sabato 17 dicembre 2022

 

Ferdinando Tarantola

L’ultimo appiccato a Vigevano

Ovvero il condannato innocente


Di Leonzio Rigotti - Burattinajo


Personaggi :

Ferdinando Tarantola, figlio di Marta

Cecchina, Berta, sue amiche

Cesa, uscere della polizia

Podestà di Vigevano

Comandante la polizia

Maresciallo Vigna

Il muto, oste, manutengolo degli assassini

Martinello, assassino

Lazzarino, assassino

Gorla, assassino

Sarto da Garlasco, assassino

Il prete, commendatore Morselli, rettore

Maria, vecchia

Violante

Carnefice

Carceriere, può essere Pantalone

Preti a volontà

Frati

Compagnie della Misericordia con coperto il volto

Carabinieri

Popolo


Occorre sacchi pieni e vuoti, bottiglia, fogli, pugnale, pistole, colpi, corda,

lanterna, lumini, fiori, temporale, lampi


Scene

Primo, camera decente

Secondo, osteria del mesto

Terzo, camera di tarantola

Quarto, camera da letto del sacerdote Morselli

Quinto, carcere

Sesto, piazza del duomo di Vigevano

Settimo, esterni di cimitero


Atto primo


Camera decente, con letto, tavolo, sedie a volontà.

Denaro che devono prendere gli assassini, lingeria e sacco.


Scena prima

  • Maria sola – Dio mio ti ringrazio della tua infinita bontà, oggi andai dal notaio,

a fare il mio testamento in favore dei miei poveri parenti.

I miei risparmi in totale è di lire 5.000.Sono appunto in cinque e riceveranno lire 1.000 ciascuno.

Dalla vita alla morte è sempre bene fare le cose giuste.

Il denaro è qui. Domani lo porterò alla Cassa di Risparmio.

Sento rumore chi sarà? (si sente battere alla porta) chi è? Che si vuole?

  • Voce – scusate signora Maria se a quest’ora… c ‘ è il suo nipote Matteo che si è

fatto male, e mi manda me che gli sono amico, a dirvi di venire subito a casa sua che io vi accompagno


Scena seconda

  • Maria – Oh! Cielo che sento! (apre) Avanti

Martinello appena entrato la prende per il collo; l’altro la soffoca con un panno, Gorla col pugnale l’ammazza e subito frugano e insaccano denaro e indumenti. Gorla si accerta che Maria sia morta poi si da alla fuga con tutta la refurtiva


Scena terza

Meneghino, Brighella e Gioppino

  • Gioppino – Ho sentito del rumore… che sarà? Dio, Dio mio la signora Maria per

terra, tutta la roba sossopra, certo i ladri. Signora Maria, Signora Maria? Non sentite?

E’ morta. Bisogna domandare gli altri inquilini (chiamando) Meneghino, Brighella, ……

Venite un assassinio, venite tutti fate presto, correte, mettete le gambe in spalla, svelti, svelti


Scena quarta

Meneghino Brighella e Gioppino e figure a volontà

  • Meneghino - cusa è capitaa?

  • Brighella – cosa che ghe ze successo ?

  • Gioppino – se tratta di un assassinio. La signora Maria è stata uccisa, la casa

frugata, i ladri, gli assassini

  • Meneghino – puvera donna

  • Brighella – ma chi sarà mai stado?

  • Meneghino – bisogna no perd temp e cur a ciama la giustizia per poder ciappar i

ladri

  • Brighella – vago mi in du salti son de ritorno

  • Gioppino – procura di far presto. Cosa ne dici caro Meneghino di questo fatto?

  • Meneghino – mi disi che i guardi fan della gran lana le già tantu temp che tutti i di

ne succed de sti casi ………….

  • Gioppino - la dormirà della quarta, come i bacchi da seta. I ladri son furbi e

tengono aperto gli occhi, mentre le guardie temono la pelle e per maggior sicurezza stanno ritirati

  • Meneghino – le propi insci . Chi a Vigevan si sfrosa e si robba alla più bella.

L’è una vergogna .

  • Gioppino- ma devi però pensare che non sono di qui quelli che commettono

queste cose. Sono tutti forestieri che i buoni Vigevanesi li danno ospitalità credendoli gente onesta

  • Meneghino – intrattanti de delit ne succed semper e sta bona donna chi le stada

mazzada e se sa no chi che sa de ringrazià.

  • Gioppino – riescirà poi di mettere in carcere qualche innocente e l’assassino

anderà a spasso in carozza .


Quinta scena

Comandante, due carabinieri, Brighella e detti

  • Brighella – ecco qua sior comandante

  • Comandante- siete della famiglia voi altri?

  • Gioppino e gli altri – no

  • Comandante – e come fanno a trovarsi qui ?

  • Gioppino – abbiamo sentito rumore, almeno io sentii un movimento insolito, mi

alzai dal letto, mi sono vestito, e corsi a vedere. Arrivai qui che i ladri si erano già dati alla fuga. Vi è questa povera donna immersa nel sangue, la robba in disordine allora chiamia gli altri inquilini.

  • Comandante – e non avete visto gli assassini ?

  • Gioppino – se gli avessi visti prometto che qualcuno lo avrei preso pel collo e

consegnato alla giustizia per punirlo come si merita.

  • Comandante – costei è morta più non può parlare

  • Meneghino – se la pudes parlà e di chi in

  • Comandante – la giustizia saprà scoprirli. Uscite tutti e voi carabinieri vigilate

questa casa e che nessuno entri fuori dei magistrati. Io giuro sul corpo di questa vittima di scoprire gli autori di questo assassinio e darli in mano della giustizia.


Cala la tela

Atto secondo


Osteria del muto

Tavolo, panche, una lucerna appesa e rotta


Scena prima

  • Muto – (dorme appoggiato al tavolo – si sente bussare il muto corre ad aprire e

poi subito chiude – entra Martinello e Lazzarino con sacchi pesanti che depongono nelle quinte) – (il muto osserva)

  • Martinello – olà ! presto del vino (il muto va e passa, poi con bottiglia che porta

nelle quinte) . non poteva andare meglio, è stato un bel colpo

  • Lazzarino – non mi pare

  • Martinello – perché?

  • Lazzarino – si è sparso del sangue… Si poteva evitare

  • Martinello – bellina! come volevi fare? Quella vecchia avrebbe gridato e saressimo

stati perduti e Gorla con quel suo pugnale e colpo sicuro ci ha salvati .

  • Lazzarino – non è una bella cosa

  • Marinello – Ah! Ah! Vuoi farmi la morale?

  • Lazzarino – senti Martinello, la strada che abbiamo preso è la più ignominiosa che

uomo possa fare, però io vi ho sempre seguiti fino qui ciecamente. Il destino lo ha voluto, sono ladro non voglio essere assassino

  • Martinello – Mi pare Lazzarino che dia volta al cervello

  • Laz – no non do volta la cervello. Son divenuto ladro e questo è basta

  • Martinello – io credo che la vecchia non sarà morta e se fosse pace all’anima sua .

Questa è la prima volta che si uccide potrà essere l’ultima. Uccider piace poco anche a me. Via via andiamo a bere e scaccia il malumore.

Tu non devi avere rimorsi di coscienza perché è stato il Gorla

  • Laz- quel Gorla ha un animo perverso

  • Mar – come ritardano gli atri compagni (si bussa)

  • Laz – si sente bussare. Saranno loro

  • Mart – no perché loro battano in altro modo. Muto va ad aprire e se vide che

sono guardie lasciami il tempo di poter volare .

  • Muto (va a guardare d’una finestra e fa dei segni come di essere sicuri che non sono guardie e apre)


Scena seconda.

  • Taran. - Birrr, che acqua! Che temporale

  • Mart - Dove vai ragazzo con questo tempaccio?

  • Taran - Se non trovavo questo buco annegavo sulla strada: che tempo, che tempo!

  • Mart - Tempo da innamorati, non è vero?

  • Taran - Io non lo sono … cioè

  • Mart - Ho già capito, ho già capito non guarda il cattivo tempo per andare a

trovare l’amante.

  • Taran - no no, veramente andavo per ben altro affare una cosa di premura e se mi

tocca fermarmi un pezzo, l’altro se ne anderà a letto.

  • Mart - che è l’altro?

  • Taran - il postiglione di Milano : devo consegnarli questo plico, che deve essere a

Milano domattina senza fallo.

  • Mart - e cosa contiene per essere cosi urgente !? lettere diplomatiche?

  • Taran - mi pare un poco curioso

  • Mart - curioso? E ragazzo mio, non lo sono mai stato. Dicevo così per dire che se

non sono a Milano domani saranno dopo.

  • Taran - che cosa?

  • Mart - le tue lettere

  • Taran - non sono lettere sono …..

  • Mart - ti piace il vino, ragazzo mio?

  • Taran - un poco si, ho giusto cenato

  • Mart - bravo. Oste. Dagli un mezzo boccale di vino a questo bravo giovinetto.

(mettici un poco di quell’affare buono sai……)

  • Muto - (va a prendere la bottiglia)

  • Taran - lei è troppo gentile

  • Mart - come ti chiami?

  • Taran. - Ferdinando Tarantola

  • Mart - e fai?

  • Taran - il falegname

  • Mart - bel mestiere lucroso.

  • Taran - non tanto, caro Signore. Non guadagno che mezza svanzica al giorno, se

non ci fosse quell’ottimo signor rettore ad aiutarci non saprei come fare a mantenerci io e mi buona mamma

  • Mart - c’è qualcuno che vi aiuta eh? Bevi, bevi ragazzo che sei tutto bagnato

  • Taran - (beve) buono, eccellente.

  • Mart - dunque v’è qualcuno che vi aiuta?

  • Taran - per grazia di Dio c’è il signor rettore.

  • Mart - un prete?

  • Taran - lo dica un santo, addirittura: è anche commendatore nientemeno

  • Mart - commendatore? Bevi, bevi, caro piccino ho ancora un parente qui a

Vigevano che è prete e commendatore

  • Taran - il commendator Morselli?

  • Mart – bravo, bravo proprio lui

  • Taran - ed è suo parente?

  • Mart - diavolo non mi conosci

  • Taran - non l’ho mai visto in casa sua. In Vigevano si. Mi sembra di averlo visto

tante volte al caffe Cantini, con altri signori di Vigevano

  • Mart - bravo. Io sono appunto il nipote del signor rettore Morselli… è ricco, vero,

mio zio?

  • Taran – altro che ricco! Ricchissimo, non hai mai visto la sua casa?

  • Martin – Eh!, ci sono stato tante volte…..abita sempre in quella via? Aspetta…

Giù giù come si chiama

  • Taran - via Valle giù al Carrobbio

  • Mart - ah si, via Valle, ora mi sovviene, una bella casa…. Bevi, bevi dunque che ti

farà bene

  • Taran - basta basta, mi girano già gli occhi… ho la testa pesante.

  • Mart - bevi tutto, Tarantaluccio mio: è l’umidità che hai preso che fa così . Mi

sembri un giovinetto svelto e di già che il caso mi ha dato di incontrarti, vorrei quasi darti del lavoro che potrai guadagnare molto

  • Taran - se mi crede capace, lo servo volentieri

  • Mart - sei di casa con mio zio?

  • Taran - gli faccio i servizi tutti i giorni e questo plico che vedete è roba sua, ma

non volle affidarlo ad altri che a me (o Dio la mia testa)

  • Mart - son lettere segrete eh non è vero?

  • Taran - altro che lettere! Averne di queste lettere…..sono valori. Oh la mia testa i miei occhi.

  • Mart – siedi, siedi ti passerà… è l’umidità che hai preso. Siedi là in quella sedia.

  • Taran - (cammina a stento e Martino lo soregge e lo accompagna in quinta, poi esce dicendo) quei valori saranno miei. E tu Lazzarino ne avrai una parte (si sente bussare) saranno gli altri (va ad aprire).


Scena terza

Detti, Gorla e Sarto portando altro sacco

  • Gorla - accidenti che fatica a scappare, c’erano contrabbandieri dappertutto

  • Sarto - adesso ripartiamo il bottino perché domani voglio essere a Garlasco

  • Mart - piano caro il mio Sarto. C’è un altro colpo da fare

  • Sarto - un’ altro colpo? Sentiamo.

  • Mart - è quello che vedete là che dorme mi servirà.

  • Gorla - spiegati

  • Mart - quello là è un ragazzo semplice… con le buone l‘ho sfatto parlare , è di

casa col prete Morselli ; un riccone sfondato, mi ha già dato un’anticipazione. Teneva un plico con del denaro ed ora è nostro

  • Gorla - credo che sarà troppo presto per tentare un altro colpo.

  • Sarto - domattina la città sarà sotto sopra per la vecchia

  • Mart - è appunto il momento. Dopo un fatto nessuno s’aspetta un altro a

bruciapelo e mentre le pattuglie battono la campagna, non prudenti ci fermiamo in città : lasciate fare a me e poiché il bottino dobbiamo aumentarlo aspettiamo dividerlo dopo. Ora andate siate prudenti e spiate al caffè Cantini tu Gorla troverai il comandante e compagnia là sentirai il fatto di stanotte, commentalo a dovere e aiuta quel poveretto a cercare gli assassini….. prudenza e furberia avete capito?

  • Gorla - Ah Ah è da ridere

  • Sarto - e tu?

  • Mart - io mi fermo, devo imbrogliare quel dormiente e farmelo affezionato .

Parto questa notte per Milano dopodomani a sera ci troveremo qui e allora vi informerò d’ogni cosa e vi spiegherò il piano che sto preparando

  • Gorla - va benone arrivederci

  • Sarto - ti saluto dopo domani io vo a Garlasco

  • Mart - tu a Vigevano ti fai poco vedere

  • Sarto - abitudine

  • Lazar - buonanotte (da se) non mi vedrete più certamente


Scena quarta

Martinello Tarantola e Muto

  • Mart - se lo lascio dormire costui si sveglierà domani (alla quinta) Tarantola?

  • Tarant - chi mi chiama?

  • Mart - io il nipote del prete commendator Morselli

  • Taran - scusi mi ero addormentato

  • Mart - senti, io debbo partire subito per Milano tu devi portare il plico, io devo

darti del lavoro da fare, vuoi venire con me a Milano?

  • Taran - con Lei? Subito? Ma il plico che, …

  • Mart - eccolo qua il plico dello zio lo poeteremo noi stessi a destinazione, anzi io

manderò un biglietto al mio caro zio avvisandolo.

  • Taran - quando è così va bene…. Ma… e mia madre che mi aspetta a casa?

  • Mart - scriverai un biglietto e qui l’oste lo porterà

  • Taran - e quando si parte?

  • Mart - subito. Abbiamo qui fuori i cavalli attaccati e fra due ore saremo a Milano.

  • Taran - non desidero altro che veder Milano mi sembra di essere in festa. Ma mi

duole un poco il capo

  • Mart - con l’aria della notte tutto passerà

  • Taran - allora scrivo a mia madre per avvertirla poveretta mi dica di grazia il suo nome per dirlo a mia madre con chi mi trovo .

  • Mart - si, si, io mi chiamo Angelo Custode

  • Taran - Angelo Custode? che nome degno di lei, che certo sarà un angelo

personificato. Vado a scrivere

  • Mart - e io farò lo stesso (al muto) - quei biglietti che adesso ti darò gli darai al

fuoco

  • Muto – (gli fa segno di si)

  • Mart - il merlo è cascato noi faremmo il colpo e quell’ignorante ne sopporterà le

conseguenze

  • Taran - signore, il mio biglietto l’ho scritto

  • Mart - sentiamo

  • Tarant - cara mamma ho trovato l’angelo custode, nipote del signor rettore, io con

lui a Milano e rimarrò per due o tre giorni, avvisa il signor rettore che il suo piego sarà ben consegnato. Ti saluto cara madre e scusami se non vengo a salutarti. Tuo figlio Ferdinando .

  • Mart - benissimo, senti il mio. Carissimo zio, ho trovato Tarantola, vado con lui a

Milano e porteremo il piego, dovendo dare io del lavoro al caro tuo falegname Tarantola. Arrivederci tuo nipote angelo custode. Tu oste fai il favore di porte queste due lettere a destinazione e non dimenticarti di metterle sul fuoco.

  • Taran - guardi che io abito in costa.

  • Mart - sono pronti i cavalli? (Il muto fa segno di si)

  • Mart - andiamo caro Tarantola .

  • Taran (avviandosi) - andiamo pure

  • Mart (al muto) - là v’è del denaro per te ma ti prego… Tarantolo tu fai la mia fortuna e io xxx……………………….xxx il patibolo .


Scena quinta

Il Muto va per chiudere e Gioppino entra

  • Giop - non c’è nessuno qui? C’è stata compagnia questa notte?

  • Muto - fa segni negativi

  • Giop - eppure vi era gente. Che facevi qui tu solo?

  • Muto - fa segno che dormiva

  • Giop - voglio guardare, di te non mi fido o Muto maledetto (fa per entrare e il Muto lo impedisce) perché non vuoi che ci entri? Qualche cosa c’è

  • Muto - vuole mettere alla porta Giop

  • Giop - di qui sortirò ma avvertirò la giustizia, ché il muto è il manutengolo dei ladri (e bastona)

Atto terzo


Camera rustica del Tarantola, con porta di mezzo

Marta, più Berta, più Cecchina


Scena prima

  • Marta – Ah Buon Dio! Che ne sarà di mio figlio, del mio caro Ferdinando? È già

da quattro giorni che manca di casa. Lui così buono, così onesto… certo qualche disgrazia… ah, vergine dei 7 dolori dammi tu la forza ché io più non reggo.

  • Berta – Datevi pace, o buona Marta, non state più a pensare, ché verrà a casa.

Alla fine non è più un bambino.

  • Marta – Non è più un bambino, è vero; ma è tanto semplice, tanto buono.

  • Berta – E’ appunto per questo che non si deve farsi cattivi presentimenti.

  • Mara – Calcolate, Berta, che Nando aveva in consegna del denaro del signor

rettore Morselli, che doveva portarlo al postiglione. Ah Dio, Dio mio… (piange)

  • Cecchina – Piange ancora questa buona donna? Ma datevi pace, non piangete!

  • Berta – L’ho già detto anch’io, ma è inutile? Ti prego Cecchina di stare qui a farci

Compagnia; io bisogna che vada in casa perché ho da preparare il pranzo a mio marito. Fatevi coraggio (V)

  • Cecchina – Lasciate fare a me. Povera donna.

  • Marta – Sono proprio da compiangere. Un figlio solo, che è sempre stato la mia

consolazione, il mio sostegno, ed ora non lo vedrò più.

  • Cecchina – Ma che diavolo dite?! Io sono certa che avrà trovato qualche suo compagno e si perdette con la compagnia.

  • Marta – No, no… Mio figlio non ha tanti compagni; è mai stato fuori di notte… certo qualche grave sciagura.


Sena seconda

Gioppino e dette

  • Giop. – E’ permesso? Si può entrare?

  • Mart – oh, signor Gioppino! Amico impareggiabile, avete qualche notizia di mio figlio?

  • Giop – Notizie magre, cara madre. Si tratta che il prete Morselli, ha disposto per l’arresto di vostro figlio, o almeno di farne ricerche, stando che don Morselli non crede che vostro figlio sia ladro, ma sospetta che sia stato derubato.

  • Mart – se ciò fosse, sarebbe venuto a casa. Don Morselli avrebbe fatto avvertire la giustizia, e i ladri che derubarono a mio figlio, sarebbero stati trovati e rispenderebbe l’innocenza del mio Nando

  • Cecch. – può darsi che la tema

  • Giop. – Sia pure come si vuole. Io sono certo che il buon Ferdinando non è capace di fare una cattiva azione e che per non venire a casa deve esserci un forte motivo.

  • Marta. Ha ragione il signor Gioppino ( si bussa alla porta )

  • Cecchina – Bussano. Chi è? Avanti! Oh! Chi vedo? Signora marta, c’è qui…


Scena seconda

Detti e il signor Cesa

  • Cesa – Si può entrare?

  • Marta – Avanti… Ah! buon Dio: v’è qualche cosa al certo

  • Cecchi – O Santa Vergine del Rosario cosa…

  • Marta – Si accomodi, sig. Cesa…e mi dica in cosa io possa attribuire la sua visita

  • Cecchin – Caro il mio signore, se sapesse… questa povera donna si dispera perché..

  • Giop – non mi fareste il piacere di tacere, e lasciare che il sig Cesa…

  • Cesa – giusto. Stando che debbo parlare di cose tanto delicate sarebbe bene…

  • Cecchin – a fare di tutto per sapere dove si trova

  • Cesa – fatemi il favore di tacere un poco con quella lingua

  • Cecchin – ma trattandosi che questa…

  • Giopp – tacete una buona volta brutta pettegola

  • Cecchin – Pettegola a me? A me pettegola? Deve…

  • Cesa – vi ordino di tacere… del resto…

  • Mart – Fatemi il favore tacete e lasciate che senta del signor Cesa il motivo della sua visita…

  • Cecchi – io non sono una di quelle che guardano il fatto altrui! … io stavo qui per consolare…

  • Giopp – La più bella consolazione che potete darci sarebbe quella di tacere

  • Cecchi – come sarebbe dire che io sia una linguacciuta, una pettegola, se non fosse perché…

  • Cesa – basta, una buona volta. Stia zitta

  • Cecchi – la padrona della casa non è lei, per sua regola, lei deve dire il motivo che qui lo conduce, e no comandare in casa altrui

  • Giopp. – bene, per ora comando io (prende il bastone)

  • Cecchi – ecco, ecco a far del bene si va a rischio di essere bastonati! Oh che mondaccio, che mondaccio

  • Giopp – via, via, brutta chiacchierona

  • Cecch – vado, vado, brutto gozzatone (V)

  • Cesa – dunque, sono qui ad avvertirvi che a momenti sarà qui il signor Comandante

  • Marta – il comandante ? a fare?

  • Cesa – lo dirà poi lui; io non so nulla. Credo però che vi sia del torbido. Il vostro Ferdinando è da 4 giorni che è scomparso portando via quello che non è suo, eh! Figlio d’un… non credevo che vostro figlio…

  • Mart – buon Dio! Credo che del certo gli è accaduto qualche cosa, qualche disgrazia. È impossibile che il mio Ferdinando sia scappato, che mio figlio sia un ladro! Ah no! Ah no!

  • Giopp – io sono il suo padrone, lui lavora con me e posso dire di avere provato in tutti i modi, e trovai in Ferdinando la vera onestà.

  • Cesa – se non fosse fuggito, a quest’ora si sarebbe trovato, o vivo o morto, si sarebbe trovato

  • Marta – Cielo, cielo! Io perdo la testa

  • Cesa – Silenzio, che c’è qui il comandante (va ad incontrarlo


Scena terza

Detti e Comandante

  • Marta – ah, signor comandante, abbi pietà di me!

  • Coman – non posso fare altro fuori del mio dovere. Voi Cesa visitate bene dappertutto, mentre io interrogherò questa donna

  • Cesa – Ubbidisco, signor comandante (VV guardia)

  • Coman – Voi siete la madre di Ferdinando Tarantola?

  • Marta – Si signore

  • Coman – quando vostro figlio è uscito, quattro sere fa, non vi disse nulla? Non lasciò capire nulla di quello che andava a fare?

  • Marta – nulla, nulla. Saranno state le ore 7, quando il signor Rettore Morselli lo mandò a chiamare dalla serva, e dopo più non lo vidi

  • Coman – dal signor rettore ebbe un piego da portare

------------------------------- non è dunque più tornato

  • Marta – no signor comandante. So solo che dopo un quarto d’ora è venuto un forte temporale

  • Coman – è ben questo che mi fa dubitare, con quel temporale, come è possibile sia andato dal postino che abita fuori porta Milano. Era solito frequentare qualche osteria? Qualche casa?

  • Marta – no, no. Rimaneva sempre in casa sua

  • Coman – ditemi, non aveva qualche amante?

  • Marta – a me sembra di no!

  • Coman – vi sembra, vi sembra… si o no?

  • Marta – ma… mi…

  • Coman – ma, ma… bisogna dirmi tutto, l’aveva o no, questa amante?

  • Marta – preciso non lo so. Dicevano che ci parlasse a una che abita in ------------------- , che si chiama Pina…

  • Coman – che abita in Cesarea… andremo a farci visita, Cesa, avete trovato qualche cosa?

  • Cesa – Nulla. Guardai persino sotto le materassa.

  • Coman – non sapete dirmi altro adunque?

  • Marta – che posso dire? io sono qui che non so che mi faccia

  • Coman – non vi siete mai accorta che vostro figlio frequentasse qualche cattiva compagnia? Stava fuori di sovente alla notte?

  • Marta – no, no; il mio Ferdinando non frequentava cattivi compagni e stava sempre in casa

  • Coman – eppure… ------------------------------------


Scena quarta

Detti e Podestà ( il Podestà si ferma sulla porta senz’essere visto

  • Coman – voi sapete che lunedì sera fu assassinata una donna, Maria Violante. Essa fu assassinata a scopo di furto, fu quella sera appunto che vostro figlio è scomparso, commettendo un altro furto… che ne dite?

  • Marta – ah Dio! Mio buon Dio. Che pensa mai!! Mio figlio un ladro, un assassino, no, no

  • Coman- eppure, povera madre, potrebbe essere di si

  • Marta – no, no. Non è vero, è impossibile. Qui il signor gioppino è il suo padrone e potrà dire se mio figlio può essere un ladro…

  • Giopp – io posso dire che Ferdinando Tarantola è un mio garzone, buono, onesto e galantuomo; posso dire che non può essere un ladro e sostengo che i suoi sospetti sono mal fondati

  • Podestà – ed io do ragione a questa donna e questo signore, signor comandante. Qui si corre un po’ troppo! Conosco Tarantola, lo ritengo e lo affermo incapace di commettere il delitto che gli si vuole addebitare

  • Coman – perdoni sig Podestà! Nulla si addebita… per ora non sono che semplici dubbi, sospetti.

  • Podestà – deve sapere signor comandante che in questi tristi momenti il quale il paese è vivamente impressionato da fatti delittuosi, i suoi dubbi divengono accuse

  • Commend – la mia opinione posso palesarla a lei apertamente. Io non faccio accuse dirette al Tarantola, penso che questo sia un ottimo giovine, potrà essere stato attratto da quell’ignobile compagnia di malfattori che da parecchio tempo infesta la nostra città

  • Podestà – e che lei non è mai stato capace di sventare!

  • Coman – io feci tutto quello che potevo… ma sgraziatamente la matassa par molta arruffata… come Tarantola ci saranno altri soci della comitiva, e sono del paese… ma ripeto che per ora non sono che dubbi

  • Marta – ah signor Podestà, non creda, non creda

  • Podestà – non credo, buona donna. Vostro figlio si ritroverà, lo credo, lo spero; ma piuttosto che vivo e colpevole come qui si dubita, meglio è trovarlo morto


Scena quinta

Detti e maresciallo Vigna

  • Vigna – signor comandante buone nuove!

  • Coman – narrate maresciallo

  • Vigna – mi recai dal sig Rettore Morselli, per assumere quanto ella mi ha ordinato. In quel momento è stata recapitata una lettera. Il rettore la lesse e poi ------------ di portarla subito a lei. Questa è la lettera.

  • Coman – (legge la lettera) Signor podestà siamo in porto. Buona donna ritiratevi per favore e voi pure buon uomo. Cesa andate (V)

  • Marta – non potrò sapere di cosa si tratta?

  • Coman – lo saprete poi

  • Giop – caro il mio buon signore, aprite gli occhi alla giustizia che non abbia a commettere un errore giudiziario. Venite Marta (VV)

  • Coman – bisogna proprio dire che Dio o il caso illumina sempre la giustizia: qui v’è una denuncia anonima, ma molto significante. Sentite “ reverendo la vostra vita è in pericolo, vi si vuole assalire in casa vostra per derubarvi. Non faccio i nomi, non voglio essere delatore, però vi dico che chi attenta alla vostra vita è già in possesso di cosa vostra. State in guardia… credo che sarà per sabato sera”

Non le par chiara questa denuncia? Io ho buon naso! Chi attenta la vostra vita è già in possesso di cosa vostra. Qui più nulla mi resta a fare. Venite sig maresciallo. Oggi è sabato, la sera vicina e mi resta molte cose a fare. Signor podestà gli sono servo (V col maresciallo V)

  • Podestà – Marta! Gioppino venite!

  • Marta – son partiti?

  • Giop – che novità ce n’hai

  • Pdestà – buona donna, fatevi animo, attingete coraggio. Il povero vostro figlio lo vogliono colpevole, ma non è il caso di disperare. La giustizia divina saprà prima illuminare quella degli uomini

  • Marta – dunque si crede che mio figlio…

  • Giop – la giustizia ------------------- un’ingiustizia… che mondo briccone, canaglia.

  • Podestà – venite, venite con me, e tutto farò per togliere quei sospetti che pesa sul povero vostro figlio

  • Giop – se in questo mondo ne fa una giusta sono certo che casca e rimaniamo sotto tutti (VVV)


Atto quarto


Stanza da letto, a destra uscio d’entrata, a sinistra altro che mette alla camera attigua. Letto e inginocchiatoio


Scena prima

Comandante, maresciallo (e volendo ------------------ ?marchese?)

  • Coman – dunque restiamo così intesi

  • Marescial – perfettamente. Il signor Rettore se n’è andato via con la sua perpetua e la paura per compagnia; la casa è a nostra disposizione, gli uomini sono tutti al posto con ordini precisi. Non dubiti che tutto andrà bene.

  • Coman – voi sig maresciallo potete sostituire il prete, avete la corporatura e statura pressoché esatta. Il vestito nero vi intruccherà meglio. O vivi o morti gli prendiamo tutti; è ormai tempo di finirla che i sarcasmi del sig podestà e della popolazione cominciano ad annoiarmi. Vorrei vederli io cotesti signori ne miei panni; altro che dottorare in piazza e in municipio

  • Marescial – lasci fare a me. Stanotte ne piglieremo una buona retata, e gli altri cadranno poi

  • Coman – a proposito, senta questa che è bellina. Oggi al caffè Cantini, erano in partita due ufficiali e quei due buontemponi che sono il signor Martinello e Gorla. Io dovetti ridere a crepapelle. Figuratevi. Martinello accusava apertamente Tarantola autore principale di tutti i delitti fin ora commessi e lo accusava capo di una combriccola di giovinotti del paese, l’altro al contrario, opinava Tarantola derubato dai ladri e poi gettato in Ticino. Sosteneva che ha rubato a Tarantola le carte potevano essere dei preti.

  • Mares – oh!!!

  • Coman – diceva Gorla che i preti credendole carte compromettenti della curia le avevano involate!

  • Mares – sarebbe grossa!

  • Coman – si sono accesi talmente che poco mancò non s’ingiuriassero a vicenda

  • Mares – bella davvero

  • Coman – io naturalmente ridevo tra me, dicendo: che asini: se costoro fossero al mio posto sarebbe molto facile menarli pel naso. Domani se ci riesce il colpo, voglio ridere e voglio che tutti questi dottoroni, cominciando dal podestà abbiano a mordersi le labbra

  • Maresc – già, la nostra bravura avrà premio

  • Coman – andiamo che si fa tardi. Voi vestitevi da prete e sostenete bene la vostra parte. Al momento giusto saltiamo fuori e giù, per bacco…

  • Maresc – In un istante sono pronto (V)

  • Coman – Voi altri carabinieri al posto, e al momento…


Scena seconda

Carabinieri e detto, poi Gioppino


  • Carab – Signor comandante, v’è qui un uomo, tale Gioppino che desidera di parlare con lei

  • Comand – fatelo entrare (carab V)

Che vorrà mai costui?

  • Giopp – Signor comandante. Sapendo che si sta per fare un importante arresto calcolando che si purga la città da certi birbanti, io mi offro di prestare braccio forte alla giustizia. Se crede mi metto a sua disposizione

  • Comand – non posso dar diniego alla sua formale domanda, solo la avverto che può mettere in pericolo la sua vita

  • Giopp – io non ho paura. Prendo un bastone e batto sodo

  • Comand – calcolate che abbiamo a che dare con degli assassini

  • Giopp – non importa. Con più sono canaglie e più bene batto

  • Comand – quand’è così entrate da quella parte e siate pronto al momento

  • Giopp – lasci fare da me

  • Comand – vi prego, non fiatare.

  • Giopp – se non fiato crepo (V)

  • Coman – l’aiuto in simili momenti non è mai superfluo. Bravo maresciallo, sembrate proprio un prete (dalla quinta)


Scena terza

Maresciallo da prete e detto

  • Maresc – non sembro proprio un canonico?

  • Coman – proprio chiunque rimarrebbe imbrogliato (si sente rumore) qualcuno viene. Voi in ginocchio vicino al letto; io mi nascondo (V)


Scena quarta

Gorla con lanterna e coltello, Martinello con corda

  • Mart – qui è la stanza da letto, così mi disse Tarantola

  • Gorla – dove lo avete lasciato Tarantola

  • Mart – quel scimunito l’ho messo sulla porta a vigilare e lui non pensa che noi stiamo per commettere un rubalizio

  • Gorla – sento come biascicare orazioni. Quando viene lo pigliamo alle spalle, bavaglio alla bocca, legarlo bene, poscia trascinarlo in cantina.

  • Marti – e se gridasse?

  • Gorla – allora zac… il mio solito colpetto!

  • Marti – ritiriamoci che viene, in trappola


Scena quinta

Detti e maresciallo, poi tutti, indi tarantola tradotto legato

  • Maresc – Dio dei giusti, perdona a miei peccati e punisci coloro che commettono azioni vili. Fa di redimerli, tocca il loro cuore al bene e se tristi condannagli, così estirpata sarà questa terra di questi mostri col nome di uomini fatti a tua somiglianza

  • Mart – (prendendolo alle spalle) cominceremo a toglierti a te la vita vilissimo prete. ( collutazione saltano fuori altri carabinieri comandanti Gioppino con bastone. Colpi di pistole.

  • Comand – morrai tu assassino (colpo e Martinello cade morto come pure cade Gorla ferito gravemente

  • Giopp – Prendi questa è la ricompensa riservata a bricconi tuoi pari

  • Gorla – Lazzarino ci ha traditi… ahi! Ahi!

  • Maresc – cosa dite? Lazzarino? Chi è Lazzarino?

  • Giopp – sarà figlio di qualche lazzarone

  • Gorla – è… è… ahi ahi (morto)

  • Comand – morto senza parlare… ma scopriremo. Gioppino facci il favore a trasportare costoro che sono morti

  • Giopp – ho capito devo fare il becchino ma lo faccio volentieri, li porterei fino all’inferno (V)

  • Carab – comandante un nostro compagno è stato ucciso

  • Coman – ucciso? E dove?

  • Carab – fu trovato a bocconi sulla strada

  • Comand – ma chi lo avrà ucciso?

  • Carab – l’assassino è in nostro potere

  • Maresc – morto?

  • Carab – no, vivo e ora lo tradurrò alla loro presenza (V)

  • Coman – bisogna guardare di trovare gli altri

  • Maresc – i carabinieri perlustrano la casa in tutti gli angoli. Non ci scapperanno!

  • Carab – ecco che questo è vivo

  • Taran – non sono colpevole io, Io non so di nulla

  • Coman – ( percuotendolo ) Ah, non sai nulla, assassino! Dove fu arrestato questo briccone?

  • Carab – sulle scale vicino al cadavere del nostro caro compagno che fu ucciso

  • Coman – certo per frugare nelle tasche. Ladro, assassino, sei tu che l’hai ucciso!

  • Taran – no, no, posso giurarlo per l’anima di mio padre che è morto. Io sono innocente, io non sapevo quello che si faceva qui. Il nipote del prete Morselli, il sig Angelo Custode mi mise di guardia, dicendo che voleva fare uno scherzo a suo zio.

  • Mares – taci mascalzone. Non fare il scimunito

  • Coman – Rispondi a me. Chi è Lazzarino?

  • Taran – non so. Sono innocente

  • Coman – Ti farò pagare cara la tua innocenza. Dimmi scellerato perché uccidesti il carabinier?

  • Taran – io uccisi nessuno. Sentij un colpo di pistola, allora compresi che qualche cosa di cattivo si commetteva, salij le scale nel mentre che il sarto di Garlasco fuggiva

  • Coman – chi è questo sarto di Garlasco?

  • Taran – è l’amico dell’Angelo Custode, il nipote del prete. Quello è certo colui che commise il delitto. Io sono innocente, mi creda; non ho mai fatto male, fui ingannato

  • Coman – taci; chiudi quel labbro della menzogna (lo percuote). Sia questo tradotto alle carceri ad attendere il premio che va dato agli assassini

  • Carab – vieni canaglia (si trascina e cala la tela )



Atto quinto


Carcere

Tarantola addormentato. Carceriere e Marta


Scena prima

  • Taran – No, mamma, non sono un ladro… non sono stato io lo giuro… io non sono un assassino, sono quei birbanti là che mi hanno tradito ah, ah… il carnefice! Il boia. Ah! mamma, mamma salvami ché vogliono farmi morire… (si sveglia) Dio che sogno orribile… tremo tutto…

  • Carcer – Tarantola è qui vostra madre. Gli fu concesso 5 minuti di colloquio, poi verrà il signor Comandante (V)

  • Taran – (correndo incontro) mamma, mamma (l’abbraccia)

  • Mart – ah, figlio mio cosa hai fatto? (piange)

  • Taran – buona mamma! Mi credi tu capace di giurare il falso? Lo giuro per quello che vi è di più sacro che io di nulla sono colpevole

  • Mart – povero figlio

  • Taran – io posso giurarlo sulla tomba del mio buon genitore. Lo giuro, sono innocente

  • Mart – ma dimmi allora, perché sei fuggito col denaro del signor rettore. Perché ti trovasti in casa sua con gli assassini

  • Taran – fui ingannato. Io credevo che colui che si faceva chiamare Angelo fosse proprio il nipote del prete e che volesse fare una celia

  • Marta – ma loro non credono

  • Taran – lo crederanno adesso quando avranno arrestato il sarto da Garlasco. Questo dirà la verità

  • Marta – questa sarà la mia morte!

  • Taran – non disperare mamma. Il Signore c’è per tutti, ci sarà anche per me. Iddio ha visto tutto e non permetterà che io sia condannato innocente. Sta tranquilla cara mamma e il mio buon genitore dal paradiso pregherà per far splendere la mia innocenza.

  • Marta – è molto che prego; prego giorno e notte. Ho pregato il nostro Beato Matteo e se non mi aiuta…

  • Taran - Non piangere cara madre. Io ho bisogno di coraggio, ho bisogno di avere tutto il mio sentimento perché tra poco verrà qui il signor comandante. Saprò parlare. Io sono certo che conosceranno la mia innocenza e sarò posto in libertà

  • Carcer – buona donna, non posso lasciarvi di più, viene il Comandante

  • Mart – vado subito (abbraccia il figlio) Caro figlio (V)

  • Taran – coraggio mamma, presto sarò a casa


Scena seconda

Tarantola, carceriere indi Cesa

  • Cesa – e così Tarantola, come va?

  • Taran – come può stare un innocente ingiustamente accusato

  • Cesa – questa è proprio bella. Qui sono tutti innocenti… c’è nessuno che abbia fatto del male

  • Taran – voi volete scherzare. Ma io vi dico la puta verità

  • Cesa – sarò stato io allora?


Scena terza -------------

Comandante e detti

  • Comand – voi Cesa ritiratevi da quella parte e tenete nota. Badate Tarantola che questo è l’ultimo interrogatorio. Siate breve e sincero, del resto peggio…

  • Taran – la verità l’ho già detta e affermata

  • Coman – ih, ih, ih. Bene quando è così ripetetela per vostra difesa contro le accuse che si fanno, per poter porla a verbale. Dunque voi siete accusato !

1° di furto per valore di £ 10.000 a danno del sig. Rettore Morselli per avere la sera di lunedì 14 novembre 1829 involato tante carte di valore per ugual somma 2° di complicità all’attentato assassinio del sig. Rettore Morselli, commesso la sera del 19 novembre

3° di omicidio per avere la sera stessa, ucciso con un colpo di coltello il carabiniere Leoni sulla scala della casa Morselli. Cosa dite a vostra difesa?

  • Taran – l’ho già detto tante volte

  • Coman – ripetetelo ancora…

  • Taran – si signore lo tipeterò sperando trovare giustizia. La sera del 14 novembre il sig. rettore Morselli mi manda chiamare, aveva un piego da ricapitare al corriere che doveva portarlo a Milano. Il corriere abita fuori porta Milano in Predolate. Ma per dire tutta la verità al posto di andare subito mi venne in testa di passare da via Cesarea.

  • Coman – per vedere la Pepina, vostra amante.

  • Taran – là mi fermai e questa fu la mia disgrazia

  • Coman – avanti, avanti…

  • Taran – Quando uscii mi prese un forte temporale ed io corsi giù da Predolate. Arrivato al ponte l’acqua cadeva a catinelle e fui costratto a scappare nell’osteria del Muto. Oh quanto mai sono entrato

  • Comand – Tirate avanti

  • Taran – là trovai Martinello e un altro che non conosco. Martinello mi fece credere che era il nipote del prete, questo mi diede da bere

  • Comand – e là avete fatto relazione

  • Taran – io sono convinto che quel vino era preparato

  • Coman – certo, lo avrà preparato l’oste… avanti

  • Taran – fatto sta che con due bicchieri mi sono sentito ubriaco, mi sono addormentato e poi non so più nulla

  • Coman – l’involto prima di entrare l’avevate?

  • Taran – l’ho sempre tenuto al fianco. Quando mi destai mi trovai solo col Martinello e questo propose se voleva andare a Milano con lui che avremmo portato noi stessi il plico ed io finii coll’accettare. Io scrissi un biglietto a mia madre e lui uno al Rettore Morselli

  • Coman – ma questi biglitti non sono ancora pervenuti. E voi con tutta la ingenuità avete seguito Martinello a Milano

  • Taran – Sapeva tanto a parlare che avrebbe ingannato lei pure

  • Com – avanti fate presto.

  • Andai a Milano e stetti con lui 3 giorni, sempre ritenendolo un gran signore. Mi condusse in eleganti alberghi, in un sontuoso appartamento, poi siamo ritornati a Vigevano la sera del 19. Mi condusse all’osteria del muto dove trovò altri compagni, il Gorla e il sarto a cui disse di seguirlo che voleva fare un’improvvisata allo zio. In buona fede insegnai loro la scala, l’uscio d’entrata e la satnza del letto e io mi dissero poi di stare sulla porta di strada che fatta la sorpresa cmi avrebbero chiamato. Dopo 5 minuti sentii un colpo di pistola, poi un altro; spaventato saliii sulla scala e urtai col sarto che fuggiva; mi avanzo e trovo il corpo quasi esanime di un povero carabiniere. Abbrividisco a cotesto spettacolo, compresi che fui tradito e indovinai il loro delitto

  • Coman – per essere così giovinetto e semplice falegname siete molto istruito e molto scaltro

  • Taran – non comprendo

  • Coman – dico… che siete astuto. Ora veniamo alle prove… dirò meglio ai testimoni

  • Taran – Il muto

  • Coman – già interrogato dice nulla. Esso sa nulla. Lui non conosce né martinello né Gorla. E quel biglietto che scriveste a vostra madre chi l’ebbe?

  • Taran – Martinello lo consegnò al muto, chiami a Martinello e vedrà

  • Coman – Martinello è morto

  • Taran – Gorla è morto questa mattina senza parlare

  • Taran – gran Dio. Allora il sarto… questo potrà dire tutta la verità e salvarmi

  • Coman – il sarto arrestato a Garlasco dietro vostra deposizione che lo accusa nega recisamente. Non conosce né voi né Gorla né Martinello, dice che è una calunnia

  • Taran – calunnia! Ne chiamo Iddio in testimonio se dico bugia. Quello è l’assassino, è quello che uccise il carabiniere sulle scale

  • Coman – il sig. podestà che vi protegge ha ottenuto di fare un confronto per scoprire la verità

  • Taran – venga il sarto e vedrà che non può mentire la verità

  • Coman – vi avverto però Tarantola che se questo sarto che voi accusate risultasse innocente alle accuse da voi mosse si gravita la condanna su di voi, la falsa denuncia, la calunnia che peggiora la vostra condizione


Scena quarta

Podestà e detti

  • Carcer – Il signor Podestà (V)

  • Coman – signore ho il piacere di riverirla

  • Podestà – m’inchino a lei. Vi saluto Tarantola e vi avverto che mi sono molto interessato per voi. Sono riuscito a fare che questo sarto abbia d’avere con voi un confronto

  • Coman – poi dopo signor Podestà gli darò lettura di un rapporto giunto stamattina da Garlasco. Carceriere… introducete il detenuto sarto


Scena quinta

Sarto e detti

  • Taran – Signore aiutatemi in questo momento

  • Coman – Tarantola guardate un poco, è questo il sarto?

  • Tarant – si è proprio lui

  • Coman – e voi sarto conoscete questo giovinetto?

  • Sarto – No, non l’ho mai visto prima di questo momento

  • Taran – Sciagurato. Furfante!

  • Coman – Tarantola, tacete, non permetto questo

  • Taran – Che Iddio supremo che mi vede, che mi sente mi fulmini qui sul momento, se costui non è il sarto complice di Martinello e di Gorla. Si voi foste in quella sera con loro a compiere il delitto

  • Sarto – dico che costui è pazzo, pazzo da catene. Dico di non averlo mai visto prima d’oggi, affermo che la sera del 19 Novembre ero a Garlasco e non a Vigevano

  • Taran – Falso, falso, falso!

  • Coman – calmatevi Tarantola, lo vedremo

  • Sarto – io ripeto che costui è pazzo e mi meraviglia altamente che si vada a disturbare la tranquillità d’un cittadino per denunce di un povero pazzo. Si mi meraviglio.

  • Coman – signor podestà, non ha mai visto costui a Vigevano in compagnia di Martinello e Gorla?

  • Podestà – mai! Martinello e Gorla erano sempre insieme ma io non ebbi mai occasione di conoscerli.

  • Coman – dunque concludiamo. Tarantola che ne dite.

  • Taran – dico che costui è un malvagio, mentitore. Dico che fu con Gorla e Martinello la sera del 19. Costui è un furfante, che con una sola parola può salvarmi o al contrario vuol perdermi. Che Dio lo punisca

  • Coman – traducete costui a suo posto

  • Carcer – ( parte col sarto )

  • Coman – qui tengo un rapporto e desidero che lo legga

  • Podestà – ho piena fiducia in lei

  • Coman – per non mancare a tutti quei doveri che vuole il zelo e la giustizia. Prima di leggere quel rapporto devo fare un’altra interrogazione al Tarantola. Tarantola a che ora successe il fatto in casa Morselli

  • Taran – dalle 8 alle otto e mezza

  • Coman – secondo voi il sarto è venuto dopo le 8?

  • Taran – si dopo le 8

  • Coman – ebbene udite questo rapporto. L’anno 1823. Ecc.. io Galvani Pietro ______________ BRC della stazione di Garlasco dichiaro e depongo sotto vincolo del giuramento che il nominato sarto Lorenzo alle ore 8 e mezzo pomeridiane del giorno 19, si trovava a giuocare alle carte nell’osteria della Cecchina all’insegna del Bue d’oro. Io Baielli Felice impiegato residente in Garlasco atteso sotto vincolo di giuramento che la sera del 19 novembre 1823 ho giocato alle carte col nominato Lorenzo. Poi vi saranno ancora altre dieci testimonianze che attestano la buona condotta del sarto.

  • Taran – sono perduto… povera mia madre !!

  • Podestà – non ho più parole… sventurato giovine !! (V)

  • Coman . Tarantola. Io feci il mio dovere. Tutto ti accusa e rassegnati a quel tribunale che deciderà la tua sorte (V)

  • Tara, - Dio se è vero che sei tanto giusto fa conoscere la mia innocenza.



Atto sesto


Piazza del Duomo di Vigevano

Movimento agitazione, popolani vanno e vengono, capannelli che discutono


Scena prima

Podestà. Comandante, Berta, Cecchina, Maschere

  • Podestà – Tarantola è una vittima

  • Comand – il processo lo dimostrò reo

  • Podestà – è un disgraziato, creda comandante . c’è del mistero. Io conosco i miei cittadini e nessuno ritengo capace di simili delitti. Tarantola meno di tutti, no, no, esso è un martire

  • Coman – questo signor podestà la onora. Esso stima i suoi cittadini

  • Podestà – e la grazia chiamata ?(V)

  • Comand – non fu accolta e l’esecuzione si farà verso le 10 al borgo della Ressa fuori di porta Mortara. Venga, venga con me (V)


Scena seconda

Cecchina, Berta, Gioppino

  • Cecchina – povero giovinetto, così buono!

  • Berta – Un angelo di ragazzo, non c’è più giustizia. Ecco il sig Gioppino. Sig Gioppino va anche a vedere ad appiccare quel povero Tarantola?

  • Giopp – se potessi io, vorrei appiccare il comandante e tutta la cpmpagnia fuori il podestà

  • Bort – ha proprio ragione

  • Cecchin – se si potesse salvarlo! E sua madre poverina?!

  • Giopp – Sua madre è stata condotta all’ospedale, ed è là legata come un cane e continua a gridare “datemi mio figlio, esso è innocente”

  • Bert – Povera meschina. E in che ospitale l’han messa

  • Giopp – in quello di santa Marta

  • Bert – vorrei andare a vedere ma mi manca il coraggio. Ci vai tu Cecchina?

  • Cecchi – per me no, non voglio vedere a commettere un assassinio, perché è un innocente

  • Bert – signor Gioppino ci sta a giocare al lotto? Si può giocare e siamo certi di vincere

  • Cecchi – e che numeri sono?

  • Bert – 4 13 69 – il 4 erano in 4 gli assassini, 13 la morte e 69 l’appiccato

  • Giopp – No, non sono 4, sono 3 i birbanti

  • Cecchi – allora si giuoca 3, 13, 69 e si giuoca per Milano

  • Giop – certo perché sti birbanti erano milanesi

Suono di campana – Tarantola vestito da condannato – compagnia della misericordia – sacerdote carabinieri – carnegice

  • Sacer – oh, vanne in pace anima cristiana nel nome del signore. La tua dimora sarà il Paradiso, Tarantola coraggio e fede in Dio

  • Tarant – si, si padre avrò coraggio. Il destino fu troppo crudele. Lo giuro in questo momento supremo, lo giuro da buon cristiano che sono innocente.Presto sarò vicino a mio padre in paradiso.

  • Prete – si giovinetto: il paradiso è per chi confida in Dio

  • CecchTran – padre beneditemi l’ultima volta

  • Prete – figlio mio io ti benedico e ti benedico nel nome del signore

  • Taran – padre io vi ringrazio, ma un’ultima preghiera vi fo. Ho lasciato la mia povera mamma delirante, quasi morta. Recategli l’estremo mio saluto. Addio tutti, non piangete, io muoio innocente (V)

(via tutti con prete, Carabiniere, Tarantola)

  • Voce di popolo – è innocente, è innocente

  • Podestà – calmatevi cittadini, comprendo il vostro dolore, ma davanti al verdetto bisogna chinare la fronte (campana). La giustizia degli uomini è fatta, ora spetta quella divina. Tarantola non è più, preghiamo per l’anima sua

Scena ultima - Cimitero con fiori e lampade accese


Atto settimo


Cimitero con cancello – muricciolo

Di fianco, sempre all’esterno del cimitero corone di fiori e veri lumini accesi. Donne che pregano – silenzio


Scena prima

  • Berta – Povero ragazzo… Iesus per l’anima sua

  • Cecch – Recque scant in pace amen. Pvero giovine, ha terminato di tribulare, adesso è là con la sua povera madre, poveretta, che fine ha fatto!

  • Mart – Pensate che è duro morire innocente; è un santo

  • Cecch – e fa dei miracoli, non avete sentito? Il figlio del zeppino è caduto a terra battendo fortemente un ginocchio; si chiamò il dottore e questo disse di stare a letto che la cosa è grave. Suo padre gli salta in testa di venì qui sulla tomba di questo povero Tarantola e di accendergli un lume e pregarlo. Quando l’olio non ve ne era quasi più, lo prese e lo portò a casa e con questo untò la parte ferita. Credete? Dopo un’ora si alzò dal letto e andò in piazza come nulla fosse.

  • Bert – al contrario di lasciarlo qui fuori del cimitero, dovrebbero metterlo assieme al nostro B. Matteo

  • Cecch – non sai quanti che vengono qui a raccogliere le pietruzze che si trovava su questa fossa. Adesso non ce n’è più. Si dice che molti, per queste pietre hanno già ricevuto delle grazie. Andiamo a fare il giro del cimitero (V)

  • Bert – andiamo e diremo il rosario


Scena seconda

Lazzarino, poi Berta indi Gioppino

  • Lazzarino – Dio, Dio mio! Più non posso reggermi! Ti ringrazio mio buon Signore di avermi dato la forza a portarmi sino qui. Qui morrò, qui sulla terra che copre questo innocente. Dio! Fa la grazia che venga qualcuno che posso io fare la mia confessione, proclamando l’innocenza di questo martire. Più non reggo, io manco. Tarantola… perdono… perdono

  • Bert – Cecchina è andata a giocare al lotto e io starò qui a pregare sino che ritorna. Che vedo? Chi sarà colui? Vergine santa! Che fosse risorto?

  • Lazzarino – Aiuto… aiuto

  • Berta – vi sentite male buon uomo?

  • Lazzar – molto… male … buona donna… fate una carità a questo moribondo..

  • Berta – parli, e quello che posso lo farò volentieri

  • Lazzar – chiamate qualcuno. Io debbo confessarmi..

  • Berta – anderò a chiamare Don Paolo. Povero uomo

  • Lazzar – no, no il prete, un giudice

  • Bert – un prete giovine? Allora chiamerò don Giovanni

  • Lazz – ah! Dio! Aaah…

  • Bert – questo uomo sta per morire (gridando) Custode, gente, accorrete, accorrete per carità

  • Giop – cosa capita?

  • Bert – presto, preso, venite

  • Giop – che diavolo!!

  • Bert – guardate qui questo misero che sta per morire

  • Giop – chi sarà mai? Buon uomo, chi siete?

  • Lazza – un disgraziato, un infame… chiamate il podestà, il comandante, un sacerdote… che sto… per morire

  • Giop – andate voi berta, è facile che li troverete per strada perché io so che dovevano venire qui

  • Bert – se avessi le ali, vorrei volare (V)

  • Giop – fate presto. Cosa vi sentire buon uomo

  • Lazza – i rimorsi… i rimorsi che uccidono… più che il male… haa… haa!! Colui che qui dorme nel sonno eterno è haa… haaa…

  • Giop – signore fate la grazia a darci vita sino a che sia qui giunto il podestà di Vigevano


Scena terza

(più personaggi che sia possibile, ma messi in buon ordine)

  • Podestà – Comandante – Maresciallo - Sacerdote e Gioppino

  • Podestà – buon uomo chi siete?

  • Lazzar – sono un traditore

  • Sacer – prego lasciarmi solo con lui; bisogna pensare all’anima, pel corpo è finita

  • Lazza – no, no, tacete… voglio parlare io… io sono un misera…

  • Podestà – Il vostro nome

  • Lazzar – Giuda, Giuda!

  • Coman – sarà qualche mendicante

  • Pdestà – dite chi siete e come siete qui venuto

  • Lazzar – sono qui venuto per morire sulla fossa che sta rinchiuso un … martire … un innocente

  • Podestà – parlate… parlate

  • Coman – è in delirio, costui

  • Podestà -tacete, tacete signore, lo comando in nome del luogo che ci troviamo

  • Coman – ma io credo che tocca il prete e non …

  • Podestà – Il sacerdote sotto il vincolo del suo sacerdotosi è costretto al silenzio, ed io come capo cittadino di Vigevano farò pubblicare la sua confessione

  • Giop – caro il mio comandante, guardi che lei va in pericolo di andare ad abitare coi morti

  • Coman – e siete voi che…

  • Podestà – basta, basta signori. Silenzio. Proseguite buon uomo

  • Lazza – Tarantola morto innocente

  • Podest – finalmente! Ha sentito sig Comandante? Il vostro nome?

  • Lazza – io sono … Lazzarino

  • Tutti – Lazzarino!

  • Podestà – siete quello che eravate in compagnia di Gorla Mart…

  • Lazzar – si, si… io ho tradito Tarantola… che potevo sal…varlo, parlando prima… quel giovine… nulla sapeva dell’attentato… è un povero innocente

  • Coman – allora chi scrisse la lettera al Reverendo don Morselli… foste voi?

  • Lazz – si, io stesso

  • Podestà – un ultima domanda. Oltre Martinello e Gorla, lasciando a parte Tarantola, vi si trovaav altri in casa del prete Morselli con voi?

  • Lazzar – Non so… non so…

  • Coman – non volete dirlo ?

  • Lazz – Fui traditore… fui… ladro… non voglio essere spia… delatore

  • Podestà – palesatelo in nome di Dio?

  • Lazzar – vi… era… aah! Aah! (muore)

  • Podestà – ciò mi basta, so tutto

  • Coman – non lo sa la legge

  • Podestà – e che m’importa della legge; lo sa la mia coscienza, lo sa ogni onesto cittadino, lo sa tutta la popolazione che il povero Tarantola è stato condannato alla morte innocente, e ognuno qui può proclamare la sua innocenza

  • Giopp – caro il mio comandante, mi sembra che puzzerete da morto. Sarà bene che cambiate aria.

  • Sacer – un altro morto che sta in cielo a pregare per noi

  • Podestà – e noi al cielo inviamogli il nostro grido di dolore, di sincero compianto e confermiamo ancora una volta che infallibile è solamente la Giustizia Divina


Fine del dramma

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