. È lui
che racconta queste leggende…
Ten. Prive
di ogni fondamento…
Pin. Sarà meglio
vederci un balletto
BALLETTO – ME TOO
Fru. Mamma
mia… fin ora… diciamoci la verità di bambini sofferenti, non è che abbiamo
visto questo granché.
NAUFRAGIO
DS. Vogliamo
vedere la scena del naufragio?... magari lì c’è qualche bambino che affoga…
Targa! Vieni… (arriva Targa) ascolta bene… siamo nell’Oceano… c’è una tempesta…
il capitano sta cercando disperatamente di salvare la sua nave… ma la nave fa
acqua da tutte le parti… state andando a fondo…
Fru. Non
potremmo fare che lui ha picchiato la testa e sanguina copiosamente…
DS. Oh si,
Frustina… tu si che sai come eccitarmi… potete portare una camicia
insanguinata… (la portano)… grazie! Mettila… la nave sta per colare a picco…
Ma tu!... tu
hai visto una scialuppa di salvataggio… (portano 6 sedie)
Targa. Cioè,
quella sarebbe la scialuppa di salvataggio?
DS. Si… a
teatro basta dare l’idea… 6 sedie… fanno la scialuppa di salvataggio…
Targa. Ok…
DS. Tu, sei
riuscito a mettere la scialuppa in mare… e ora stai per salire…
Giuliette…
Oh Romeo Romeo… una a una gli fregano il posto… ultima arriva
Sheena che canta Titanic
E gli frega
l’ultimo posto…
Targa. E
questo cosa significa?
Sheena.
Significa che devi affogare!... Vai
Coro. Devi
morire! Devi morire!
Targa. Vado,
vado… grazie a tutti… vado a affogare…
(si
allontana in platea)
DS. Ma dai!
Ma stai affogando… annaspa! Annaspa un po’… fai vedere che ti manca l’aria…
Cerca di resistere un po’… non andare via così… che sembri a un funerale… Dai!
Targa!
SCRIVANO/ CENERENTOLA
DS.
Comunque, andiamo avanti… andiamo a vedere il prossimo racconto… dovrebbe
essere “il piccolo scrivano fiorentino”…
PPP. Temo
che quel signore che sta di là, abbia cambiato tutto quanto…
DS. Un’altra
volta!
MU. Lui se
non fa su il solito mischione non è contento…
DS. Sentiamo
cosa ha combinato questa volta…
PPP. Dunque…
il piccolo scrivano è il solito bambino eroico…
Ten. Certo…
popolo di santi, di artisti, di navigatori, di bambini eroici… figli di padri
sfigati
PPP.
Infatti… se uno fa l’eroe da piccolo, poi da grande diventa un padre
sfigatissimo…
Fru. Un
padre che non è nemmeno capace di mantenere la sua famiglia…
Ten. E fa
fare la fame a sua moglie e ai suoi figli…
PPP. Dunque…
questo padre… ha una famiglia molto numerosa…
PU. È
logico… se sono così poveri, non possono mica comperarsi la televisione… e
allora… si sa, come si passano le serate in quella casa…
PPP. Il padre, per mantenere la famiglia, fa lo scrivano di giorno
e il copiatore di notte...
Ten. Cioè, sa scrivere in bella calligrafia…
DS. Un intellettuale!…
PPP. Potete evitare di interrompermi ogni frase che dico…
dunque quest’uomo ripone grandi speranze nel figlio, e ci tiene molto che vada
bene a scuola perché si aspetta che, dopo la scuola, lui trovi un buon lavoro
per aiutare la famiglia.
Pin. E crede ancora a babbo natale!
PPP. Basta! Giulio, (il ragazzo si chiama così) sentendo il
padre lamentarsi del lavoro notturno, che non gli garantisce un guadagno adeguato,
si offre di aiutarlo, ma il padre non accetta, perché Giulio deve pensare solo
alla scuola.
Ten. Morire di fame, ma con la media del 9!
PPP. Giulio, allora, decide di aiutare suo padre di nascosto,
di notte. E così notte dopo notte: i guadagni del padre aumentano, ma il
rendimento scolastico di Giulio, che si addormenta in classe e non riesce più a
stare attento… cala sensibilmente. Il padre…
Fru. … che non sente niente… che non si accorge mai di
niente… che non si alza mai, di notte per andare in bagno…
Ten. E neanche la madre…
PPP. Il padre, lo rimprovera, e lo umilia… ma Giulio sempre
zitto… eroico!
fino a una notte in cui, finalmente si sveglia e lo trova
intento a scrivere…
DS. E allora, la solita scena disgustosa… tutti piangono,
commossi, si abbracciano, si chiedono perdono e finalmente Giulio se ne va a
dormire e si leva da rompere i santissimi!
PPP. Certo…
lei avrebbe preferito una storia diversa…
DS.
Naturalmente!
PPP. Per
esempio?
DS. Per
esempio se invece di esserci un ragazzo eroico che si sacrifica per aiutare il
papà,… ci fosse… non so… una ragazzina costretta dal patrigno e dalle
sorellastre cattive…
Fru. (con
gioia) … a prostituirsi
DS.
Frustina! Non esagerare. Mi basterebbe che fosse costretta a fare la serva…
Fru. …
naturalmente… La mamma è morta…
Ten. E le
sorelle non sanno fare niente!
Fru. Non
studiano, non lavorano… sono proprio delle bamboccione…
Ten. E le
fanno fare la lavandaia e le rubano tutto quello che guadagna
Fru. Per
comperarsi le scarpe, i vestiti…
Ten. Per
andare a prendere gli aperitivi con le amiche
DS. Ma
certo… la piccola lavandaia fiorentina!
Pin. Ma
questa mi sembra che più che la piccola lavandaia sia Cenerentola…
DS. Fate
quello che volete, basta che soffra!
Sor1.
Cenerentola… dove hai messo la mia camicetta stirata?
Cene. L’ho
messa di là… in camera tua, appesa nell’armadio…
Sor2. E le
mie scarpe le hai pulite…
Cene. Certo,
sono tornate come nuove… sono di là, vicino al tuo letto, accanto al vestito
per la festa di questa sera a palazzo…
Sor2. Spero
che tu non abbia combinato qualche guaio, con le mie scarpe… se no, sai quanta
biancheria dovrai lavare per ricomprarmele nuove… lo sai quanto costa un paio
di scarpe di Moreschi!
Sor1. … e
noi non andiamo mica a comperarle allo spaccio aziendale!
Sor2. Oh no!
Che cosa cheep…
Sor1. Noi le
comperiamo solo nel negozio di piazza San Babila a Milano…
Sor2. Dai
andiamo a prepararci…
Sor1.
Speriamo che questa scema abbia fatto tutto quanto come si deve…
Sor2. E non
debba rifarlo, ché ci farebbe perdere un sacco di tempo…
Sor1. Se ci
fa arrivare tardi alla festa la ammazzo!
Sor2. Io non
mi sporco le mani… lo dico al papy che la frusti lui con la cinghia…
Sor1. Hai
ragione… è così divertente, quando il babbo la mena e lei urla come una gallina
strozzata! (escono ridendo – si avvicinano le fatine)
Tutte e 3 cantano I sogni son
desideri.
DS. I sogni
son desideri… mi sento male… se volevate
ammazzarmi… potevate farlo ai tempi della ghigliottina
Sor1. Noi
siamo pronte… stiamo per uscire… ciao Cenerentola…
Patrigno. …
quando hai finito di fare il bucato puoi venire anche tu…
Sor2. se
trovi qualcosa da metterti…
Patr. Ma se
vuoi fare in fretta non perdere tempo a chiacchierare con le tue amiche
lavandaie (escono – entrano le lavandaie con ceste di biancheria e cantano La bella la va al fosso).
Lav1. Certo
che Cenerentola… ha un cesto che è il triplo del nostro…
Lav2. Eppure
in casa sono solo 4…
Lav1. Noi
siamo in 12 e guarda che differenza
Lav2. Si…
perché voi non vi lavate…
Lav1. Non è
vero… noi ci laviamo… sai qual è la verità… la verità è che le sue sorelle, a
casa, non solo non fanno niente, ma le fanno lavare anche tutta la biancheria
delle loro amiche… a pagamento, naturalmente… e poi si tengono loro tutto il
guadagno…
Lav2. … e io
credo che ogni tanto la menano pure…
Lav1. La
menano!?... altro che se la menano… la menano e la riempiono di bastonate…
Lav2. La
sorella più grande… le dà le bastonate…
Lav1. E la
piccola?
Lav2. La
piccola… la piccola… quando le prendono i 5 minuti… tira fuori un coltello…
Lav1. Non lo
dire!...
Lav2. Ha un
coltello da scanno… che le ha comperato suo padre… di quelli che usano i
pastori sardi per ammazzare le pecore…
Lav1. Mamma
mia!
Lav2. Una
volta le ha dato 2 coltellate!
(Lav1 si fa
il segno della croce) non è uscita neanche una goccia di sangue… talmente è
anemica!
Lav1.
Cenerentola… Cenerentola… rispondi
Cene. Non
posso… devo fare in fretta perché devo andare al gran ballo, a corte…
Lav1 e lav2
si guardano… si fanno segno di andarsene ché “ormai” Cenerentola è diventata
pazza… e se ne vanno – Entra la fata Smemorina… musica celeste…
Sme.
Cenerentola… lascia fare a me… (tocca la biancheria…)
Guarda,
Cenerentola… il bucato è lavato…
Cene. Che
magia meravigliosa…
Sme.
Cenerentola, non volevi andare al palazzo reale, questa sera…
Cene. Credo
che ormai sia troppo tardi
Sme. Non è
mai troppo tardi… lasciami fare un’altra magia…
(canta Bibidi bobidi bu
– portano
dentro il vestito da ballo, la vestono… entrano la regina e il principe)
Sme. Eccoci…
siamo a corte… vedi? Quella è la regina… e quello è il principe…
Per
diventare re deve trovare una moglie che sia bella e brava come te!
DS. Basta!
Portatemi via… o lasciatemi andare… che orrore! Che orrore!
Sme. Ma no!
un momento di pazienza…
Regina.
Allora… ti devi decidere! Devi sceglierti una ragazza… devi smetterla di andare
in giro coi tuoi amici… e con questa e con quella… e non concludi mai!
Princ. Ma
no!, ma mamma… io sono giovane… non c’ho voglia di impegnarmi
Regina.
Falla finita… tuo padre è morto, grazie a Dio… il popolo vuole un nuovo re… e una
nuova regina…
Princ. Ma
non posso fare il te senza la regina?
Regina.
Guarda… se non scegli tu… scelgo io…
Princ. Uffa…
che palle… va bene una qualunque… tanto poi faccio quello che mi pare lo
stesso… tanto sono il re…
Regina. Fai
come vuoi, basta che ti sposi…
Princ. Ehi
tu… scimmietta… vieni qui…
Sme.
Cenerentola, vai a ballare col principe e lei divino marchese, mi conceda
questo valzer… (ballano tutti)
https://www.youtube.com/watch?v=mmCnQDUSO4I&index=4&list=RD5Ls8-pk4IS4
Regina. Ecco
fatto…
Sor1. Accidenti…
poteva scegliere me…
Sor2. Se è
per questo poteva anche scegliere me…
Sor1. Ma
adesso c’è un problema… (insieme!) chi laverà i nostri vestiti!
Patrigno.
Niente paura… ci pigliamo un’ucraina e siamo apposto
Sor2. Ma la
dovremo pagare!
Sor1. E dovremo
anche versarle i contributi…
Patrigno. La
prendiamo clandestina, così la paghiamo quando abbiamo voglia noi… e contributi
non se ne parla nemmeno!
Sor2. Se no
la rimandiamo a casa sua a calci nel sedere!
Sor1.
Giusto.
Sme. Così va
il mondo… ieri gli emigranti, i pezzenti che andavano in giro per il mondo
eravamo noi… oggi…
Pin. Oggi
altre genti, altri disperati vivono storie come quelle che ci sono nel Cuore di
De Amicis…
DS. È un
peccato, che Cuore non si legga più… sarebbe utile per ricordarci come eravamo…
Pin. Sarebbe
un bell’esercizio di memoria… e ci aiuterebbe a capire un po’ di più il mondo
d’oggi.
PU. Noi
abbiamo scherzato… abbiamo cercato di farvi ridere…
FataC. Ma
quante volte, scherzando si dice la verità!
SIPARIO
Presentatori
Fusani
Tutti
cantano di Dylan. KNOCKIN ON HEAVEN’S DOOR
Tutti Escono
Ballo delle 5^