sabato 17 dicembre 2022

 

Questa non è una valigia


Febbraio-Aprile 2014


  • Musica: Cintek de dragoste (Moni Ovadia).


(Il narratore arriva recando con sé la valigia. La musica si abbassa)


Questa non è una valigia.

Si, gentili spettatori: questa non è una valigia. Sembra una valigia, ma non è una valigia.

Le valigie servono per andare in viaggio…

ci si mette la biancheria di ricambio, i vestiti… il necessario per l’igiene… qualche regalo, se si va a trovare qualcuno… qualche libro per i tempi morti…

Qui dentro non c’è niente di tutto questo.

Qui dentro c’è qualcosa di molto prezioso.

Questa non è una valigia; questo è uno scrigno. (la apre)

Qui dentro c’è qualcosa di molto più prezioso delle camicie, del sapone, dei regalini.

Qui dentro c’è un pezzo della nostra memoria,

qui dentro c’è la nostra cultura, qui dentro c’è la nostra identità, qui dentro c’è la nostra salvezza.

Nel Grande Fratello, quello di Orwell, ovviamente,…

il potere assoluto e pervasivo, si definisce con uno slogan terribile:

Chi possiede il presente – possiede il passato

Chi possiede il passato – possiede il futuro.

È uno slogan terribile che sembra non offrirci nessuna speranza,

sembra, perché invece, può offrirci la chiave per la salvezza:

oggi, qui, questa sera, nel presente, noi siamo qui per riprenderci il nostro passato,

pochi… quasi in clandestinità…

contro la macchina della rimozione, e cioè della propaganda;

(chissà cosa c’è questa sera in televisione, per milioni di italiani che ora non sono qui).

Noi invece questa sera siamo qui con la volontà di non farci espropriare del presente,

e quindi del nostro passato, per non farci derubare del nostro futuro.


La chiave per riprenderci il nostro passato, ce la offrono il Mario Ugazio e la Angela Onetto, detta Lina, che dalla guerra hanno avuto la vita devastata e che di questa storia sono state le vittime…

La chiave, è in questa valigia.


Questa serata è cominciata con una musica… è una musica tratta da uno spettacolo di Moni Ovadia… un artista ebreo, di origine bulgara… che ha lavorato anche lui sulla memoria… quella del suo popolo, naturalmente.

Lo spettacolo si intitolava Dibbuk… dibbuk è una figura importante nella cultura ebraica.

Dibbuk è l’anima di un morto… un giovane morto…

Un giovane morto di morte violenta e prematura… un morto che non si rassegna… un morto che non vuole andare nell’aldilà… un morto che continua… e continuerà a turbare il sonno dei vivi, almeno fino a quando non avrà ricevuto un atto di riparazione.

La musica che avete sentito… questa musica straziante, che sembra una marcia funebre… non è una marcia funebre… è una marcia nuziale…

Noi l’abbiamo scelta perché ci è sembrata la più giusta per accompagnare la storia del Mario e della Angela.

Il Mario è il dibbuk che chiede giustizia e memoria, morto a trent’anni di morte violenta e prematura durante la ritirata di Russia… e la Angela era la sua sposa, ed è rimasta la sua sposa per tutta la vita… e anche lei chiede giustizia e memoria.

Sfogliando il carteggio la prima cosa che ha attirato la nostra attenzione, sono state le cartoline.

Si, nella posta del Mario ci sono delle cartoline… sono cartoline di propaganda.

Colpisce la distanza tra le immagini e i messaggi scritti sul retro.


Ce n’è una in cui campeggia un enorme orso bianco… una statua enorme; l’animale, pur appoggiato sulle 4 zampe è molto più alto del soldato in camicia nera che, in piedi, sta lottando contro di lui.

Davide contro il gigante Golia.

Davide, il soldato italiano, con una lancia colpisce e manda in frantumi una zampa, che si spezza in scaglie di marmo .

L’orso si trova sul piano più alto di una scala; una scala bianca. Sui gradini cola un rivolo di sangue; viene dalla zampa frantumata.

Sui gradini, all’esterno, in ascesa, le tappe del trionfo fascista… passato e futuro:

Roma 1922, Madrid 1936, Mosca 1944.


Nel bordo basso dell’immagine una scritta:

tre puntini si sospensione e poi “se non ci fosse stata la Marcia su Roma”

che cosa sarebbe successo, se non ci fosse stata la marcia su Roma?

Che la zampa dell’orso sovietico ci avrebbe schiacciati? O forse l’orso sarebbe venuto a dissetarsi nelle fontane di San Pietro.

L’immagine è ambigua: la bestia feroce non sta lottando; subisce e guarda lontano con uno sguardo vuoto e smarrito; dietro l’animale, un cielo rosso, in basso, e che man mano che si sale verso l’alto diventa scuro.

Rosso: rosso come il colore simbolo del comunismo, che si perde nel nero della tragedia, ma anche rosso come se il cielo fosse acceso da un incendio che distrugge i villaggi e le città dei russi, di quel popolo nemico…

A completare l’immagine, dietro il soldato italiano, bandiere nere, gagliardetti con lo stemma del fascio, insegne di guerra ricavate dalla iconografia imperiale romana, quasi a sottolineare che anche se il soldato cadesse, dietro di lui, migliaia di altri valorosi sarebbero pronti a prenderne il posto.


Lina non stare pensierosa che io c’ho la sfortuna di stare troppo bene, e invece tu hai paura che io stia troppo male, scaccia quei pensieri, e pensa che fra 5 mesi avremo una bellissima bambina, pensa Lina quando tornerò tu me la porgerai fra le mie braccia, quale gioia proveremo a pensare questo. Lina mi sembra già domani quel giorno.

Il Mario e la Lina aspettano un bambino, o una bambina, meglio se nascesse una bambina… almeno non dovrà andare in guerra…


In un’altra cartolina un soldato italiano avanza impugnando l’asta di una bandiera nera; il coltello stretto tra i denti, nella destra una bomba a mano. Al suo fianco un nazista; nella destra tiene un pugnale. Insieme, sguardo eroico, avanzano su un cumulo di macerie, calpestando bandiere rosse. Dietro di loro, a una certa distanza, un muro di soldati di cui non si distinguono i volti. Su di loro spiccano le bandiere: l’italiana; la tedesca, quella rossa con la svastica al centro, in un cerchio bianco, quella giapponese, e tante altre tra cui si possono riconoscere anche quella della Cechia, quella dell’Ungheria, quella della Romania…

Lina carissima

mi informi che tutte le paure ti sono passate e che attendi il fausto giorno per poter stringere quel piccolo angiolino. Qui mi hai fatto ridere della gioia e ho tanta fiducia di dovere tornare per stringerlo anch’io come te e di farlo ballare. A pensare a questo mi trovo contento.


In una cartolina in bianco e nero, avanzano tre soldati… Se i tedeschi proclamavano Gott mit uns Dio con noi; noi ci appellavamo alla Madonna.

I tre soldati avanzano con maschere antigas, elmetto, lanciafiamme acceso, braccio alzato con la bomba in mano, pronta per essere lanciata…

Su di loro una Madonna, lo sguardo estatico, rivolto verso l’alto, le braccia aperte in un’invocazione al cielo, il capo circondato da un’aureola su cui brilla una corona di stelle. Accanto alle stelle una parola: Vincere!


Non dubitare che il mio ritorno si avvererà e colla piena soddisfazione di aver fatto il mio dovere da Fante. Si devo ritornare perché un altro dovere, un’altra missione più umana di questa che sto disimpegnando, mi attende forse con maggiore soddisfazione, quella di essere papà. Qui si che si vedranno le mie doti personali. In questo punto mi domando e domando se sarò l’altezza di questo grado che al mio ritorno dalla guerra dovrò assumere?

C’è ancora una cartolina che ci ha colpito e ci ha fatto pensare.

C’è una stanza di cui vediamo solo un muro. Disegnata in sanguigna su un fondo grigio, sulla sinistra sta una madre, la creatura in braccio, dietro la sua testa una sfumatura tratteggia quella che può essere scambiata per un’aureola. La donna è composta e serena, nonostante che la scena che si svolge davanti ai suoi occhi sia altamente drammatica. Due soldati italiani, armati di tutto punto stanno spingendo una porta… uno di loro è voltato a guardare la donna, forse a rassicurarla, forse per misurare il pericolo che la donna e il bambino stanno correndo. Dall’altra parte della porta, attraverso lo spiraglio si intravede un mostro orrendo, il comunismo,una specie di gorilla enorme con lo sguardo feroce e demente, che spinge per entrare. La didascalia in basso recita L’EUROPA CONTRO L’ANTIEUROPA.

E qui c’è qualcosa che non funziona.


Mussolini il 10 giugno del 40, aveva chiamato gli italiani alle armi contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente.


Combattenti di terra, di mare e dell'aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.

Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania. Ascoltate!

Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.

L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.

Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.


E la Russia… e il bolscevismo… cosa c’entrano con le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente?


Perché Mario Ugazio è stato mandato a soffrire in Russia, a morire in Russia, insieme ad altre centinaia di migliaia di cittadini Italiani. Perché Angela Onetto, detta Lina, è stata separata da suo marito… dal suo amore… e costretta a vivere tutta una vita lontano dal suo uomo...?


Schizofrenia di un regime? Delirio di onnipotenza?

Ognuno dia la sua risposta… intellettualmente onesta e non si indulga a facili luoghi comuni autoassolutori.

Una risposta potrebbe essere che Hitler e Mussolini, personaggi temuti, ma squalificati e disprezzati sulla scana internazionale, volevano acquisire crediti, guadagnare prestigio e autorità, proprio davanti a quelle tanto disprezzate democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente; davanti all’opinione pubblica mondiale, forse anche davanti al Vaticano; forse Hitler e Mussolini volevano presentarsi al mondo come quelli che sconfiggendo il comunismo, avevano salvato la millenaria civiltà europea dalla barbarie…


Non meno gravi sono state le perdite che la battaglia contro il bolscevismo vi ha imposto, ma si trattava di difendere la millenaria civiltà europea contro la barbarie moscovita …


E così il Mario viene mandato a difendere la millenaria civiltà europea contro la barbarie moscovita


Mia Carissima Moglie

Finalmente posso darti mie notizie più a lungo, il quale servizio non è tanto gravoso.

Incomincio col dirti che mi trovo nelle vicinanze del fronte e sono attendato in un bel bosco.

L’acqua scarseggia; intendo l’acqua da bere. Per lavarsi c’è negli stagni o paludi.

Le giornate sono belle e permettono di restare anche a dorso nudo.

Ti porto pure a conoscenza che le notti qui in Russia sono cortissime.

L’imbrunire incomincia alle ore 20,30; alle 21 è buio,

l’alba incomincia alle ore 2 e alle ore 3 il sole già illumina… come vedi le notti sono di 5 ore.

Ti informo pure che durante il viaggio in questo territorio ho visto scambiare infinità di uova con il tabacco o la galletta… una galletta ci davano 6 uova oppure un pacchetto di sigarette.

In questi scambi pensavo a te e lo dicevo anche coi compagni che se avessi avuto possibilità te ne spedivo qualche cesta dato che li c’è poco sa rosicchiare.

Pero anche qui ce poco ad eccezione delle uova.

Io non so cosa ci ho per la testa, ci ho poca voglia di parlare e tanto meno di ridere specie quando sento discorsi che non mi vanno a genio, oppure parole basse.

Mia cara Lina. Non solo sono le parole basse che mi danno ai nervi ma credo sia anche l’enorme distanza il quale ci separa… guardi… sono circa 3500 km; a scrivere questo numero mi viene il freddo.

Ma cercherò di farmi forte per ritornare un giorno il quale ti abbraccerò te ed il nostro bambino, il quale lo penso che venga alla luce ed io lancerò le mie forze per la sua prosperità.


La Russia… siamo nell’epoca di internet… di Google maps.

Siamo andati a cercare i luoghi dove si svolge la tragedia…

Nel vedere le fotografie che sono state scattate recentemente vengono in mente più i racconti di Tolstoi, che il teatro di una guerra sanguinosa.

  • Sembra di sentire le note di Ma Vlast, La mia terra, di Smetana…

Lungo le rive del Don, un pescatore aspetta che i pesci abbocchino.

Delle oche nuotano poco lontano.

In una foto si vede un’ansa del fiume, che scorre lento tra le colline.

Nell’ansa c’è un barcone… sembra di vederlo muoversi lentamente, come in un film di Tarkowskij

Vicino all’acqua una tenda, una canadese. Qualcuno fa campeggio libero.

In una strada fangosa due case scure, ombrose, di legno. Hanno solo il piano terra, basse, con le finestre bianche, , con qualche albero vicino…

In fondo a una strada un monumento pesante ai Cosacchi del Don; in un’altra piazza un monumento equestre celebra un generale sconosciuto.

In lontananza, sopra una chiesa ortodossa, bianca, una falce di luna… chissà quante volte il Mario l’avrà guardata, da questi luoghi, pensando a casa.

Sembra un bel paesaggio; verrebbe voglia di venire qui a fare una vacanza riposante.

Ma il Mario dice:


manca qualche giorno per compilare il mese della mia partenza per queste terre russe che io non ci resterei neanche se mi caricassero di oro


Ha ragione. Nel romanzo ‘Verità e menzogna’ Guido Piovene fa dire al protagonista, mentre passeggia sul Carso:

Adesso era molto bello.

Il greto dell’Isonzo che scintillava da lontano, il Monte Santo col monastero in vetta, e in alto lo scorcio del Collio verso montagne lontanissime.

Era diverso allora.

Era una terra orrida, repellente, di sassi, di fango e di polvere impastati di sangue e di materie purulente, senza nemmeno un arbusto, un cespuglio, un filo d’erba… solo filo spinato, in matasse e centinaia di migliaia di uomini nascosti in buche sotterranee, cadaveri, escrementi, nei luoghi al riparo dal fuoco.

Poteva forse essere bello, adesso, un luogo che aveva potuto essere così brutto, brutto fino allo schifo?

Una bruttezza immonda, infame, lo aveva massacrato senza pietà, per sempre”.


Mia bella Lina

Ti informo che sono giunto ieri al posto di rincalzo, questo sito è posto in una balca in mezzo alla steppa e siamo alloggiati nelle buche da noi costruite; se il tempo continua sempre con il bello staremo bene anche qui.


ieri si è fatto sentire il primo freddo russo lasciando cadere un piccolo strato di neve gelata accompagnata da un vento gelatissimo che ho giudicato che il freddo sia stato 8 o dieci sotto zero.

Ebbene Lina con questo freddo io sto benissimo e mi sento anche più forte.

Non è un atteggiamento da sbruffone… ingenuamente, cerca solo di tranquillizzare la Lina

Ti informo pure che in questi giorni hanno distribuito indumenti di lana e sono andati benissimo perciò non dubitare che sono coperto, per il momento e, nell’andare avanti, ci daranno altro.


Mia adorata Lina

È apparsa una bella giornata dopo due giorni di forte tormenta che sibilava come una sirena. In questi due giorni ero veramente triste e impaziente, tutto mi disturbava, non so cosa si era formato in me, forse la tua lontananza, forse la guerra che mi stanca. E’ che non vedo quale giorno sia terminata, così come ero io, erano i miei compagni. Oggi invece essendo apparso il sole ci guardo in faccia ai colleghi; sono più sereni. Anch’io ho mutato il mio aspetto con questo. Il sole ci ha portati un po’ di allegria benché il cielo è quasi continuamente solcato da apparecchi sovietici noi tutti ci guardiamo un po’ di malocchio ma non possiamo farci nulla, ma poco lontano da noi ci sono gli artiglieri che agiscono contro di loro.


Mia Adorata

mi informi che questi allarmi continui non ti lasciano tranquilla e hai paura di morire, tu questo non lo vorresti se non prima che mi abbia visto e fra le braccia.

Lina tanto adorata non essere così paurosa che gli allarmi non ti faranno nulla.

Mi informi che hai voglia di spedire al paese il baule con tutta la biancheria per paura che ti venga danneggiata la casa… se hai possibilità di spedirlo fallo pure.


Quello che volevo dirti è questo, figurati che gli aerei russi hanno continuato per 5 giorni dalle 5 del mattino alle quattro di sera a bombardare le nostre retrovie e sai cosa hanno fatto niente dico assolutamente niente e tu ti spaventi quando suona la sirena.

Coraggio e cerca di affrontare come se fosse il giorno della festa di Borgo S. Martino.


Coraggio! coraggio vero, ... coraggio per resistere… il coraggio delle persone autentiche,

non quello fasullo delle marcette grossolane…

non quello della “incrollabile fede nella vittoria finale”…

quello, più che coraggio, si chiama irresponsabilità.

Siamo andati a cercare, negli archivi, nei libri di storia, gli annunci, i comunicati sulla campagna di Russia. Non abbiamo trovato molto… nessun discorso roboante.


IL generale Paulus telegrafa a Hitler:

La chiusura della sacca agli attacchi nemici non è riuscita nei settori occidentale e sud occidentale.

Si rilevano nuovi tentativi di sfondamento da parte del nemico.

Munizioni e carburante sono quasi esauriti.

Numerose batterie e armi anticarro sono fuori uso.

È impossibile provvedere a rifornirle in maniera adeguata e tempestiva.

L’armata sarà condannata nel giro di brevissimo tempo alla distruzione.

Il nemico attacca da sud e da ovest con tutte le forze disponibili.

È indispensabile l’immediato sganciamento di tutte le divisioni da Stalingrado,

vista l’impossibilità di tenere il fronte orientale e quello settentrionale.

Con ciò, indubbiamente perderemo moltissimo materiale, ma si potrà salvare la maggior parte dei nostri preziosi combattenti.


Il generale Messe telegrafa a Roma:

Seguito grave situazione logistica determinatasi per cattivo tempo e pessime condizioni strade,

ma soprattutto per inadempienza germanica che si è tradotta in mancato arrivo di treni e trascurabilissimo contributo diretto viveri, ho chiesto ad armata intenzioni su utilizzo del CSIR dopo occupazioni distretti industriali di Stalino e Gorlowka.

Risposta: Contributo CSIR molto desiderato fino a raggiungimento meta finale.: obbiettivo Stalingrado. Ho pertanto incaricato colonnello Chiusi considerazioni logistiche necessarie per consentire assolvimento nostro compito.

Il colonnello Chiusi, risponde che non ci sono treni, che mancano i viveri, che non ci sono carburanti né per i mezzi di terra, né per gli aerei, mancano le munizioni e gli indumenti di lana e moltissimi soldati sono quasi senza le scarpe.

Mussolini, attingendo fino all’ultimo alla sua retorica inesauribile, invierà un proclama ai superstiti dell’ARMIR… “Nella dura lotta sostenuta a fianco delle armate germaniche sul fronte russo, voi avete dato innumerevoli prove della vostra tenacia e del vostro valore.

Contro le forze preponderanti del nemico vi siete battuti sino al limite del possibile e avete consacrato col sangue le bandiere delle vostre divisioni.

Privazioni, sofferenze e interminabili marce hanno sottoposto a prova eccezionale la vostra resistenza fisica e morale.

Solo con un alto senso del dovere e con l’immagine onnipresente della patria potevano essere superate.”

Falso. Falso!

L’immagine che ha dato la forza di lottare fino all’ultimo minuto a Mario Ugazio, non era quella della patria, ma quella della Lina, della sua casa, del bambino che stava per nascere… della sua famiglia.

Io sono sempre qui col cuore sospeso e questa lunga azione non tenta a terminare.

Ma ho tanta fede in Dio e nella Madonna che mi salveranno, perché quella creatura avrà un giorno bisogno di me ed io resterei col cuore trafitto se non lo potrò fare.

e

SOLO, SOLO il tuo pensiero mi dà coraggio e forza.

E chi era rimasto in patria?

Abbiamo provato a cercare nei diari di Galeazzo Ciano, ministro degli esteri fino al febbraio del 43, gli appunti relativi alla campagna di Russia. C’è solo qualche cenno, più o meno una volta al mese.


27 maggio: parla della brutalità dei tedeschi, spinta fino al crimine costante. Gli parlano di massacri di intere popolazioni, Ciano è scettico sulla veridicità di tali racconti… “I prossimi 4 mesi potrebbero segnare l’inizio di una catastrofe senza precedenti”. Dei soldati italiani, non una parola.

4 Giugno: “Vedo Messe di ritorno dalla Russia. Ha il sangue agli occhi contro Cavallero perché gli ha proposto il vecchio e fesso Gariboldi nel comando dell’armata… Messe non nasconde gli interrogativi che si pone e che sono molto seri.”

26 Giugno: “Mussolini vede scura la situazione in Russia dove i bolscevichi hanno datoesecuzione ai dettami tattici di Lenin, che insegnava al proletariato a battersi casa per casa.”

27 agosto: “Ribbentrop giudica la Russia un osso duro. Molto duro, e non fa previsioni sulla durata

della guerra”

27 settembre: “Gaffe di Cavallero che per arruffianarsi l’ambasciatore del Giappone gli ha dato notizie di successi a Stalingrado… il vice addetto militare tedesco col suo duro italiano di stile militaresco ha risposto secco : non dica balle!”

9 ottobre: “Sul fronte russo non si avranno grandi novità, o, se vi fossero, non sarebbero in nostro favore”.

È incredibile la nonchalance con cui a Roma si accolgono le notizie provenienti dalla Russia… tanto ci sono solo decine e decine di migliaia di italiani che stanno morendo.

14 novembre: “Vedo Messe; il suo giudizio sul fronte orientale è che i bolscevichi non hanno forze per tentare azioni in grande, ma sufficienti per inchiodare l’esercito germanico nella steppa”.

Sui soldati italiani nessun commento.

Primo dicembre: Gli ufficiali tedeschi fanno previsioni rosee sulla lotta in Russia.

18 dicembre… probabilmente, a questo punto Mario Ugazio è già morto; Ciano annota: “Quando sono arrivato, non si è nascosto né a me, né ai miei collaboratori il disagio per le notizie della rotta sul fronte russo. Si tendeva apertamente a darne a noi la colpa!”.

Disagio! Centomila soldati italiani stanno morendo di fame, di freddo, travolti dai russi… e loro provano “disagio”, e si preoccupano di non essere incolpati...

22 dicembre: “Trovo molto ‘cafard’ per le notizie del fronte russo…” Cafard… malinconia… che sensazione signorile…

24 dicembre: “Le notizie dalla Russia continuano ad essere poco buone, ma al comando supremo si pensa che anche questa volta i russi non riusciranno ad avere il braccio lungo e non sfrutteranno strategicamente i successi iniziali”.

Basta così… nei diari di Ciano, non si parla più di Russia e di ARMIR… evidentemente una faccenda così poco importante.

Ora, voi vi chiederete… ma se la catastrofe di Russia era un evento così poco importante… cosa c’era di tanto più importante da scrivere, per riempire le oltre 700 pagine a stampa dei suoi diari?

Ciano e gli uomini del regime sono più preoccupati del Mediterraneo, della Libia, dell’Albania, della Grecia.

Sono preoccupati dei rapporti col Vaticano

Sono preoccupati dei Bombardamenti su Genova Torino Milano… ma non dei danni e delle vittime… no… sono preoccupati del morale della popolazione.

I gerarchi sono occupati nei loro intrighi.

Di ogni evento gli interessa solo di sapere chi potrà prendersene meriti per fare carriera e chi si vedrà addossare le colpe e perderà la poltrona.

Sono molto preoccupati per le manifestazioni per le celebrazioni del ventennale. 28 ottobre che non potranno essere allestite col solito retorico trionfalismo …


Di quello che accade in Russia. Degli italiani, del Mario, non gliene interessa assolutamente nulla


E se la politica è indifferente al destino del Mario e della Lina,

anche il Mario e la Lina sono sostanzialmente indifferenti alla politica… le sono estranei.


Il 5 ottobre del 39 il Mario, scrive ad Angela

Lina sempre più cara.

ho appreso con gioia la notizia che ora ti occupi anche di politica;

questa è sempre un istruzione e anche si può dire qualche cosa in mezzo alle persone più o meno istruite, cosi non si passa proprio per ignoranti.

Persone modeste. La politica, per loro è poter dire qualcosa in mezzo alle persone.

Non hanno la saggezza brechtiana che dice “occupati di politica, altrimenti sarà la politica a occuparsi di te”.

E Mario e la Lina scopriranno a loro spese quello che la politica ha preparato per loro; lo scopriranno quando, Mario sarà lontano da casa, obbligato a una guerra che né lui, né la Lina hanno voluto; una guerra che lui e la Lina vogliono solo veder finire, e il prima possibile.


Il Mario e la Lina sono due persone che sarebbero piaciute al Montanelli di “Gente qualunque”. Persone desiderose solo di lavorare seriamente, tranquillamente.

Persone desiderose solo di vivere del loro affetto, del loro amore per la famiglia.

Persone modeste. Giudicarle sarebbe impietoso.

Solo molto raramente nelle loro lettere si avvertono, timidamente, gli echi della propaganda di regime.

Inconsapevoli nella catastrofe che si sta abbattendo su di loro

e poi travolti… dalla catastrofe.

Anche se non sono eroi della resistenza che hanno dato la vita per la causa della libertà…

a loro va tutta la nostra compassione,

perché sono loro, le vittime.


  • Adagio di Samuel Barber


Il Mario non tornerà più… lo aveva messo in conto… fin da quando era in Albania, fin da quando era ancora fidanzato… è giunto il momento di aprire una lettera che fino all’ultimo era rimasta chiusa.



Genitori Carissimi, A voi vi è toccata la sfortuna di leggere questa lettera il quale esprime il mio sentimento in questi giorni di guerra. Quello di dovervi lasciare senza il mio ultimo abbraccio è stata per me la desolazione per tutto il viaggio arrivato a destinazione mi sono rassegnato a Dio e al destino. A voi genitori che sempre mi avete dato tutta quella educazione che mi occorre nella vita… non l’avrete a male di questa vostra perdita, anzi dovete essere orgogliosi di avere dato alla Patria il vostro figlio Mario.

Per la mia fidanzata Onetto Angela chiamata Lina come voi ne siete al corrente, la amo proprio di cuore, e vi assicuro una vera donna come sempre ne ho parlato a voi. Nella vostra vita che avrete ancora, e se questa non dovesse sposarsi più come sempre mi diceva il quale io ci faccio conto, ma nel medesimo tempo rispetti la sua idea altamente. Anzi faccio presente che questa su detta Lina tiene nelle sue proprie mani un mio risparmio di £ 2.000 il quale li verserà a voi, in questo versamento gli dovete fare un mio regalo di £ 500 il quale se li merita per il modo che si è sempre dimostrata premurosa nella vita civile e generosa nella vita militare.

Come o già accennato, non dovesse trarre matrimonio la dovete aiutare e da questo momento, dovete scordare che avete perduto il proprio figlio, ma di avere ora una figlia che possiede tutte le buone doti.

Dico questo perché so che voi ci avete sempre tenuto di avere una figlia ecco è giunto forse il momento.

Baciatela questo vale come se l’avessi baciata io e leggetegli questa mia lettera in vostra presenza.

Ai miei due fratelli Dante e Ilario ricordategli che li ho sempre avuti nel mio cuore, così un bacione al mio nipote Pier Angelo, alla zia Maria la quale posso dirli la mia seconda mamma, tutto il mio affetto, parenti e cugini tutti i miei auguri di una buona vita terrena.

Infiniti auguri vostro figlio Mario.

In mio ricordo ereggete una lapide con affisse le mie fotografie militari in cui li tiene la mia Lina riserbati in mio ricordo.

A te Lina è pure toccata questa dolorosa notizia ma ne sono sicuro che sarai forte come ne hai già dato la prova, non maledire il mio destino, che ci troveremo di nuovo in compagnia della tua povera mamma. Coraggio e auguri infiniti

tuo fidanzato Mario.


Le ultime parole di questa serata le abbiamo prese da un romanzo di Louis Ferdinand Celine: Viaggio al termine della notte


  • Ferdinando, voi siete un vile! Voi siete disgustoso come un topo

  • Si, sono un vile, rifiuto la guerra e tutto quello che contiene… non voglio aver nulla a che fare con essa… non voglio aver nulla a che fare con tutti gli uomini che contiene!

Anche se loro fossero 995 milioni, e io solo… ebbene… sono loro che hanno torto, e io che ho ragione!... perché io sono il solo a sapere cosa voglio:

io non voglio più morire, perché solo la vita conta.

  • Ma è impossibile rifiutare la guerra! Quando la patria è in pericolo… solo i pazzi e i vili rifiutano la guerra,

  • E allora… viva i pazzi e i vili!


  • Musica: Cintek de dragoste (Moni Ovadia).

(Tutti escono e rimane in scena solo la valigia)

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