Questa non è una valigia
Febbraio-Aprile 2014
·
Musica: Cintek de
dragoste (Moni Ovadia).
(Il narratore arriva recando con sé la valigia. La
musica si abbassa)
Questa
non è una valigia.
Si,
gentili spettatori: questa non è una valigia. Sembra una valigia, ma non è una
valigia.
Le
valigie servono per andare in viaggio…
ci
si mette la biancheria di ricambio, i vestiti… il necessario per l’igiene…
qualche regalo, se si va a trovare qualcuno… qualche libro per i tempi morti…
Qui
dentro non c’è niente di tutto questo.
Qui
dentro c’è qualcosa di molto prezioso.
Questa
non è una valigia; questo è uno scrigno. (la apre)
Qui
dentro c’è qualcosa di molto più prezioso delle camicie, del sapone, dei regalini.
Qui
dentro c’è un pezzo della nostra memoria,
qui
dentro c’è la nostra cultura, qui dentro c’è la nostra identità, qui dentro c’è
la nostra salvezza.
Nel
Grande Fratello, quello di Orwell, ovviamente,…
il
potere assoluto e pervasivo, si definisce con uno slogan terribile:
Chi possiede il presente
– possiede il passato
Chi possiede il passato
– possiede il futuro.
È
uno slogan terribile che sembra non offrirci nessuna speranza,
sembra,
perché invece, può offrirci la chiave per la salvezza:
oggi,
qui, questa sera, nel presente, noi siamo qui per riprenderci il nostro passato,
pochi…
quasi in clandestinità…
contro
la macchina della rimozione, e cioè della propaganda;
(chissà
cosa c’è questa sera in televisione, per milioni di italiani che ora non sono
qui).
Noi
invece questa sera siamo qui con la volontà di non farci espropriare del
presente,
e
quindi del nostro passato, per non farci derubare del nostro futuro.
La
chiave per riprenderci il nostro passato, ce la offrono il Mario Ugazio e la Angela Onetto, detta
Lina, che dalla guerra hanno avuto la vita devastata e che di questa storia
sono state le vittime…
La
chiave, è in questa valigia.
Questa
serata è cominciata con una musica… è una musica tratta da uno spettacolo di
Moni Ovadia… un artista ebreo, di origine bulgara… che ha lavorato anche lui
sulla memoria… quella del suo popolo, naturalmente.
Lo
spettacolo si intitolava Dibbuk… dibbuk è una figura importante nella cultura
ebraica.
Dibbuk
è l’anima di un morto… un giovane morto…
Un
giovane morto di morte violenta e prematura… un morto che non si rassegna… un
morto che non vuole andare nell’aldilà… un morto che continua… e continuerà a
turbare il sonno dei vivi, almeno fino a quando non avrà ricevuto un atto di
riparazione.
La
musica che avete sentito… questa musica straziante, che sembra una marcia
funebre… non è una marcia funebre… è una marcia nuziale…
Noi
l’abbiamo scelta perché ci è sembrata la più giusta per accompagnare la storia
del Mario e della Angela.
Il
Mario è il dibbuk che chiede giustizia e memoria, morto a trent’anni di morte
violenta e prematura durante la ritirata di Russia… e la Angela era la sua
sposa, ed è rimasta la sua sposa per tutta la vita… e anche lei chiede
giustizia e memoria.
Sfogliando
il carteggio la prima cosa che ha attirato la nostra attenzione, sono state le
cartoline.
Si,
nella posta del Mario ci sono delle cartoline… sono cartoline di propaganda.
Colpisce
la distanza tra le immagini e i messaggi scritti sul retro.
Ce
n’è una in cui campeggia un enorme orso bianco… una statua enorme; l’animale,
pur appoggiato sulle 4 zampe è molto più alto del soldato in camicia nera che,
in piedi, sta lottando contro di lui.
Davide
contro il gigante Golia.
Davide,
il soldato italiano, con una lancia colpisce e manda in frantumi una zampa, che
si spezza in scaglie di marmo .
L’orso
si trova sul piano più alto di una scala; una scala bianca. Sui gradini cola un
rivolo di sangue; viene dalla zampa frantumata.
Sui
gradini, all’esterno, in ascesa, le tappe del trionfo fascista… passato e futuro:
Roma
1922, Madrid 1936, Mosca 1944.
Nel
bordo basso dell’immagine una scritta:
tre
puntini si sospensione e poi “se non ci fosse stata la Marcia su Roma”
che
cosa sarebbe successo, se non ci fosse stata la marcia su Roma?
Che
la zampa dell’orso sovietico ci avrebbe schiacciati? O forse l’orso sarebbe
venuto a dissetarsi nelle fontane di San Pietro.
L’immagine
è ambigua: la bestia feroce non sta
lottando; subisce e guarda lontano con uno sguardo vuoto e smarrito; dietro
l’animale, un cielo rosso, in basso, e che man mano che si sale verso l’alto
diventa scuro.
Rosso:
rosso come il colore simbolo del comunismo, che si perde nel nero della
tragedia, ma anche rosso come se il cielo fosse acceso da un incendio che
distrugge i villaggi e le città dei russi, di quel popolo nemico…
A
completare l’immagine, dietro il soldato italiano, bandiere nere, gagliardetti
con lo stemma del fascio, insegne di guerra ricavate dalla iconografia
imperiale romana, quasi a sottolineare che anche se il soldato cadesse, dietro
di lui, migliaia di altri valorosi sarebbero pronti a prenderne il posto.
Lina non stare pensierosa che io c’ho la sfortuna di stare troppo
bene, e invece tu hai paura che io stia
troppo male, scaccia quei pensieri, e
pensa che fra 5 mesi avremo una bellissima bambina, pensa Lina quando tornerò
tu me la porgerai fra le mie braccia, quale gioia proveremo a pensare questo.
Lina mi sembra già domani quel giorno.
Il
Mario e la Lina aspettano un bambino, o una bambina, meglio se nascesse una
bambina… almeno non dovrà andare in guerra…
In
un’altra cartolina un soldato italiano avanza impugnando l’asta di una bandiera
nera; il coltello stretto tra i denti, nella destra una bomba a mano. Al suo
fianco un nazista; nella destra tiene un pugnale. Insieme, sguardo eroico,
avanzano su un cumulo di macerie, calpestando bandiere rosse. Dietro di loro, a
una certa distanza, un muro di soldati di cui non si distinguono i volti. Su di
loro spiccano le bandiere: l’italiana; la tedesca, quella rossa con la svastica
al centro, in un cerchio bianco, quella giapponese, e tante altre tra cui si
possono riconoscere anche quella della Cechia, quella dell’Ungheria, quella
della Romania…
Lina carissima
mi informi che
tutte le paure ti sono passate e che
attendi il fausto giorno per poter stringere quel piccolo angiolino. Qui mi hai
fatto ridere della gioia e ho tanta
fiducia di dovere tornare per stringerlo
anch’io come te e di farlo ballare. A pensare a questo mi trovo contento.
In una cartolina in bianco e nero, avanzano tre soldati… Se i tedeschi
proclamavano Gott
mit uns… Dio con noi; noi ci
appellavamo alla Madonna.
I tre soldati avanzano con maschere antigas, elmetto, lanciafiamme
acceso, braccio alzato con la bomba in mano, pronta per essere lanciata…
Su di loro una Madonna, lo sguardo estatico, rivolto verso
l’alto, le braccia aperte in un’invocazione al cielo, il capo circondato da
un’aureola su cui brilla una corona di stelle. Accanto alle stelle una parola:
Vincere!
Non dubitare che il mio ritorno si avvererà e colla piena
soddisfazione di aver fatto il mio dovere da Fante. Si devo ritornare perché un
altro dovere, un’altra missione più umana di questa che sto disimpegnando, mi
attende forse con maggiore soddisfazione, quella di essere papà. Qui si che si
vedranno le mie doti personali. In questo punto mi domando e domando se sarò l’altezza di questo grado che al mio
ritorno dalla guerra dovrò assumere?
C’è ancora una cartolina
che ci ha colpito e ci ha fatto pensare.
C’è una stanza di cui
vediamo solo un muro. Disegnata in sanguigna su un fondo grigio, sulla sinistra
sta una madre, la creatura in braccio, dietro la sua testa una sfumatura
tratteggia quella che può essere scambiata per un’aureola. La donna è composta
e serena, nonostante che la scena che si svolge davanti ai suoi occhi sia
altamente drammatica. Due soldati italiani, armati di tutto punto stanno
spingendo una porta… uno di loro è voltato a guardare la donna, forse a
rassicurarla, forse per misurare il pericolo che la donna e il bambino stanno
correndo. Dall’altra parte della porta, attraverso lo spiraglio si intravede un
mostro orrendo, il comunismo,una specie di gorilla enorme con lo sguardo feroce
e demente, che spinge per entrare. La didascalia in basso recita L’EUROPA
CONTRO L’ANTIEUROPA.
E qui c’è qualcosa che
non funziona.
Mussolini il 10 giugno
del 40, aveva chiamato gli italiani alle armi contro le democrazie
plutocratiche e reazionarie dell'Occidente.
Combattenti di terra, di
mare e dell'aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
Uomini e donne d'Italia,
dell'Impero e del Regno d'Albania. Ascoltate!
Un'ora segnata dal
destino batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni
irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli
ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo
contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni
tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del
popolo italiano.
E la Russia… e il
bolscevismo… cosa c’entrano con le democrazie plutocratiche e reazionarie
dell'Occidente?
Perché Mario Ugazio è
stato mandato a soffrire in Russia, a morire in Russia, insieme ad altre
centinaia di migliaia di cittadini Italiani. Perché Angela Onetto, detta Lina,
è stata separata da suo marito… dal suo amore… e costretta a vivere tutta una
vita lontano dal suo uomo...?
Schizofrenia di un
regime? Delirio di onnipotenza?
Ognuno
dia la sua risposta… intellettualmente onesta e non si indulga a facili luoghi
comuni autoassolutori.
Una
risposta potrebbe essere che Hitler e Mussolini, personaggi temuti, ma
squalificati e disprezzati sulla scana internazionale, volevano acquisire crediti,
guadagnare prestigio e autorità, proprio davanti a quelle tanto disprezzate democrazie plutocratiche
e reazionarie dell'Occidente; davanti all’opinione pubblica mondiale, forse
anche davanti al Vaticano; forse Hitler e Mussolini volevano presentarsi al
mondo come quelli che sconfiggendo il comunismo, avevano salvato la millenaria
civiltà europea dalla barbarie…
Non meno gravi sono state le perdite
che la battaglia contro il bolscevismo vi ha imposto, ma si trattava di difendere la millenaria civiltà europea
contro la barbarie moscovita …
E
così il Mario viene mandato a difendere la millenaria civiltà europea contro la
barbarie moscovita
Mia Carissima Moglie
Finalmente
posso darti mie notizie più a lungo, il quale servizio non è tanto gravoso.
Incomincio col
dirti che mi trovo nelle vicinanze del
fronte e sono attendato in un bel bosco.
L’acqua
scarseggia; intendo l’acqua da bere. Per lavarsi c’è negli stagni o paludi.
Le giornate
sono belle e permettono di restare anche a dorso nudo.
Ti porto pure a
conoscenza che le notti qui in Russia sono cortissime.
L’imbrunire
incomincia alle ore 20,30; alle 21 è buio,
l’alba
incomincia alle ore 2 e alle ore 3 il sole già illumina… come vedi le notti
sono di 5 ore.
Ti informo pure
che durante il viaggio in questo territorio ho visto scambiare infinità di uova
con il tabacco o la galletta… una galletta ci davano 6 uova oppure un pacchetto
di sigarette.
In questi
scambi pensavo a te e lo dicevo anche coi compagni che se avessi avuto
possibilità te ne spedivo qualche cesta dato che li c’è poco sa rosicchiare.
Pero anche qui
ce poco ad eccezione delle uova.
Io non so cosa
ci ho per la testa, ci ho poca voglia di parlare e tanto meno di ridere specie
quando sento discorsi che non mi vanno a genio, oppure parole
basse.
Mia cara Lina.
Non solo sono le parole basse che mi
danno ai nervi ma credo sia anche l’enorme distanza il quale ci separa… guardi… sono circa 3500
km; a scrivere questo numero mi viene il freddo.
Ma cercherò di
farmi forte per ritornare un giorno il
quale ti abbraccerò te ed il nostro bambino, il quale lo penso che venga alla
luce ed io lancerò le mie forze per la sua prosperità.
La
Russia… siamo nell’epoca di internet… di Google maps.
Siamo
andati a cercare i luoghi dove si svolge la tragedia…
Nel
vedere le fotografie che sono state scattate recentemente vengono in mente più
i racconti di Tolstoi, che il teatro di una guerra sanguinosa.
·
Sembra di sentire
le note di Ma Vlast, La mia terra, di Smetana…
Lungo
le rive del Don, un pescatore aspetta che i pesci abbocchino.
Delle
oche nuotano poco lontano.
In
una foto si vede un’ansa del fiume, che scorre lento tra le colline.
Nell’ansa
c’è un barcone… sembra di vederlo muoversi lentamente, come in un film di
Tarkowskij
Vicino
all’acqua una tenda, una canadese. Qualcuno fa campeggio libero.
In
una strada fangosa due case scure, ombrose, di legno. Hanno solo il piano
terra, basse, con le finestre bianche, , con qualche albero vicino…
In
fondo a una strada un monumento pesante ai Cosacchi del Don; in un’altra piazza
un monumento equestre celebra un generale sconosciuto.
In
lontananza, sopra una chiesa ortodossa, bianca, una falce di luna… chissà
quante volte il Mario l’avrà guardata, da questi luoghi, pensando a casa.
Sembra
un bel paesaggio; verrebbe voglia di venire qui a fare una vacanza riposante.
Ma
il Mario dice:
… manca qualche giorno per compilare il mese della mia partenza per queste terre russe che io non ci resterei
neanche se mi caricassero di oro
Ha
ragione. Nel romanzo ‘Verità e menzogna’ Guido Piovene fa dire al protagonista,
mentre passeggia sul Carso:
“Adesso
era molto bello.
Il
greto dell’Isonzo che scintillava da lontano, il Monte Santo col monastero in
vetta, e in alto lo scorcio del Collio verso montagne lontanissime.
Era
diverso allora.
Era
una terra orrida, repellente, di sassi,
di fango e di polvere impastati di sangue e di materie purulente, senza nemmeno
un arbusto, un cespuglio, un filo d’erba… solo filo spinato, in matasse e
centinaia di migliaia di uomini nascosti in buche sotterranee, cadaveri,
escrementi, nei luoghi al riparo dal fuoco.
Poteva
forse essere bello, adesso, un luogo che aveva potuto essere così brutto,
brutto fino allo schifo?
Una
bruttezza immonda, infame, lo aveva massacrato senza pietà, per sempre”.
Mia bella Lina
Ti informo che
sono giunto ieri al posto di rincalzo, questo sito è posto in una balca in
mezzo alla steppa e siamo alloggiati nelle buche da noi costruite; se il tempo
continua sempre con il bello staremo
bene anche qui.
… ieri si è
fatto sentire il primo freddo russo lasciando cadere un piccolo strato di neve
gelata accompagnata da un vento gelatissimo che ho giudicato che il freddo sia
stato 8 o dieci sotto zero.
Ebbene Lina con
questo freddo io sto benissimo e mi sento anche più forte.
Non è un atteggiamento da
sbruffone… ingenuamente, cerca solo di tranquillizzare la Lina
Ti informo pure
che in questi giorni hanno distribuito indumenti di lana e sono andati
benissimo perciò non dubitare che sono coperto, per il momento e, nell’andare
avanti, ci daranno altro.
Mia adorata
Lina
È apparsa una
bella giornata dopo due giorni di forte tormenta che sibilava come una sirena.
In questi due giorni ero veramente triste e impaziente, tutto mi disturbava,
non so cosa si era formato in me, forse la tua lontananza, forse la guerra che
mi stanca. E’ che non vedo quale giorno sia terminata, così come ero io, erano
i miei compagni. Oggi invece essendo apparso il sole ci guardo in faccia ai colleghi; sono più
sereni. Anch’io ho mutato il mio aspetto con questo. Il sole ci ha portati un
po’ di allegria benché il cielo è quasi continuamente solcato da apparecchi
sovietici noi tutti ci guardiamo un po’ di malocchio ma non possiamo farci
nulla, ma poco lontano da noi ci sono gli artiglieri che agiscono contro di
loro.
Mia Adorata
mi informi che
questi allarmi continui non ti lasciano tranquilla e hai paura di morire, tu
questo non lo vorresti se non prima che mi abbia visto e fra le braccia.
Lina tanto
adorata non essere così paurosa che gli allarmi non ti faranno nulla.
Mi informi che
hai voglia di spedire al paese il baule con tutta la biancheria per paura che
ti venga danneggiata la casa… se hai possibilità di spedirlo fallo pure.
Quello che
volevo dirti è questo, figurati che gli aerei russi hanno continuato per 5
giorni dalle 5 del mattino alle quattro di sera a bombardare le nostre retrovie
e sai cosa hanno fatto niente dico assolutamente niente e tu ti spaventi quando
suona la sirena.
Coraggio e
cerca di affrontare come se fosse il giorno della festa di Borgo S. Martino.
Coraggio!
coraggio vero, ... coraggio per resistere… il coraggio delle persone
autentiche,
non
quello fasullo delle marcette grossolane…
non
quello della “incrollabile fede nella vittoria finale”…
quello,
più che coraggio, si chiama irresponsabilità.
Siamo
andati a cercare, negli archivi, nei libri di storia, gli annunci, i comunicati
sulla campagna di Russia. Non abbiamo trovato molto… nessun discorso roboante.
IL
generale Paulus telegrafa a Hitler:
La
chiusura della sacca agli attacchi nemici non è riuscita nei settori
occidentale e sud occidentale.
Si
rilevano nuovi tentativi di sfondamento da parte del nemico.
Munizioni
e carburante sono quasi esauriti.
Numerose
batterie e armi anticarro sono fuori uso.
È
impossibile provvedere a rifornirle in maniera adeguata e tempestiva.
L’armata
sarà condannata nel giro di brevissimo tempo alla distruzione.
Il
nemico attacca da sud e da ovest con tutte le forze disponibili.
È
indispensabile l’immediato sganciamento di tutte le divisioni da Stalingrado,
vista
l’impossibilità di tenere il fronte orientale e quello settentrionale.
Con
ciò, indubbiamente perderemo moltissimo materiale, ma si potrà salvare la
maggior parte dei nostri preziosi combattenti.
Il
generale Messe telegrafa a Roma:
Seguito
grave situazione logistica determinatasi per cattivo tempo e pessime condizioni
strade,
ma
soprattutto per inadempienza germanica che si è tradotta in mancato arrivo di
treni e trascurabilissimo contributo diretto viveri, ho chiesto ad armata
intenzioni su utilizzo del CSIR dopo occupazioni distretti industriali di
Stalino e Gorlowka.
Risposta: Contributo CSIR molto desiderato fino a
raggiungimento meta finale.: obbiettivo Stalingrado. Ho pertanto incaricato
colonnello Chiusi considerazioni logistiche necessarie per consentire
assolvimento nostro compito.
Il
colonnello Chiusi, risponde che non ci sono treni, che mancano i viveri, che
non ci sono carburanti né per i mezzi di terra, né per gli aerei, mancano le
munizioni e gli indumenti di lana e moltissimi soldati sono quasi senza le
scarpe.
Mussolini,
attingendo fino all’ultimo alla sua retorica inesauribile, invierà un proclama
ai superstiti dell’ARMIR… “Nella dura lotta sostenuta a fianco delle armate
germaniche sul fronte russo, voi avete dato innumerevoli prove della vostra
tenacia e del vostro valore.
Contro
le forze preponderanti del nemico vi siete battuti sino al limite del possibile
e avete consacrato col sangue le bandiere delle vostre divisioni.
Privazioni,
sofferenze e interminabili marce hanno sottoposto a prova eccezionale la vostra
resistenza fisica e morale.
Solo
con un alto senso del dovere e con l’immagine onnipresente della patria
potevano essere superate.”
Falso.
Falso!
L’immagine
che ha dato la forza di lottare fino all’ultimo minuto a Mario Ugazio, non era
quella della patria, ma quella della Lina, della sua casa, del bambino che
stava per nascere… della sua famiglia.
Io sono sempre qui col cuore sospeso e questa lunga azione non tenta
a terminare.
Ma ho tanta fede in Dio e nella Madonna che mi salveranno, perché
quella creatura avrà un giorno bisogno di me ed io resterei col cuore trafitto
se non lo potrò fare.
e
SOLO, SOLO il tuo pensiero mi dà coraggio e forza.
E
chi era rimasto in patria?
Abbiamo
provato a cercare nei diari di Galeazzo Ciano, ministro degli esteri fino al
febbraio del 43, gli appunti relativi alla campagna di Russia. C’è solo qualche
cenno, più o meno una volta al mese.
27
maggio: parla della brutalità dei tedeschi, spinta fino al crimine costante.
Gli parlano di massacri di intere popolazioni, Ciano è scettico sulla
veridicità di tali racconti… “I prossimi 4 mesi potrebbero segnare l’inizio di
una catastrofe senza precedenti”. Dei soldati italiani, non una parola.
4
Giugno: “Vedo Messe di ritorno dalla Russia. Ha il sangue agli occhi contro
Cavallero perché gli ha proposto il vecchio e fesso Gariboldi nel comando
dell’armata… Messe non nasconde gli interrogativi che si pone e che sono molto
seri.”
26
Giugno: “Mussolini vede scura la situazione in Russia dove i bolscevichi hanno
datoesecuzione ai dettami tattici di Lenin, che insegnava al proletariato a
battersi casa per casa.”
27
agosto: “Ribbentrop giudica la Russia un osso duro. Molto duro, e non fa
previsioni sulla durata
della
guerra”
27
settembre: “Gaffe di Cavallero che per arruffianarsi l’ambasciatore del
Giappone gli ha dato notizie di successi a Stalingrado… il vice addetto
militare tedesco col suo duro italiano di stile militaresco ha risposto secco :
non dica balle!”
9
ottobre: “Sul fronte russo non si avranno grandi novità, o, se vi fossero, non
sarebbero in nostro favore”.
È incredibile la nonchalance con cui
a Roma si accolgono le notizie provenienti dalla Russia… tanto ci sono solo decine e decine di migliaia di
italiani che stanno morendo.
14
novembre: “Vedo Messe; il suo giudizio sul fronte orientale è che i bolscevichi
non hanno forze per tentare azioni in grande, ma sufficienti per inchiodare l’esercito
germanico nella steppa”.
Sui soldati italiani nessun
commento.
Primo
dicembre: Gli ufficiali tedeschi fanno previsioni rosee sulla lotta in Russia.
18
dicembre… probabilmente, a questo punto Mario Ugazio è già morto; Ciano annota:
“Quando sono arrivato, non si è nascosto né a me, né ai miei collaboratori il
disagio per le notizie della rotta sul fronte russo. Si tendeva apertamente a
darne a noi la colpa!”.
Disagio! Centomila soldati italiani
stanno morendo di fame, di freddo, travolti dai russi… e loro provano “disagio”,
e si preoccupano di non essere incolpati...
22
dicembre: “Trovo molto ‘cafard’ per le notizie del fronte russo…” Cafard…
malinconia… che sensazione signorile…
24
dicembre: “Le notizie dalla Russia continuano ad essere poco buone, ma al
comando supremo si pensa che anche questa volta i russi non riusciranno ad
avere il braccio lungo e non sfrutteranno strategicamente i successi iniziali”.
Basta
così… nei diari di Ciano, non si parla più di Russia e di ARMIR… evidentemente
una faccenda così poco importante.
Ora,
voi vi chiederete… ma se la catastrofe di Russia era un evento così poco importante…
cosa c’era di tanto più importante da scrivere, per riempire le oltre 700
pagine a stampa dei suoi diari?
Ciano
e gli uomini del regime sono più preoccupati del Mediterraneo, della Libia,
dell’Albania, della Grecia.
Sono
preoccupati dei rapporti col Vaticano
Sono
preoccupati dei Bombardamenti su Genova Torino Milano… ma non dei danni e delle
vittime… no… sono preoccupati del morale della popolazione.
I
gerarchi sono occupati nei loro intrighi.
Di
ogni evento gli interessa solo di sapere chi potrà prendersene meriti per fare
carriera e chi si vedrà addossare le colpe e perderà la poltrona.
Sono
molto preoccupati per le manifestazioni per le celebrazioni del ventennale. 28
ottobre che non potranno essere allestite col solito retorico trionfalismo …
Di
quello che accade in Russia. Degli italiani, del Mario, non gliene interessa
assolutamente nulla
E
se la politica è indifferente al destino del Mario e della Lina,
anche
il Mario e la Lina sono sostanzialmente indifferenti alla politica… le sono estranei.
Il 5 ottobre del 39 il Mario, scrive ad Angela
Lina sempre più
cara.
ho appreso con
gioia la notizia che ora ti occupi anche di politica;
questa è sempre
un istruzione e anche si può dire qualche cosa in mezzo alle persone più o meno
istruite, cosi non si passa proprio per ignoranti.
Persone modeste. La
politica, per loro è poter dire qualcosa in mezzo alle persone.
Non hanno la saggezza
brechtiana che dice “occupati di politica, altrimenti sarà la politica a
occuparsi di te”.
E Mario e la Lina
scopriranno a loro spese quello che la politica ha preparato per loro; lo
scopriranno quando, Mario sarà lontano da casa, obbligato a una guerra che né
lui, né la Lina hanno voluto; una guerra che lui e la Lina vogliono solo veder
finire, e il prima possibile.
Il
Mario e la Lina sono due persone che sarebbero piaciute al Montanelli di “Gente
qualunque”. Persone desiderose solo di lavorare seriamente, tranquillamente.
Persone
desiderose solo di vivere del loro affetto, del loro amore per la famiglia.
Persone
modeste. Giudicarle sarebbe impietoso.
Solo
molto raramente nelle loro lettere si avvertono, timidamente, gli echi della
propaganda di regime.
Inconsapevoli nella catastrofe che si sta abbattendo
su di loro
e poi travolti… dalla catastrofe.
Anche se non sono eroi della resistenza che hanno dato
la vita per la causa della libertà…
a loro va tutta la nostra compassione,
perché sono loro, le vittime.
·
Adagio di Samuel Barber
Il Mario non tornerà più…
lo aveva messo in conto… fin da quando era in Albania, fin da quando era ancora
fidanzato… è giunto il momento di aprire una lettera che fino all’ultimo era
rimasta chiusa.
Genitori
Carissimi, A voi vi è toccata la sfortuna di leggere questa lettera il quale esprime
il mio sentimento in questi giorni di guerra. Quello di dovervi lasciare senza il mio
ultimo abbraccio è stata per me la
desolazione per tutto il viaggio
arrivato a destinazione mi sono rassegnato a Dio e al destino. A voi genitori
che sempre mi avete dato tutta quella educazione che mi occorre nella vita… non
l’avrete a male di questa vostra perdita, anzi dovete essere orgogliosi di
avere dato alla Patria il vostro figlio Mario.
Per
la mia fidanzata Onetto Angela chiamata Lina come voi ne siete al corrente, la
amo proprio di cuore, e vi assicuro una vera donna come sempre ne ho parlato a
voi. Nella vostra vita che avrete ancora, e se questa non dovesse sposarsi più come sempre mi diceva il quale io ci faccio
conto, ma nel medesimo tempo rispetti la sua idea altamente. Anzi faccio presente che questa su detta Lina
tiene nelle sue proprie mani un mio risparmio di £ 2.000 il quale li verserà a
voi, in questo versamento gli dovete fare un mio regalo di £ 500 il quale se li
merita per il modo che si è sempre
dimostrata premurosa nella vita civile e generosa nella vita militare.
Come
o già accennato, non dovesse trarre matrimonio la dovete aiutare e da questo
momento, dovete scordare che avete perduto il proprio figlio, ma di avere ora
una figlia che possiede tutte le buone doti.
Dico
questo perché so che voi ci avete sempre tenuto di avere una figlia ecco è
giunto forse il momento.
Baciatela
questo vale come se l’avessi baciata io e leggetegli questa mia lettera in
vostra presenza.
Ai
miei due fratelli Dante e Ilario ricordategli che li ho sempre avuti nel mio
cuore, così un bacione al mio nipote Pier Angelo, alla zia Maria la quale posso
dirli la mia seconda mamma, tutto il mio affetto, parenti e cugini tutti i miei auguri di una buona vita
terrena.
Infiniti
auguri vostro figlio Mario.
In
mio ricordo ereggete una lapide con affisse le mie fotografie militari in cui
li tiene la mia Lina riserbati in mio ricordo.
A
te Lina è pure toccata questa dolorosa notizia ma ne sono sicuro che sarai
forte come ne hai già dato la prova, non maledire il mio destino, che ci
troveremo di nuovo in compagnia della tua povera mamma. Coraggio e auguri
infiniti
tuo
fidanzato Mario.
Le
ultime parole di questa serata le abbiamo prese da un romanzo di Louis
Ferdinand Celine: Viaggio al termine della notte
o
Ferdinando,
voi siete un vile! Voi siete disgustoso come un topo
o Si, sono un vile,
rifiuto la guerra e tutto quello che contiene… non voglio aver nulla a che fare
con essa… non voglio aver nulla a che fare con tutti gli uomini che contiene!
Anche se loro fossero 995 milioni, e io
solo… ebbene… sono loro che hanno torto, e io che ho ragione!... perché io sono
il solo a sapere cosa voglio:
io non voglio più morire, perché solo la
vita conta.
o Ma è impossibile
rifiutare la guerra! Quando la patria è in pericolo… solo i pazzi e i vili
rifiutano la guerra,
o
E
allora… viva i pazzi e i vili!
·
Musica: Cintek de
dragoste (Moni Ovadia).
(Tutti escono e rimane in
scena solo la valigia)