mercoledì 11 gennaio 2012

Antigone di luigi fusani

Antigone

Da Sofocle


Mi ricordo esattamente il giorno in cui incontrai Antigone per la prima volta.
Me lo ricordo perché era un giorno di luglio di circa quarant’anni fa; alla mattina avevo sostenuto l’esame orale di maturità; avevo finito gli studi del liceo. Ero libero finalmente!
Al pomeriggio decisi di andare al cinema.
Il film si chiamava “I cannibali” ed era diretto da una giovane regista italiana.
La storia... sembrava quasi una storia di fantascienza: in un futuro forse non molto lontano,
alcuni giovani mettevano in atto una rivolta contro il governo del paese... molti di questi giovani morivano negli scontri con le forze dell’ordine.
La cosa terribile era che le autorità pubbliche per ammonire e intimidire i ribelli, per impedire che accadessero nuovi disordini, avevano dato disposizione che i corpi dei giovani, morti negli scontri di piazza restassero lì dove si trovavano... si, lì dove erano caduti... nelle strade, sui marciapiedi, nelle aiuole dei giardini.
Altri giovani però, non accettavano questa legge... rifiutavano di obbedire, e cominciavano a recuperare i cadaveri dei loro parenti, dei loro compagni per dare loro sepoltura... qualcuno veniva catturato, incarcerato o internato in manicomio e poi... è passato tanto tempo... non mi ricordo come finiva il film...
Sembrava una storia di fantascienza, una storia ambientata nel futuro... invece era una storia che veniva dal passato, da un passato molto lontano. Questa storia viene dal tempo dei greci ed è stata scritta da Sofocle; venne presentata per la prima volta ad Atene, al teatro di Dioniso, nel 442 avanti Cristo... quindi questa è una storia che ha quasi 2500 anni.
Questa storia, però, è una storia particolare... infatti, quando parliamo dei greci, di solito... (abbiamo letto l’Iliade, l’Odissea), siamo abituati a pensare agli interventi diretti degli dei, di Giove, Nettuno, Atena... nella vita degli eroi, Achille, Ettore, Enea... invece in questa storia gli dei non c’entrano. Non hanno colpe, né responsabilità. Tutto quello che succede accade per decisione degli uomini.
Sia nel bene che nel male. Una storia dove molti... dove tutti hanno le loro ragioni, qualcuna anche sostenibile. Ma gli dei no... gli dei in questa storia non c’entrano proprio nulla..

Questa storia comincia un mattino... anzi, comincia il giorno prima...
Si... il giorno prima due principi, Eteocle e Polinice, si sono combattuti nella pianura di fronte alla città di Tebe.
La città di Tebe è una città che sorge in Grecia a circa 50 km da Atene. Esiste ancora oggi.
I due principi che si sono combattuti appena fuori città, sono due fratelli: sono i figli di un altro personaggio molto importante delle tragedie greche: Edipo, quello che uccise il padre, che sconfisse la sfinge, e sposò, senza saperlo, sua madre Giocasta. Da lei ebbe 4 figli: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene.
Quando Edipo scoprì di avere infranto le leggi della natura e degli dei, si tolse la vista, e andò a morire in esilio, come un eremita vicino alla città di Colono; Giocasta, la madre-moglie invece si tolse la vita impiccandosi.
Alla morte di Edipo i due fratelli, Eteocle e Polinice, fanno un patto: governeranno la città ad anni alterni. Il primo sarà Eteocle. I problemi nascono quando, alla fine del primo anno Eteocle rifiuta di cedere il comando della città al fratello, secondo gli accordi che erano stati presi.
Polinice naturalmente non accetta l’imbroglio del fratello e decide di raccogliere alcuni guerrieri valorosi (ne raccoglie sei, sei principi) e di dare con loro, l’assalto alla città.
Questa storia, se vi interessa, la trovate raccontata in un’altra tragedia, che si chiama “I sette a Tebe”, questa però è di Eschilo.
I due fratelli lottano con grande coraggio e con violenza. Il combattimento è talmente duro che alla fine Eteocle e Polinice giacciono, entrambi morti, sul terreno davanti alla città. Nessuno dei due avrà il potere. Nessuno dei due sarà re. Il nuovo re sarà Creonte, il fratello di Giocasta, lo zio dei due principi morti.
Antigone entra in scena il mattino dopo il massacro, ancor prima dell’alba.
Nella pianura giacciono ancora i corpi di Eteocle, Polinice e di tanti altri valorosi guerrieri.
Dalle mura della città, tutti i cittadini, i vecchi, le donne, anche i bambini... che quella notte non hanno dormito, guardano giù verso la pianura dove giacciono tutti i cadaveri.
Antigone esce dal palazzo reale. Deve parlare in segreto con Ismene.
Antigone e Ismene sono due ragazzine...avranno 15... 16 anni.
Cosa si devono dire di tanto segreto, di tanto importante Antigone e Ismene?
Antigone è angosciata. Parla di una nuova sciagura che capita a loro dopo la morte dei fratelli.
Parla di dolore, rovina, vergogna, disprezzo.
Parla dell’odio di un nemico, che incombe su di loro e su chi a loro è caro.
Parla di un bando che Creonte, il nuovo re, ha imposto a tutta la città.
Ismene non sa nulla, non le è arrivata nessuna notizia. Antigone lo sospettava:
Lo sapevo è per questo che ti ho chiamata fuori dal palazzo... Perché tu sola mi sentissi.
Creonte, il nuovo re, ha pensato che dei nostri due fratelli, uno è degno di sepoltura, l’altro invece ne è indegno. Ha fatto seppellire nella terra, seguendo la giustizia e la legge, Eteocle, che ora si trova onorato, giù tra i morti, ma ha ordinato anche di non calare nella tomba e di non piangere il povero corpo di Polinice... ha ordinato di non piangerlo e di lasciarlo senza sepoltura, in modo che gli uccelli possano divorarlo. Questi ordini valgono anche per me e per te, e chi oserà disubbidire sarà messo a morte per pubblica lapidazione.
A questo punto Antigone pronuncia una frase terribile:
...questi sono i fatti... ora tu devi dimostrare se sei di animo nobile, oppure, se sei vile, anche se sei nata da stirpe illustre.
Ismene si sente perduta, si sente impotente... è solo una ragazzina… non sa dire altro che
... se le cose stanno così è inutile fare una cosa o il suo contrario...
Ma Antigone non cede:
... devi decidere tu, sei vuoi portare con me il peso di questa scelta, e agire con me
Ismene è spaventata.
... a quale impresa rischiosa stai pensando?
E allora Antigone le rivela il suo progetto:
... solleveremo il morto con le nostre mani... è mio fratello… non lo tradirò mai...
è tuo fratello, anche se tu lo rinneghi...
Creonte non ha il diritto di tenermi lontana da ciò che è mio.
Ismene è proprio spaventata.
… ma noi due siamo sole... siamo donne... non siamo fatte per batterci contro gli uomini, che sono più forti... se andremo contro la legge moriremo miseramente...
Io, obbedirò a chi sta al potere.
Non ha senso compiere azioni che vanno oltre la nostra forza.
Antigone reagisce duramente a queste parole:
Ismene, non voglio più che tu venga con me.
E se, in futuro tu volessi affiancarmi, non potresti più. Non accetterò più il tuo aiuto.
Vivi come credi. Continua a disprezzare ciò che gli dei apprezzano.
Io darò sepoltura a nostro fratello, laggiù... e sarò contenta di morire compiendo questa azione. Qualunque cosa io subisca, non morirò nella vergogna.
La discussione tra Antigone e Ismene prosegue ancora un po’...
Ismene porta le sue paure, le sue ragioni per non agire,
Antigone la accusa di accampare pretesti.
Ismene prega Antigone di realizzare il suo progetto segretamente.
Antigone invece, vuole che Ismene proclami a tutti la sua decisione. Ismene ha paura, tanta paura.
Antigone... tu vuoi l’impossibile... tu hai il cuore che arde per cose agghiaccianti...
Il dialogo di Antigone e Ismene si chiude qui; le due ragazze si allontanano da parti opposte; ciascuna delle due ha fatto la sua scelta; ciascuna delle due va incontro al suo destino. Ismene rientra nel palazzo, Antigone va, da sola, a seppellire, pietosamente il corpo del fratello.
La città a poco a poco si sveglia.  I vivi ringraziano il cielo di essere ancora vivi. Gli anziani si radunano nella piazza principale della città, davanti al palazzo reale, convocati dal bando di Creonte.
Creonte, il re, vuole parlare agli anziani della città... è un uomo che ha vissuto tutta la vita a corte... sa come dosare le parole... dapprima loda la saggezza degli anziani... poi ricorda gli eventi che sono successi fino a quel giorno... sembra quasi che voglia giustificarsi o legittimare la presa del trono e del potere:
... per conoscere a fondo i sentimenti e il pensiero di un uomo... bisogna osservare quello
che l’uomo rivela nell’esercizio del potere.
Il discorso è lungo, come capita quasi sempre agli uomini politici... pieno di buoni propositi grazie ai quali rendere grande la città. Infine Creonte espone agli anziani la decisione di cui abbiamo già sentito discutere Antigone e Ismene.
Si copra con la tomba Eteocle, che cadde combattendo per difendere la città. A lui si offrano
tutte le libagioni che seguono sottoterra gli eroi morti.
Quanto a Polinice che osò tentare di distruggere la sua città natale, e spargere il sangue della sua gente, ordino che nessuno renda onori funebri alla sua tomba, e che nessuno lo pianga, ma sia lasciato insepolto affinché cani e uccelli lo divorino e rendano il suo cadavere irriconoscibile. Chi trasgredirà a questo ordine sarà punito con la morte.
Ci si aspetterebbe che gli anziani esprimano almeno dei dubbi su questo modo di agire. Ci si aspetterebbe che qualcuno ricordasse a Creonte che gli dei e la religione impongono il rispetto dei morti, di tutti i morti. Invece gli anziani accettano. Uno di loro parla così.
Tu sei il re... se tu ritieni opportuno agire così, tu hai il potere di emanare qualunque legge che riguardi i vivi o i morti...

Nelle tragedie greche gli eventi si susseguono in modo incalzante. Creonte non ha ancora finito di tenere il suo discorso agli anziani, che ecco... entra in scena una guardia. È un giovane soldato, timido e spaventato... sa che la notizia che deve dare a Creonte, non sarà gradita. Ha paura di ricevere una punizione. Vorrebbe scappare, ma sa che se scapperà, riceverà una punizione ancora peggiore. Appena Creonte gli rivolge la parola, si preoccupa subito di affermare che lui non ha commesso il fatto e non ha neanche visto chi è stato a commetterlo. Creonte si irrita, e allora finalmente la guardia parla.
Qualcuno… poco fa… ha seppellito il morto, e se n’è andato dopo aver sparso sul corpo un po’ di polvere e aver compiuto i riti... Chi ha fatto il lavoro non ha lasciato indizi.
Il giovane racconta anche che le guardie, appena fu scoperto il fatto, cominciarono ad accusarsi a vicenda. Ciascuno accusava gli altri e diceva di essere innocente. Nacque una vera e propria lite, che terminò solo quando, a un certo punto una delle guardie propose che un messaggero si recasse da Creonte per riferire, e propose anche che il messaggero fosse scelto con un sorteggio. E così è successo che proprio lui stesso fosse inviato a portare cattive notizie.
Qualcuno degli anziani, incomincia a insinuare di dubbi...
Forse… questo fatto è ispirato dagli dei...
Basta questa frase per riempire di collera Creonte.
Taci vecchio stupido!
Come puoi pensare che qualche divinità si sia interessata a questo morto!
Come si può pensare che sia onorato come un benefattore chi è venuto incendiare la città, i templi, la terra! Chi è venuto per spezzare le leggi! Come puoi pensare che gli dei onorino malvagi?!
Lo so che in città c'è qualcuno che trama contro di me... e costoro sicuramente hanno corrotto le guardie che hanno compiuto questo atto.
Adesso Creonte si rivolge di nuovo alla guardia e minaccia:
… e tu sappi!... giuro… giuro che se non troverete chi ha compiuto il crimine, e non lo porterete davanti a me... giuro che vi farò appendere vivi, prima di farvi morire.
La guardia cerca di difendersi ma le sue parole sono solo fastidio per Creonte.
La guardia se ne va costernata. Le sue ultime parole prima di uscire di scena sono:
È veramente terribile quando il giudizio del giudice è un pregiudizio.
Al coro degli anziani non resta altro che commentare:
Molte sono le cose tremende... ma la più tremenda di tutte è l'uomo!
L'uomo, il cui comportamento oscilla sempre tra il bene e il male.
Di nuovo passano solo pochi istanti e già la guardia rientra portando con sé Antigone.
Gli anziani capiscono subito… anche noi capiamo subito… gli anziani vedono Antigone e provano compassione per lei... la povera figlia di Edipo... è lei che, forse in un momento di follia, si è ribellata ai decreti di Creonte.
La guardia annuncia:
È lei che ha commesso il fatto... l'abbiamo sorpresa mentre seppelliva...
Vorrebbe andarsene subito… scappare… non si sa mai cosa può succedere nei palazzi del potere.
Signore, ora che è stata presa, giudica tu stesso!
Creonte però lo trattiene; vuole capire e domanda:
Come è stata vista? L'avete colta in flagrante?
E la guardia risponde:
I fatti sono questi… appena ero tornato, angosciato per le minacce le accuse che tu avevi pronunciato, io e le altre guardie, abbiamo tolto tutta la terra che ricopriva il morto e l’abbiamo rimesso bene a nudo... poi ci siamo nascosti dietro una duna, lì vicino... all'improvviso si alzò un vortice di vento che ci gettava la sabbia negli occhi... facevamo fatica a vedere... ma appena il vento diminuì e riuscimmo a riaprire gli occhi vedemmo la ragazza... si lamentava... piangeva e malediceva chi aveva dissotterrato il cadavere... e con le mani lo ricopriva di terra nuovamente... noi siamo accorsi subito, tutti insieme e l'abbiamo catturata... lei non era per nulla spaventata... noi l'accusavamo e lei non si difendeva nemmeno... non negava nulla.
Creonte ora non considera più la guardia, e si rivolge direttamente ad Antigone.
... e tu... tu che stai lì a capo chino... confermi di avere commesso i fatti?
Si, confermo di averli commessi... non lo nego!
La guardia se ne esce... in silenzio... Creonte non la considera nemmeno, vuole capire...
… ma non conoscevi i miei ordini?
Certo che li conoscevo... tutti li conoscevano!
... eppure hai osato disubbidire!?
Tu non sei Zeus... non sei una divinità che possa fissare questo genere di leggi… tu non hai il diritto di imporre ordini che trasgrediscono le leggi eterne degli dei… lasciare insepolto il cadavere di mio fratello... io non posso commettere una colpa così grave a causa della tua arroganza... so bene di essere mortale... e per me è un guadagno, se morirò prima del tempo... meglio morire piuttosto che vivere in un'epoca così corrotta!
Creonte e gli anziani sono colpiti dal coraggio e dalla inflessibilità della ragazza.
Creonte è furioso:
Antigone mi oltraggia due volte: la prima quando disubbidisce alle leggi che io ho stabilito; la seconda adesso, quando davanti a tutti noi si vanta di quello che ha fatto. Queste prepotenze non possono restare senza castigo.
Anche se questa ragazza è figlia di mia sorella, ebbene... non sfuggirà al destino più triste... e come lei anche sua sorella che certo ha progettato con lei della sepoltura!
Antigone continua a sfidare Creonte:
Cosa stiamo aspettando... uccidimi... cosa vuoi ancora! Tutti... tutti qui direbbero che approvano il gesto... se fossero liberi di parlare... se la paura non gli tenesse chiusa la bocca!
... questo è solo quello che immagini tu! Anzi... non ti vergogni, tu, di pensare il contrario di quello che pensano gli altri?
Non c'è vergogna a onorare un fratello!
Perché l'altro non era, anche lui, tuo fratello? Uno è morto devastando questa terra... l'altro difendendola! Come puoi onorarli nello stesso modo!
Stessa madre, stesso padre, stesso sangue!
Il buono non deve avere la stessa sorte del cattivo!
Io sono nata per condividere amore.
E allora vai sottoterra... dove ci sono quelli che ami! Finché io sarò vivo non sarà una donna a comandare!
Ed ecco che ora, ricompare Ismene. Creonte ha condannato a morte anche lei... ma noi sappiamo come sono andate le cose veramente. Creonte l'accoglie accusandola e chiedendole di confessare un crimine che non ha commesso.
A sorpresa Ismene decide di accettare il destino della sorella, con la sorella, e confessa!
Ho commesso il fatto... sono colpevole e ne accetto le conseguenze!
Antigone interviene:
Non è giusto... non è vero... lei non ha voluto partecipare, e non ha partecipato.
Ismene insiste:
Antigone, non giudicarmi indegna di morire con te! Cosa sarà la mia vita senza di te!?
Antigone le dà una risposta cattiva:
Chiedi a Creonte! È di lui che ti sei preoccupata.
Ismene piange:
Non ferirmi con queste parole!
Ma Antigone insiste:
Tu preferisti vivere... io morire.
Come potrò sopportare la vita... da sola!
A questo punto nel dialogo delle due sorelle interviene Creonte:
Non parlare più con lei... lei ormai è già morta!
Ma Ismene ha un'idea... sa che Antigone ed Emone sono fidanzati, e tra loro esiste un amore vero, profondo… forse facendo leva su questa promessa di matrimonio può salvare Antigone e risponde così a Creonte:
E così tu ucciderai la fidanzata di tuo figlio…?
Ma la risposta sprezzante di Creonte ha addirittura toni volgari... egli paragona le donne a campi da arare... più o meno uno vale l'altro.
Ci sono talmente tante donne, e io rifiuto con orrore una cattiva sposa per mio figlio. Ho deciso: che lei muoia! Senza indugi! Servi... portatela via! E legatela… anche i più coraggiosi fuggono quando vedono avvicinarsi la fine della loro vita!
Abbiamo sentito l’ultima battuta di Ismene e la risposta che le dà Creonte. Non sentiremo più Ismene parlare. Non sentiremo più parlare di lei. Ormai questa ragazza sta scivolando per sempre nella zona grigia dell’insignificanza… ha avuto l’occasione di dare un senso, un valore nobile alla sua presenza nella storia, ma, nel momento decisivo si è ritirata, nel momento decisivo si è lasciata dominare dalla viltà e dalla paura … e ormai non c’è più niente da fare.

Creonte ha ordinato che Antigone sia legata e portata via, e ora gli anziani commentano sgomenti:
Quante sofferenze sono già cadute sulla stirpe di Edipo... e quante ne cadranno ancora!
Fortunati e benvoluti dagli dei quelli a cui la vita non ha riservato sciagure… a volte gli dei confondono la mente degli uomini e il male sembra essere un bene.
Si… gli anziani ormai hanno capito… nuove sventure stanno per abbattersi sulla città e infatti, ecco che entra Emone… il figlio minore di Creonte, il fidanzato di Antigone.
Creonte parla per primo, imposta le cose con durezza, come suo solito... in pratica pone il figlio davanti a un drastico aut-aut:
Sei con me, o la tua rabbia ti porta contro di me?
Emone è molto conciliante:
Tu sei mio padre e tu mi guidi sulla strada diritta
Creonte è compiaciuto di queste risposta e subito prosegue... ma ancora attacca con volgarità:
... e quindi figlio mio, non perdere la ragione, per il piacere che ti può dare una donna. Se nel tuo letto c'è una donna cattiva il suo abbraccio sarà gelido.
Arriva a dire addirittura:
Tu sputale in faccia come a una nemica... lasciala andare all'inferno. In tutta la città lei... unica... si è ribellata apertamente contro di me... io non posso accettare di essere trattato in questo modo davanti a tutti cittadini... e quindi la ucciderò. Non c'è male peggiore dell'anarchia. È l’anarchia che manda in rovina le città, e in guerra causa la sconfitta. Bisogna ubbidire a quello che le autorità comandano e non… lasciarsi guidare da una donna!
Nel gruppo degli anziani molti annuiscono... sembra proprio che Creonte abbia parlato con ragionevolezza, ma Emone non sembra del tutto convinto e inizia ad esporre suo ragionamento:
Padre mio... la ragione è il più grande dei doni che gli dei possono fare a un uomo, e certo tu hai parlato con saggezza... però forse, ci possono essere anche altri ragionamenti giusti e saggi.
Ho sentito molte persone, in città, che compiangono questa fanciulla... dicono che Antigone non merita nessun castigo... e invece viene punita per aver commesso una nobile azione... sai, in città a dicono che Antigone meriterebbe di essere onorata... non punita.
Padre mio, non devi credere che solo quello che dici tu sia giusto... so che sei arrabbiato e hai ragione di esserlo, ma non lasciarti dominare dall'ira... e modifica la tua sentenza.
Anche questa volta nel coro degli anziani ci sono molti che sono d'accordo. Sembra proprio che anche Emone, pur essendo così giovane abbia parlato con saggezza.
Ma Creonte si offende e reagisce:
Difendere i ribelli! È questa la saggezza! Anche se lo volesse tutta la città... deve forse essere la città a dirmi quello che devo fare ?!
Ma anche Emone sa essere tagliente è aggressivo:
Tu governeresti bene da solo, in un deserto!
E tu parli solo per difenderla... tu sei servo di quella donna!
Emone ha capito... suo padre non lo ascolta... non vuole ascoltarlo! Suo padre non ascolta nessuno.
E ora Creonte ordina di portare subito Antigone, affinché sia giustiziata immediatamente... davanti a Emone. Ma ora Emone si ribella... non può sopportare che Antigone muoia davanti a lui... fugge... e fuggendo urla al padre che non lo rivedrà mai più.
Gli anziani cercano di giustificare il giovane... è giovane, addolorato, impulsivo... ma Creonte inflessibile:
Nulla allontanerà le due ragazze dal loro destino!
Gli anziani insistono:
… perché uccidere entrambe…?
Creonte riflette e si lascia convincere:
Va bene... solo Antigone morirà.
Si... Antigone sarà portata in un luogo deserto e li sarà rinchiusa viva in una cava di pietre!
Gli anziani si commuovono e vedendo Antigone che viene portata alla morte non possono più trattenere le lacrime.
Antigone è condotta morire... e grida contro l'ingiustizia che sta subendo. Piange:
Guardatemi cittadini… per un atto di pietà mi sono guadagnata l'accusa di empietà… io muoio senza il pianto degli amici… tra poco non vedrò più la luce del sole e non sarò mai sposa.
Le rispondono ancora gli anziani:
Onorare gli dei è una cosa buona, ma non è lecito in nessun modo ribellarsi a chi detiene il potere… è la tua intransigenza, è la tua ostinazione che ti ha portato alla morte!
… e ora interviene Creonte per far finire questi lamenti:
Nessuno prima di morire smetterebbe mai di piangere... basta... conducetela via al più presto e chiudetela da sola in una cava abbandonata.
Antigone esce tra i lamenti degli anziani, ma ecco che si avvicina il vecchio sacerdote... il cieco indovino Tiresia. È accompagnato da un ragazzo che lo guida... si è fatto portare fin qui perché deve parlare Creonte. Sa che Creonte lo ha sempre ascoltato con attenzione... ha sempre seguito i suoi consigli saggi e preziosi… e ora Tiresia parla:
Mentre stavo seduto in un punto del bosco dove di solito mi reco per interpretare i messaggi degli uccelli, ho sentito un terribile rumore... erano uccelli che si stavano dilaniando tra di loro... ho detto a questo ragazzo di raccogliere le vittime di questa lotta e di metterle sulla fiamma dell'altare... ma il fuoco non le bruciava… il grasso si scioglieva e colava sulla cenere... il fiele evaporava e si spendeva tutto attorno… le ossa si staccavano dalla carne cui erano legate.
Questi e altri segni dicono che la città è malata per colpa tua... i cani hanno dilaniato il corpo di Polinice, e gli uccelli che ne hanno mangiato, hanno contaminato gli altari.
Gli dei non accettano più né sacrifici, né preghiere, da noi. Medita su queste cose, Creonte! Tutti gli uomini possono sbagliare... ma se non sei stolto e non vuoi essere infelice, ammetti di avere sbagliato e cerca di rimediare. Non essere presuntuoso e meschino! Abbi pietà del morto, dunque, e non infierire più su di lui.
Creonte ancora non cede; accusa Tiresia di essersi arricchito con la sua arte e ora, di usare le sue profezie contro di lui; lo insulta dandogli del vecchio senza cervello; dichiara che non concederà la sepoltura per Polinice, e che non teme il contagio.
Tiresia è offeso... si è sentito dare dell'avido profittatore disonesto… ma mantiene la calma e aggiunge una profezia terribile:
Creonte... sappi che prima che il sole abbia finito il prossimo giro, altri morti ci saranno nella tua famiglia! Quello che tu hai imposto con la forza non è lecito, né a te né a nessuno. Tra poco nella tua casa si sentiranno pianti e lamenti. Tu mi hai ferito fin nel profondo dell'animo e ora io ti dico che tu non sfuggirai al terribile dolore che ti aspetta.
Tiresia offeso se ne và. Creonte ora è spaventato e la sua mente comincia essere attraversata dal dubbio. Gli anziani alimentano le sue paure:
Signore... conosciamo Tiresia fin da quando eravamo giovani e lo sappiamo tutti... non ha mai predetto il falso alla città...
Finalmente Creonte comincia a dubitare… è agitato, sconvolto, non sa cosa fare... cedere è terribile per lui, ma è terribile anche avanzare con ostinazione contro la sventura. Cosa può fare?
Gli anziani suggeriscono:
Fa in fretta... fai risalire la ragazza dalla cava e costruisci una tomba per Polinice.
Creonte esita ancora… ma ormai ha capito:
Va bene, è inutile accanirsi e combattere contro il destino…
E detto questo si avvia con i suoi servi alla collina della cava dove è rinchiusa Antigone… vuole essere lui stesso a liberarla.
Gli anziani rimangono pregare tutti gli degli affinché nessuna sciagura si abbatta su Tebe… pregano perché non sia troppo tardi… ma ben presto arriva un messaggero che parla così:
Prima Creonte era degno di ammirazione, aveva salvato questa città dall'attacco dei nemici… prima gli era invidiabile perché governava la città! Ora tutto è svanito!
Emone giace privo di vita… si è ucciso... si è ucciso perché era furioso contro il padre…
Mentre il messaggero sta dicendo queste parole entra Euridice... la moglie di Creonte... la madre di Emone… ha sentito dire che la sventura si è abbattuta sulla sua famiglia e chiede che le si ripeta la verità… e il messaggero ripete.
Signora... io ero presente... ora ti racconterò la verità.
Accompagnavo tuo marito lungo la pianura... là dove giaceva ancora il corpo di Polinice, impietosamente straziato dai cani e dagli uccelli rapaci… quando siamo arrivati abbiamo lavato il corpo con acqua pura, poi abbiamo bruciato i resti su una catasta di rami appena eretta. Alla fine abbiamo costruito una tomba... un tumulo di terra.
Quando abbiamo finito ci siamo diretti alla cava in cui era prigioniera la ragazza. Mentre ci avvicinavamo sentivamo grida e lamenti... avanzavamo sempre più veloci... quella che sentivamo era la voce di Emone. Quando siamo arrivati e siamo riusciti a guardare nella cava abbiamo visto lei... si era impiccata con una corda di tela di lino arrotolata... e lui abbandonato su di lei l'abbracciava stretta e piangeva… quando Creonte lo ha visto è entrato chiamandolo:
Cosa stai facendo! Vieni fuori figlio mio... ti prego... ti supplico... non distruggerti...
Ma il figlio, guardandolo con occhi feroci e senza rispondergli, ha preso la spada e si è lanciato contro il padre… ma non lo ha colpito… e allora disperato e furioso ha rivolto l'arma contro se stesso... poi, ancora vivo, si è stretto ad Antigone... e ora, morto, giace accanto a lei, morta. Morti entrambi... morti entrambi per colpa di uno che è ancora vivo…
… il più grande tra tutti i mali che possono capitare agli uomini... è il non voler ragionare...
Euridice, chiusa nel suo dolore, se ne va nelle stanze più interne del palazzo, senza dire una parola. Per una regina non è decoroso piangere e disperarsi davanti a tutti.
Il suo silenzio assoluto è segno di un dolore profondo e terribile.
Il messaggero la segue. Appena la regina si ritira nelle sue stanze ecco che arriva Creonte… tra le braccia tiene il corpo di suo figlio... piange per i suoi errori mortali... piange per i suoi ordini che hanno portato morti e disperazione. Gli anziani lo rimproverano:
Solo adesso tu vedi la giustizia?!
Creonte cerca di giustificarsi:
Forse la mia mente era offuscata da un dio…
No. No. Il messaggero che ritorna dal palazzo lo contraddice:
No Creonte, i tuoi mali li hai voluti tu... tu stesso li hai costruiti... guarda... sulle tue braccia tieni tuo figlio morto… ed entra in casa, ora... entra e vedrai tua moglie... la madre dei tuoi figli... distrutta dal dolore si è appena trafitta e ora giace morta…
Si aprono le porte del palazzo e il servi portano fuori il corpo abbandonato di Euridice.
Il messaggero descrive ancora il pianto disperato della donna distesa sul letto del figlio… ripete le sue maledizioni contro al marito, colpevole della morte del figlio, descrive come davanti a un altare si è trafitta da sé ed è crollata al suolo con lo sguardo perduto nelle tenebre.
Creonte è distrutto dal terrore e dalla disperazione; si sente sprofondare nel male che lui stesso ha causato; arriva addirittura a chiedere che qualcuno lo liberi da quella disperazione uccidendolo; infine chiama i suoi servi e chiede di essere portato via... lontano… lontano… chiede di essere portato in un luogo, dove possa attendere la fine dei suoi giorni, solo con il suo dolore…
Le ultime parole di questa tragedia spettano al coro degli anziani:
Non chiedere più nulla… non c'è modo di sfuggire al proprio destino… dovevi sapere che il primo fondamento della felicità è la ragione… insieme al rispetto degli dei e della religione… i discorsi degli arroganti, pieni di superbia, vengono ripagati dai duri colpi del destino… e insegnano ad essere ragionevoli.

La tragedia di Antigone si chiude qui. La scena è cosparsa di cadaveri…
Qualcuno anche recentemente, è arrivato a sostenere che la colpa di tutto sia da attribuire ad Antigone… alla sua disubbidienza, alla sua arroganza, al suo spirito di ribellione.  Qualcuno ha di nuovo sostenuto che “Non c'è male peggiore dell'anarchia”… che… “è l’anarchia che manda in rovina le città…”.
Qualcuno è arrivato a sostenere che Antigone non debba essere presa ad esempio… Antigone, con la sua ribellione ha causato solo lutti e dolore… no meglio la mansueta e obbediente Ismene… meglio Ismene con la sua paura, con la sua viltà…

No. No, io non sono d’accordo.
Io non credo che Sofocle intendesse portare ad esempio Ismene con la sua obbedienza e la sua sottomissione davanti all’arroganza e alla protervia di un potere sacrilego.
No. Al contrario; la colpa è di Creonte, e solo di Creonte…
del suo modo di gestire il potere. Non sono l’unico a pensarla così… per esempio…
Bertolt Brecht, il grande drammaturgo tedesco, ha scritto una poesia dedicata a questa tragedia… una poesia che dice così:

Esci dalla penombra e cammina davanti a noi un poco, gentile,
col passo leggero della donna risoluta a tutto, terribile per i terribili.
Distolta a forza, io so come temevi la morte,
ma ancor più ti faceva orrore la vita indegna.
E non fosti indulgente in nulla verso i potenti,
e non scendesti a patti con gli intriganti,
e non dimenticasti mai l'ingiuria, e sui loro misfatti non crebbe mai l’erba.

Si gravi e ingiustificabili sono le colpe di Creonte, di Ismene, e di tutti quelli che li giustificano e li lasciano fare. Io sono convinto, che questa tragedia, ci indichi come esempio, proprio Antigone, e tutti quelli che come Antigone, lottano contro il potere,
quando il potere è ingiusto e feroce… io credo che questa tragedia ci porti ad esempio da seguire, tutti quelli che si sono ribellati... tutti quelli che hanno rischiato la loro vita... e spesso l’hanno persa, nella lotta per la giustizia, per la verità, per la libertà…
quelli come i giovani della Rosa bianca nella Germania di Hitler, catturati e condannati a morte… quelli come i giovani che si sono battuti contro i carri armati sovietici a Budapest nel ‘56, e sono stati massacrati dall’esercito, dalle polizie segrete, e condannati da tribunali grotteschi… quelli come gli uomini che hanno rifiutato di arruolarsi nella Repubblica Sociale di Salò, che hanno rifiutato di combattere a fianco dei soldati di Hitler, e sono diventati partigiani…
quelli come i giovani che a Praga nel ‘68, si sono dati fuoco davanti ai carri dell’armata rossa, come i bonzi della guerra d’Indocina, davanti ai colonialisti europei… quelli come i giovani che hanno sfidato i carri armati sulla piazza Tien an Men a Pechino… quelli come il vescovo Oscar Romero, massacrato sull’altare mentre diceva messa… quelli come i sacerdoti che si sono battuti e si battono ancora contro le multinazionali in Sud America… quelli come gli oppositori del regime islamico in Iran… quelli come. Come! Si possono portare migliaia di altri esempi.
Ecco perché questa tragedia è ancora attuale, e sempre lo sarà…
e io ho voluto portarla, qui, oggi, davanti a voi.

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