sabato 17 dicembre 2022

 

LA DOLOROSA STORIA DELLA GIOVANE MILIA

E DEL SUO CARO LUIGINO


Il narratore, la Milia, il Luigino, una testimone


Aia della cascina.

La camera resta fissa su un edificio, poi lentamente fa un giro su se stessa di 360°.

Quando torna alla inquadratura iniziale entra in campo il narratore.


  • Narratore:

Nel 1918 il Regno d’Italia vinse la I guerra mondiale, ma il costo fu altissimo:

650 mila vittime tra i militari, 600 mila tra i civili, un milione di feriti

e un esercito di reduci che, al ritorno dal fronte, non riceve le ricompense promesse.

Dopo avere conosciuto la violenza del campo di battaglia,

molti faticano a rientrare nella vita civile; sono violenti e frustrati.

Nel marzo del ’19, a Milano venne fondato

il movimento dei Fasci italiani di combattimento… un centinaio di uomini…

Benito Mussolini ne venne eletto segretario.

Mussolini coi suoi uomini, voleva abbattere la monarchia dei Savoia,

voleva concedere alle donne il diritto di voto e la possibilità di essere elette,

voleva instaurare la repubblica e sequestrare i possedimenti della Chiesa.

Mussolini pretendeva una ricompensa più alta da parte degli alleati di guerra…

cioè voleva confini più ampi per il Regno d’Italia,

e voleva chiudere il Parlamento.

Il nuovo governo avrebbe dovuto essere composto da reduci di guerra. //

quello che Mussolini voleva fare, era una specie di rivoluzione.


Ben presto, però, Mussolini rinnegò questi progetti.

Anche quando arrivò al potere assoluto, non fece nulla… nulla… per realizzarli.

Anzi, invece di difendere i reduci, i fascisti si organizzarono in squadre armate…

le squadracce”: gruppi di uomini violenti, che bastonavano, intimidivano e umiliavano gli avversari politici… aggredivano i lavoratori che chiedevano migliori condizioni di vita.

Tra il 1919 e il 1920, gli italiani avevano cominciando a disobbedire; si erano svolti migliaia di scioperi e manifestazioni.

Gli operai e i contadini lottavano per aumentare i salari e migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita, che spesso erano disumane.

C’erano stati numerosi scontri tra gli scioperanti e le forze dell’ordine.

La situazione era sempre più instabile; i proprietari delle fabbriche, i proprietari terrieri, e gran parte degli uomini politici, non sapevano come gestire il malcontento.

A questo punto irruppero sulla scena gli squadristi, pronti a reprimere con la violenza le lotte operaie e contadine.

I ricchi industriali e gli agrari decisero di finanziare il movimento fascista, convinti che questi uomini li avrebbero protetti, assieme alle loro ricchezze.

Le squadracce” devastavano le sedi dei giornali, distruggevano le sedi dei partiti e dei sindacati e persino le biblioteche e i teatri.

In pochi mesi i fascisti compirono centinaia di atti illegali.

In meno di 2 anni, tra il 1921 e il 1922, uccisero circa 3000 persone.

Le squadracce seminavano il terrore, e nessuno glielo impediva, anzi, spesso, alcuni organi dello stato… le forze dell’ordine, favorivano spudoratamente le azioni illegali dei fascisti.


è su questo sfondo che si svolge la tragica storia della Milia e del Luigino… altri due amanti “nati sotto cattiva stella”.


Quando la Milia arriva alla cascina, con la sua famiglia, il Luigino non la vede subito… è al lavoro.

La prima volta che la vede è la domenica, quando la Milia va alla messa…

lui è fuori sull’aia, e sta chiacchierando con gli amici… coi compagni di lavoro.


(Lei sta camminando a fianco di una ragazza);

guardano i ragazzi di sfuggita, a testa bassa… sussurrano.

Luigino ha seguito con lo sguardo i loro passi…

“… chi è quella ragazza che va in chiesa con tua sorella…”

Luigino, sbassa la cresta… quella è la figlia del fittabile!”, e tutti ridono.


Se Luigino fosse un poeta, o se almeno conoscesse Shakespeare, direbbe,

come Romeo,

  • “… quella ragazza insegna perfino alle torce come splendere di luce più viva! Sembra che sul volto scuro della notte

ella brilli come una gemma rara pendente dall’orecchio d’una Etiope.

Bellezza troppo ricca, troppo cara e preziosa per la terra!

Ella spicca fra queste sue compagne come spicca una colomba color della neve

in mezzo ad uno stormo di cornacchie.

Come vorrei toccare la sua mano e, così, rendere beata questa mia mano, rozza …

Il mio cuore finora non ha mai amato perché, prima di adesso,

io non ho mai visto la vera bellezza”.



Ma anche la Milia ha notato il Luigino… che per lei vale tanto quanto il Romeo di Giulietta, e forse anche di più.

//

  • Romeo, Romeo! Perché tu sei Romeo?

Non mi importa di tuo padre! Non mi importa del lavoro che fai,

non mi importa del sindacato, non mi importa dei partiti…

Giurami amore, ed io non sarò più la figlia del fittabile!

ma tu, tu sarai, sempre Romeo per me...

Cosa è infatti Montecchi? … Non è una mano, né un piede, né un braccio,

né una faccia, né nessun’altra parte che possa dirsi appartenere a un uomo.

A me non importa nulla del tuo nome, del tuo partito del tuo sindacato!

E poi, che cos’è un nome? … Forse… quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?

Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome, che non è parte della tua persona, e in cambio prendi tutta me stessa.”


  • La testimone:

Le parole FASCIO e LEGA erano nate prima dei partiti politici che si sono fregiati di questi nomi. Le LEGHE CONTADINE erano nate all’inizio del ‘900 per difendere braccianti e salariati agricoli e rappresentavano le sezioni locali del sindacato della terra. //

Le Leghe Contadine, per ottenere aumenti salariali e la giornata lavorativa di 8 ore, organizzarono in Lomellina, diversi scioperi tra il 1919 e il 1920 (in quello che è stato chiamato “BIENNIO ROSSO”). Tali manifestazioni raggiunsero il culmine con lo sciopero dei mungitori.

Per rispondere alle agitazioni contadine, gli agrari costituirono delle squadre di armati, gli squadristi, dapprima per proteggere i crumiri (cioè i lavoratori provenienti da altre zone, che lavoravano durante gli scioperi);

successivamente, negli anni 1921-1922 (il cosiddetto “BIENNIO NERO”) si impegnarono in spedizioni punitive, contro Leghe, cooperative e case del popolo.

In Lomellina, le squadre fasciste, finanziate dagli agrari e comandate da Cesare Forni, devastarono sedi di giornali socialisti, come l’INDIPENDENTE di Vigevano e L’AVANTI! di Milano.

Nell’agosto del 1922, furono messe a ferro e fuoco, le Camere del Lavoro di Novara e di Vigevano.

Sempre a Vigevano venne interrotto con la forza il discorso del presidente della Provincia, in occasione del 1° maggio 1922.

Le Squadre fasciste nei Comuni, arrivarono persino a costringere alle dimissioni i sindaci socialisti regolarmente eletti.

A Vigevano, il 5 agosto 1922, la giunta comunale socialista, capeggiata da Camillo Bialetti, fu costretta a rassegnare le dimissioni nelle mani del commissario prefettizio. La notizia venne data, al balcone del palazzo comunale, dall’industriale calzaturiero Andrea Ghisio, assieme al segretario del fascio,


A Pavia, il 21 aprile del 1921, il giovane dirigente del Partito Comunista Ferruccio Ghinaglia, fu ucciso, con un colpo di rivoltella alla testa in una esecuzione sommaria.

Ottavio Nipoti fu ucciso a Ferrera, Maria Sampietro di 24 anni a Zerbolò,

Angelo Silva, di 22 anni, a Mirabello di Pavia. Il capolega Giovanni Salvadeo, fu ucciso a bastonate, a Tromello.

A confronto, il fatto che, frequentemente gli avversari politici, fossero costretti a bere un bicchiere di olio di ricino, violentemente purgativo, sembra quasi uno scherzo goliardico di cattivo gusto.

Dopo il primo incontro La Milia e il Luigino si videro ancora molte volte, ma non parlarono…

Si vedevano quando andavano in chiesa, alla messa, alla domenica.

Lei sedeva nelle panche sulla destra, insieme alle altre donne.

Lui a sinistra, con gli uomini.

Erano separati, ma si guardavano, furtivamente, e in mezzo a tutti gli altri, ciascuno dei due, vedeva solo l’altro.


Voce di Luigino

  • Quella donna è l’amore mio… vorrei che lei lo sapesse. Lei mi parla senza dire una sola parola. I suoi occhi mi parlano ed io risponderò.

I suoi occhi sono più luminosi delle stelle di tutto il cielo…

e se quegli occhi fossero al posto delle stelle…

allora la luce del suo viso farebbe impallidire le altre stelle…

così come il sole fa impallidire la luce di una lampada…

E se quegli occhi fossero al posto delle stelle…

brillerebbero tanto che gli uccelli, in cielo,

si metterebbero tutti a cantare credendo che la notte fosse finita.

//

Guarda come tiene le mani, vorrei essere un guanto su quella mano, e carezzare la sua guancia…



Voce della Milia

  • Romeo, Romeo… perché sei tu Romeo…

Rinnega tuo padre, rinnega il sindacato, rinnega il partito…

O se proprio non vuoi, giurami amore, e io non sarò più una Capuleti!

Romeo, tu sarai sempre Romeo, per me…

Cosa vuol dire Montecchi?

Montecchi non è una mano, … non è un piede… non è un braccio, non è il tuo viso,

//

Montecchi… ma che cos’è un nome?

Quella che noi chiamiamo rosa, smetterebbe di avere il suo profumo,

se la chiamassimo con un altro nome?

E cosi, anche se Romeo non si chiamasse più Romeo… e si chiamasse Luigino,

chi potrebbe dire che non sarebbe ancora perfetto come è ora?

Romeo, rinuncia al tuo nome,

Rinnega tuo padre, rinnega il sindacato, rinnega il partito… e in cambio prendi me.


E finalmente venne anche il momento in cui la Milia e il Luigino si incontrarono.

Fu quando la Milia fu inviata a portare la paiöla alla mamma del Luigino che aveva avuto un altro bambino. La paiöla era un cesto di cibi adatti a una puerpera…

La Milia fu addolorata nel vedere la casa in cui viveva il Luigino…

Casa”… un paio di stanze, da basso, piene di umidità e di muffa…

Un posto dove è impossibile sognare di vivere…

Non dissero molte parole in quella occasione. Non erano mai stati così vicini…

Erano molto imbarazzati… a tutti e due tramava la voce.

  • (La Milia Bussa-due colpi) Scusi… è permesso? Mi ha mandato la mamma. Sono venuta per la signora che ha avuto il bambino.

  • Venga, venga signorina, venga di qua che la accompagno.

Il cuore impazziva a tutti e due…

La mamma del Luigino, era a letto, il bambino era al seno…

La Milia si era avvicinata timidamente, tenendo il cesto… sorrideva, guardando il bambino… era colpita da quanto il bambino fosse piccolo, ne guardava le mani, che sembravano muoversi senza uno scopo…

Disse qualche frase d’occasione, con la voce che sembrava le mancasse a ogni parola, per l’emozione. La mamma del Luigino ringraziava… “Grazie signorina… grazie mille, ringrazi tanto la sua signora mamma, e anche il suo papà… grazie… grazie…”.

Solo pochi minuti, poi il Luigino la riaccompagnò all’uscita. Sulla porta lei si voltò un attimo, poi sorrise. Un sorriso timido, riservato, che bruciò gli occhi del Luigino,

e si impresse a fuoco nella sua mente.

Dopo quella volta la Milia e il Luigino, si incontrarono ancora.

Si incontrarono quasi ogni giorno. Dapprima saluti gentili e qualche sorriso.

Poi qualche conversazione. Poi le conversazioni diventarono sempre più lunghe.


In quegli anni, le sere d’inverno, in cascina, erano lunghe, ma non erano noiose…

Si restava al caldo, magari nelle stalle, vicino agli animali, … si cantava …

si facevano piccoli lavori per preparare il lavoro pesante della primavera e dell’estate,

e c’era sempre qualcuno disposto a raccontare una storia…

per tramandare la memoria di qualche episodio di cronaca,

di qualche fatto di sangue, di qualche burla feroce a danno dei signorotti arroganti del luogo e detestati da tutti …

oppure si raccontavano storie d’amore e di tradimenti più o meno romanzati…

altre volte erano storie del tutto inventate…

per esempio… storie di diavoli che, usciti dallo specchio, rapivano ragazze bellissime, che in extremis venivano salvate dall’angelo custode… oppure storie di miracoli e di santi come quelle della Leggenda aurea di Jacopo da Varagine…


Una storia molto diffusa era quella del pastore Gelindo…

un buon uomo che dopo aver rivolto mille raccomandazioni più o meno strampalate alla moglie e ai figli esce di casa, e così, come per magia, compie un balzo nello spazio e nel tempo, e si trova in una situazione particolare… si trova a Betlemme, in un tempo remoto … e incontra una coppia… un vecchio con una moglie giovane e incinta. Sono giunti in città per il censimento, ma in città non c’è posto nelle locande, e i 2 non sanno dove andare. La donna comincia ad avere le doglie.

Gelindo li aiuta a trovare riparo in una piccola stalla, e dopo qualche altra piccola avventura strampalata è il primo a vedere il bambino Gesù appena nato.


Era una specie di rivincita. Gli ultimi della società, per una volta arrivavano primi, ed erano loro, i primi a vedere il figlio di Dio.

//

Le conversazioni della Milia e del Luigino erano diventate sempre più lunghe, e sempre più appartate. Niente di male, certo … ma qualcuno aveva capito, e aveva cominciato a fare qualche sorrisetto malizioso … anche perché tutti sapevano chi era il Luigino … e chi era la Milia … e sapevano anche quali erano i tempi che si stavano vivendo…

Cosa si dicevano, in quelle serate, lunghe, buie, la Milia e il Luigino… quello che si dicono tutti gli innamorati…


  • Luigino: L’amore non teme ostacoli… e tutto quello che l’amore può fare, trova sempre il coraggio di tentarlo. I tuoi parenti non sono un ostacolo per me. Basta che tu mi guardi con dolcezza … e io sento che l’odio di tutti i fascisti non può fare nulla contro di me…

  • Milia: Io non vorrei mai // per nulla al mondo che qualcuno tra di loro ti trovasse e ti facesse del male…

Se tu mi dici che mi ami, io ti crederò… Luigino, se mi ami, dimmelo con lealtà… io sono così innamorata… che…

Credimi quando sarà il momento, tu vedrai che io sono più fedele di qualunque altra ragazza tu possa incontrare

  • Luigino: Questa notte è una notte benedetta… e io ho paura… ho paura che quello che mi succede sia solo un sogno… niente altro che un sogno… troppo dolce e lusinghiero, per essere realtà…

  • Milia: Buona notte… questo bocciolo del nostro amore. Schiudendosi al nostro prossimo incontro, si mostrerà per quel bel fiore profumato che è. Buona notte. La pace discenda soave sul tuo cuore, come soave è nel mio petto.


La Milia e il Luigino non si erano neanche scambiati un bacio,

ma la passione era così travolgente, che avevano fatto anche propositi di matrimonio… ma le stelle e i tempi erano avversi.


Le paghe dei contadini erano state ridotte a meno della metà del loro valore precedente. I proprietari terrieri chiamavano crumiri dalle zone depresse dove c’era miseria e disoccupazione. Le donne e i bambini si coricavano sui binari per non far passare i treni e impedire ai crumiri di arrivare a destinazione. Per far spostare le donne venivano mandati la cavalleria e plotoni di carabinieri armati di moschetto.

E poi c’erano le incursioni degli squadristi.

  • La testimone: Gli squadristi non erano quelli del paese, Quelli del paese avevano paura di subire le conseguenze…

Io avevo otto anni, allora… mi trovavo in fondo al paese quando ho visto tutti che fuggivano da tutte le parti… a un certo punto si sentì il rumore di un camion che arrivava… era pieno di fascisti scalmanati… girarono intorno al Circolo, e buttarono giù tutto… i quadri, i mobili… e poi incominciarono a sparare come dei pazzi… ci furono dei feriti, e anche un morto.

Io stavo nascosta dietro un muro, col pentolino del latte che la mamma mi aveva mandato a prendere… e avevo una paura tremenda, perché in quei giorni, c’era una bandiera rossa, esposta al balcone della famiglia di mio zio, che era morto il giorno prima… era l’abitudine che quando moriva un socio del circolo, si mettesse fuori la bandiera rossa…

Io avevo paura che gli squadristi, vedessero la bandiera rossa e li ammazzassero tutti…

Si viveva nel terrore… quelle spedizioni punitive si ripetevano nella settimana… di domenica…di giorno, di notte…

Una volta una donna che era in casa e stava preparando la cena, è andata in una stanza vicina per spegnere una luce… un proiettile è entrato da una finestra, l’ha colpita alla testa… è morta sul colpo. Era incinta… era al quarto mese.

Certe volte, i miei fratelli più grandi, mio papà, i miei zii… si barricavano in casa armati, perché avevano paura che arrivassero… e noi, o ci spostavamo nelle altre case, o ci preparavamo a scappare tra gli orti dietro la casa…

La cosa più importante era non consegnare la bandiera… la bandiera rossa… quella che era stata cucita dalle contadine, che avevano anche ricamato i simboli… la falce, il martello… o il sole nascente.

Una volta, mio nonno, non sapendo dove nascondere la bandiera l’aveva sepolta nell’orto e gli squadristi, che erano venuti a saperlo erano venuti e avevano tirato via tutte le piante, ma la bandiera no… non erano riusciti, a trovarla…


Narratore:

La Milia e il Luigino avevano fatto anche propositi di matrimonio… ma le stelle e i tempi erano avversi.

Nelle case si parlava di quello che succedeva in quei giorni…

La Milia aveva letto sul giornale: “… il tempo delle sacrosante randellate è venuto a fare diminuire a vista d’occhio la buona biada nei pingui granai delle organizzazioni rosse!”.

La Milia chiedeva conto a suo padre… e suo padre si difendeva…

Ma se non erano neanche di qui, chissà da dove venivano. Leggi sul giornale: “Siamo indignati contro questa speculazione che i nostri avversari stanno facendo su quei cadaveri… stanno tentando di renderci, noi fittabili, responsabili di un delitto che non abbiamo commesso e che deploriamo”.

Ma la Milia insisteva… e a quel punto al padre non rimase che attaccare:

Allora è vero quello che mi hanno detto, e io che non volevo crederci.

Lo sai… lo sai cosa fa tua figlia? Morosa il Luigino, ecco perché va sempre nella stalla!”.

E la Milia, si sente scoperta… diventa rossa, e scappa in camera sua a piangere…

//

Anche a casa del Luigino si discute… si litiga… si tirano fuori i sospetti…

Allora è vero quello che mi hanno detto, e io che non volevo crederci.

Tu morosi la Milia? Ecco perché lei viene sempre nella stalla.

Ecco perché la difendi… Loro ci sparano e tu ti vuoi metterti coi padroni?

Guarda che loro non ti vorranno mai. È meglio se non la vedi più…

È meglio se vai a mungere. Noi dobbiamo abbassare la testa, ma non dimentichiamo.


Il Luigino aveva fatto anche propositi di fuga…

ma dove andare? Con quali soldi? Chi avrebbe potuto aiutarli… //

La Milia era più prudente; sperava nel futuro, diceva… “Aspettiamo tempi migliori,

Sono sicura che presto tutta questa rabbia finirà, e tutta questa violenza si calmerà”.

//

Non si sa quando… non si sa come…

i due innamorati arrivarono a prendere la loro tragica decisione…

nessuno li vide mentre si allontanavano verso il fiume,

nessuno li vide mentre mettevano in atto il loro tragico progetto…

e noi possiamo solo immaginare…


Si vedono i due giovani innamorati che si abbracciano, si baciano, si donano un anello, si tolgono le scarpe, poi si legano…

legano un capo della corda a un palo, sulla riva e poi si avviano nell’acqua.

Primo piano sul capo della corda


Narratore: Ebbene… Capuleti! Montecchi!

Ecco, vedete quale flagello vi ha colpito per il vostro odio.

Il cielo si è servito dell’amore, per uccidere a ciascuno di voi due, le rispettive speranze… il vostro futuro. E con voi siamo puniti tutti!

Romeo resterà per sempre accanto alla sua Giulietta…

//

e il Luigino resterà per sempre accanto alla sua Milia.

Entrambi, sono stati sacrificati dalla vostra guerra.

Questo giorno ci porta una pace piena di tristezza.

Oggi il sole, in segno di dolore, non mostrerà il suo volto, sulla terra.

//

E ora… andiamo via da questo luogo.

Andiamo a ragionare ancora, su questi tristi accadimenti…

affinché mai più si ripeta, una vicenda dolorosa…

come questa, della giovane Milia e del suo caro Luigino.

Nessun commento:

Posta un commento